É un grande errore considerare come propri i valori avuti in eredità dalla società. Ognuno deve ricercare, amare, proteggere e realizzare i propri valori in armonia con la sua Essenza
- Differenza tra “valore” e “talento”
- Il Talento Come Seme, Il Valore Come Albero
- Significato del concetto di “valore”
- Il valore della famiglia nel corso del tempo
- Senza valori è impossibile vivere
- Il valore della libertà
- L’unico valore che la vita prevede
- Il valore di “amare”
In tantissimi articoli e libri di self help emerge il concetto di valore come base per la scelta del proprio futuro. Tutti ripetono: “Devi capire quali sono i tuoi valori e su questi costruire le tue scelte per il tuo futuro”. C’è solo un piccolo problema: le persone non sono in grado di distinguere tra valori imposti dalla società e quelli che provengono dal loro intimo.
Seguendo quell’improvvido consiglio, rischiano tutti d’investire in attività dove non sono e non potranno mai essere autentici. Fallimenti e sofferenze assicurati.
L’errore è dovuto allo scambiare i valori con i talenti degli individui.
- Differenza tra “valore” e “talento”
“Valore” e “talento” sono due concetti distinti, sebbene possano essere correlati in alcuni contesti.
Definizione
Valore: si riferisce all’importanza, all’utilità o alla meritevolezza di qualcosa o qualcuno. Un valore può anche rappresentare una credenza o un principio considerato importante in una società o da un individuo.
Talento: si riferisce a un’abilità naturale o a una capacità acquisita in un particolare campo o disciplina. Le persone talentuose mostrano un livello di competenza superiore alla media in una determinata attività.
Natura
Valore: può essere soggettivo e varia da una persona all’altra o da una società all’altra. Ciò che è prezioso per uno potrebbe non esserlo per un altro.
Talento: é più oggettivo nella sua manifestazione. Ad esempio, qualcuno che è naturalmente bravo a suonare il pianoforte ha un talento, indipendentemente dalla cultura o dalla società in cui si trova.
Acquisizione
Valore: i valori vengono spesso trasmessi culturalmente o tramite l’educazione e l’esperienza personale.
Talento: mentre alcune persone nascono con talenti innati, altri possono sviluppare talenti attraverso la formazione, la pratica e l’esperienza.
Applicazione
Valore: spesso guida le decisioni, le azioni e le reazioni delle persone. Ad esempio, una persona che dà valore all’onestà sarà meno incline a mentire.
Talento: permette alle persone di eccellere in particolari campi o attività. Ad esempio, una persona con talento per la matematica potrebbe diventare un bravo ingegnere o matematico.
Implicazioni
Valore: la percezione del valore può influenzare il modo in cui le persone vedono sé stesse e gli altri, nonché come si relazionano al mondo che le circonda.
Talento: avere un talento può offrire opportunità nella vita, come carriere o riconoscimenti, ma può anche portare aspettative e pressioni.
Mentre il “valore” riguarda l’importanza o l’apprezzamento di qualcosa, il “talento” si riferisce a un’abilità o competenza specifica in un particolare campo. Si tratta di un dono della natura che tutti noi abbiamo ricevuto.
Il talento non è patrimonio di pochi ma un bene che tutti possediamo. Quelli che lo hanno scoperto e sviluppato hanno talento, mentre quelli che non se ne sono mai interessati non ce l’hanno, anche se impegnandosi, avrebbero potuto averlo.
Entrambi i concetti, tuttavia, influenzano profondamente la vita delle persone e la società in generale.
2. Il Talento Come Seme, Il Valore Come Albero
Quando si considera la sequenza tra talento e valore, spesso ci si rende conto che il talento è il punto di partenza, e con il tempo e la maturazione, quel talento può assumere o incanalare un certo valore, un riconoscimento sociale.
Il Talento è Il “Dono Primordiale”, è come un seme misterioso piantato nel cuore di ciascuno di noi. Fin dalla nascita, alcuni di noi mostrano segni di abilità innata: un bimbo che tiene il ritmo con le dita, un bambino che dipinge immagini vivide con le parole, o una giovane mente che risolve enigmi matematici al di là della sua età.
È questa scintilla primordiale, questo dono iniziale, che possiamo riconoscere come talento.
Il talento va scovato, riconosciuto e nutrito. Come ogni seme, affinché il talento germogli e cresca, ha bisogno di cure e attenzioni. L’ambiente, le esperienze, la disciplina, la formazione e la dedizione giocano ruoli cruciali. Il talento necessita di costante impegno, sacrifici, sofferenze e rinunce. Ma mentre il talento si sviluppa e si affina, inizia a cercare un significato più profondo.
Inizia a chiedersi: “Per quale scopo esisto? Cosa posso offrire al mondo?”
Il talento ben cresciuto porta l’individuo a trascendere la condizione materiale poichè rappresenta la realizzazione delle sue potenzialità. Cioè ha dimostrato alla vita che ha compreso la propria natura e l’ha resa concreta, manifestandola a chiunque.
E qui entra in gioco il valore. Il valore rappresenta l’incoronazione del talento. Mentre il talento si evolve e raggiunge il suo apice, cerca di connettersi con qualcosa di più grande di sé. Questa connessione è il valore. Un musicista talentuoso, per esempio, potrebbe usare la sua abilità per ispirare gli altri, portando gioia o consolazione. Un matematico potrebbe utilizzare le sue competenze per risolvere problemi fondamentali, critici per la società.
In questo modo, il talento, quando incorpora valore, diventa più che una semplice abilità: diventa il miglior strumento di trasformazione individuale che esista, un dono che arricchisce il mondo.
La danza tra talento e valore è una danza eterna, dove il talento cerca il suo posto nel grande schema delle cose e il valore gli offre un palco su cui brillare. Quando permettiamo al nostro talento di trovare il suo vero valore, non solo realizziamo il nostro potenziale, ma arricchiamo anche il tessuto della nostra comunità e del mondo intero.
In ogni passo che facciamo, in ogni decisione che prendiamo, il valore e il talento ci guidano e ci ispirano. Sono le due forze che, se ben bilanciate, possono portare alla grandezza. Quindi, mentre percorri il sentiero della vita, ricorda sempre di ascoltare il battito del tuo cuore e di ballare con passione. Solo allora potrai veramente apprezzare la magnificenza di ciò che significa essere umano.
3. Significato del concetto di “valore”
L’etimologia di valore proviene dal latino valere = essere forte, essere capace, significare. Da valere si arriva a valutazione.
Stima di un valore economico ma anche giudizio, scorgere il senso e le qualità di ciò che si valuta in rapporto a un parametro prestabilito. Una valutazione deve sempre avere un parametro di riferimento.
Una situazione o un oggetto possono essere validi per uno scopo e non adatti per altri.
È sempre il soggetto che valuta che decide in base a quali caratteristiche la valutazione debba essere effettuata.
Valore è una parola presa a prestito dall’economia.
Solo dopo è stata applicata all’etica.
Ha erroneamente sostituito il binomio “bene” e “male”.
Fin dall’antichità e fino a tutto l’800 il “bene” era il modo di vivere ordinario di una determinata comunità che si tramandava attraverso la tradizione e le leggi.
Valore era sinonimo di conformità alla morale stabilita. Infatti, la morale è stata e resta una delle principali strategie per dominare l’umanità.
Fino a quando le persone non si spostavano e non facevano esperienze diverse dalla monotona vita quotidiana, questa regola era l’unica ammessa e conosciuta dalla grande maggioranza.
Compiere un’azione nel modo non previsto era considerato “male”, invece agire in modo conforme veniva visto come “bene”. Il concetto di bene e male avevano un oggetto di riferimento.
Al pari del concetto di bene legato a un determinato comportamento pubblicamente riconosciuto, nel mondo ci sono state persone che hanno iniziato a pensare che il bene poteva riferirsi a vivere in armonia con la natura.
Andare contro natura equivaleva a perseguire il male.
Due principi a confronto:
- Conformità alle regole di una comunità, obbedienza, dovere.
- Conformità alle regole della natura, autodeterminazione, libertà.
Essere diverso dalla comunità era un male.
Essere discordante con la natura era un male.
Il concetto di bene non è più accettato perché imposto ma rientra nella sfera delle decisioni dell’individuo libero di autodeterminarsi.
Il soggetto diventa titolare, possessore, detentore del valore.
Ecco che l’origine economica si spiega poiché questo valore si può scambiare, negoziare.
Quasi tutti gli esperti del settore si raccomandano di partire dai valori per capire chi siamo e che cosa dobbiamo fare nella vita. Vedrai come questa affermazione è ingannevole e non rispecchia il vero bisogno di ognuno. Si tratta della solita “cecità della realtà”. Pensare quello che pensano gli altri, comportarsi come tutti.
4. Il valore della famiglia nel corso del tempo
Da qui la necessità di far coincidere le due polarità: il bene personale con il bene collettivo.
Azione molto difficile da portare a termine, poiché i valori sono dei parametri stabiliti dalla comunità di riferimento per garantire la massima coesione e la gestione del consenso. Non possiedono niente di trascendente o etico, sono solo le “condizioni” stabilite a priori dal potere, per vivere in quella determinata società in quel tempo specifico.
Per esempio.
Fino a un decennio fa la famiglia era considerata un valore alla base del popolo italiano. Lentamente questo valore è stato eroso, limato, amputato. Oggi la lotta contro la famiglia è evidente a chiunque.
É scientificamente dimostrato che la famiglia è il luogo in cui vengono commessi i più efferati crimini sia fisici che psichici. La famiglia, come è stata impostata, prende il nome dalla voce latina famŭlus = l’insieme degli schiavi e dei servi viventi sotto uno stesso tetto. La sua origine è la schiavitù.
Purtroppo questo non è stato compreso dai più. Tutti vogliono mettere su famiglia, senza sapere che cosa stanno per fare.
Immagino che tu mi chieda alternative.
Tutte quelle che vuoi, eccetto quel modo di fare famiglia, improntato sul sacrificio della donna, l’egemonia del maschio, con conseguenti dosi massicce di frustrazione che poi inevitabilmente si riversano sui vari componenti del nucleo.
Se non esistessero le famiglie gli psicologi sarebbero senza lavoro.
Considerare la famiglia non più una struttura che si fonda sulla fusione di due soggetti inconsapevoli di sé stessi e delle proprie ambizioni, ma basata su due egoismi riusciti, sarebbe già un grande passo avanti.
Come puoi cercare di stare con un altra persona quando non sai neanche stare con l’estraneo che sei tu per te stesso? Non sai niente di ciò che veramente sei e pretendi di basare il tuo futuro con una persona che scegli non per amore come tu credi, ma solo per identità o complementarietà complessuale!
Se due soggetti sono contenti dello svolgersi della loro vita personale saranno certamente ben disposti a costruire un ulteriore piano di esistenza, il “noi”. Senza ricatti emotivi e scegliendosi ogni giorno liberamente.
5. Senza valori è impossibile vivere
Sì ma i tuoi valori e non quelli imposti dalla società.
Se segui quei valori sociali perdi te stesso, la scelta è tua!
Non riuscire a valutare la realtà per ciò che è, corrisponde a non capire niente di sé stessi. Vivere a caso, giusto perché i polmoni respirano e il cuore batte. Totale inconsapevolezza.
La massa si stringerà nella omologazione.
Una netta minoranza cercherà di incarnare dei valori che rispettano le singole differenze. Nessuno di noi è uguale a un altro e anche se siamo tutti esseri umani con delle caratteristiche simili a livello psichico esistono differenze assai marcate non raggruppabili per sommi capi.
I valori allora si dispiegheranno in una immaginaria linea dove a un estremo avremo il conformismo e l’obbedienza e al capo opposto troveremo l’autodeterminazione e la libertà.
Lungo questa linea gli individui “cercheranno” le tonalità valoriali più consoni alle loro esigenze intime e non più in ossequio ai dettami imposti da altri.
Essere etero diretti comporta una tranquillità di fondo e una deresponsabilizzazione esistenziale, a seconda dei casi più o meno incisiva. Mentre autodeterminarsi conduce inevitabilmente a paragonare il “bene” come massimo livello di positività per sé stessi.
6. Il valore della libertà
In questa intima scelta la società non è partecipe ma tende a punire il soggetto, a limitarlo nella sua libertà, e lo esclude dai giochi.
Del resto per il Dominio un essere umano libero è pericolosissimo perché imprevedibile, non soggiogabile ma soprattutto è un pessimo esempio che potrebbe risultare contagioso.
Il valore della libertà non può essere condiviso tra tutti gli uomini. Davvero pochi osano cercare la propria libertà che non consiste nel fare ciò che si vuole oppure di essere liberi da qualcosa o di fare qualcosa.
Né sto parlando di una libertà allo stato puro, incondizionata, che può solo sfociare nel delirio di onnipotenza.
La libertà di cui parlo è quella interiore per la quale un uomo è disposto anche a rischiare tutto pur di non lasciarsela sottrarre.
Ed è una libertà con gli altri non contro gli altri.
Abbiamo tutti bisogno dell’altro.
Tutti noi conosciamo noi stessi tramite l’interazione con il mondo e quindi con gli altri esseri umani.
È un fatto evolutivo.
7. L’unico valore che la vita prevede
A questo punto è necessario mettere in campo la responsabilità individuale sia di fronte all’Essere sia di fronte agli altri uomini. Comprendere la propria strada e mettere bene a fuoco i propri limiti e le opportunità reali. Senza strafare ma anche senza sminuirsi o rinunciare a se stessi.
Alla Vita non interessa niente del potere e del Dominio.
Lei osserva come viene portato avanti il progetto di natura di ogni singola persona. Ognuno nasce con un preciso compito che deve comprendere: amare, conoscere e realizzarsi.
Questo è l’unico valore che la Vita riconosce.
Capito questo sarà bene mettere a fuoco quali siano i valori ai quali dovrai attenerti per portare a termine la tua esistenza con soddisfazione e cercare di non farti catturare dai falsi valori etici, morali e sociali che esisteranno comunque ma nelle cui mani non riporrai mai la vita.
Li userai quando sarà necessario ma non ci crederai.
Per te non saranno mai assoluti.
Possiamo mutare i valori, criticare i valori, anche distruggerli.
Ma non possiamo fermarci qui.
Non è sufficiente ribellarsi e trasgredire.
Poi si deve costruire, si devono formulare alternative più rispondenti. Altrimenti stiamo nuovamente parlando di delirio di onnipotenza.
Quando sento dire che oggi non ci sono più i valori di una volta m’indispongo. Mi viene voglia di rispondere: «Meno male che non ci sono. Ma devi smettere di aspettarti i valori dagli altri. Sei tu che devi cercare il riferimento della tua vita. Gli altri non te lo daranno mai. Ti daranno ancoraggi ai loro interessi e non certo ai tuoi. Tu sei responsabile del tuo valore e nessun altro!»
E quale alternativa migliore se non quella che vede tutti, dico tutti gli esseri umani vincitori? Quella di insegnare all’umanità la ricerca di sé stessi che per ovvi motivi non è mai contro qualcuno o qualcosa ma sempre a favore del bene individuale e collettivo?
Condizione necessaria il risveglio, la coscienza dell’umanità.
Abbiamo un potente vincolo che è quello che non possiamo vivere come ci pare ma dobbiamo seguire il nostro progetto di natura.
Inutile illudersi del contrario!
Se ci impegniamo a valorizzare ciò che potenzialmente siamo, avremmo risolto l’arduo dilemma.
Purtroppo ancora non è tempo.
Stiamo procedendo in quella direzione ma l’obiettivo è ancora molto ma molto lontano.
8. Il valore di “amare”
Nel frattempo chi ha compreso inizi lui a sentire vicini quei valori che lo fanno essere sé stesso, non inciampi in quelli suggeriti dal Dominio e nella sua solitudine fatta di persone simili costruisca esteriormente la meraviglia che potenzialmente lo abita.
La disponibilità incondizionata a sé stessi e all’altro si chiama “amore”.
La capacità di amare sarà la forza che un giorno cambierà i valori di tutta l’umanità.
Chi la comprenderà fungerà da esempio per molti e questo prima o poi si rivelerà decisivo.
Nel prossimo post indagheremo l’uomo come “unità d’azione” e i suoi valori.
Maurizio Fani