Sfuggendo alle trappole del successo immediato: una profonda riflessione ispirata a Socrate, Platone e Aristotele sulla consapevolezza, i condizionamenti, i traumi e la conoscenza di sé
- Chi ha coniato il termine “crescita personale”?
- La vera crescita individuale interessa a pochi
- Livello medio di “Crescita Personale” attuale
- Ops una maschera!
- Tiriamo le somme
- Cambiare direzione
- Costruzione della consapevolezza
- Princìpi fondanti della consapevolezza
- Il concetto di crescita personale per Carl Rogers
- Conclusione
Con il termine “Crescita Personale” siamo soliti definire un percorso che dovrebbe portare a un cambiamento positivo attraverso l’acquisizione di molteplici strumenti psicologici, filosofici e antropologici.
Sembra una cosa semplice ma non lo è.
La definizione che mi sono sforzato di sintetizzare in realtà è incompleta poiché non spiega la baraonda che esiste intorno a queste due parole: crescita personale.
Tutto è crescita personale, miglioramento di sé stessi, sviluppo individuale, e chi più ne ha più ne metta. ma detto così si rischia di fare molta confusione. Diciamo che esistono molti livelli di crescita personale che non dipendono tanto dall’offerta quanto dalla domanda e dal marketing. Come diceva sempre un mio caro amico, molte persone non sopportano la vista di uomini travestiti lungo le strade. Ma il problema non sono loro bensì i loro clienti.
Il livello di crescita personale che oggi va per la maggiore è indubbiamente basso, ma in perfetta sintonia con la media delle persone che ne fanno richiesta. Piani più impegnativi non avrebbero lo stesso richiamo, la maggioranza delle persone non riuscirebbe a seguirli.
1. Chi ha coniato il termine “crescita personale”?
Il termine “crescita personale” o “sviluppo personale” è emerso gradualmente nel contesto della psicologia e della letteratura di auto-aiuto nel corso del 20° secolo. Non si può attribuire con certezza la coniazione del termine a un singolo individuo, poiché l’idea di sviluppare e migliorare sé stessi è intrinseca a molte tradizioni culturali e spirituali, e il termine stesso ha assunto diverse sfumature e interpretazioni nel tempo.
La moderna enfasi sullo sviluppo e sulla crescita personale può essere tracciata al movimento di auto-aiuto e alla psicologia umanistica degli anni ’50 e ’60. Figure come Abraham Maslow, con la sua teoria dell’auto-attualizzazione, e Carl Rogers, con la sua terapia centrata sulla persona, hanno gettato le basi per l’importanza della crescita e dello sviluppo personali.
Tuttavia, la popolarizzazione del termine e il suo utilizzo diffuso nella letteratura e nei seminari sono probabilmente risultato di un insieme di autori come Dale Carnegie, con il suo “Come trattare gli altri e farseli amici”, o successivamente Stephen Covey, con “Le sette regole per avere successo nella vita”, hanno contribuito notevolmente alla definizione e diffusione del concetto, anche se non necessariamente usando esclusivamente il termine “crescita personale” nei loro lavori.
In questo frangente il concetto si è spostato nettamente sul versante del successo, della ricchezza e dell’arrampicata sociale.
2. La vera crescita individuale interessa a pochi
Inutile nascondersi dietro a un dito.
Il desiderio di crescita personale, pur essendo un anelito profondo in alcuni, non sembra essere universalmente condiviso da tutti. Ma perché una grande parte della popolazione sembra non essere interessata a questo percorso? Esaminiamolo attraverso diverse lenti: psicologiche, filosofiche, antropologiche e ambientali.
Spiegazioni Psicologiche
- Zona di Comfort: secondo la teoria della psicologia, molte persone preferiscono rimanere nella loro “zona di comfort”, un termine coniato dallo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi. Abbandonare questa zona può causare ansia, e quindi, molti scelgono di evitare cambiamenti e sfide.
- Economia Cognitiva: lo psicologo Daniel Kahneman, nel suo libro “Pensieri lenti e veloci”, spiega come gli esseri umani tendano a scegliere percorsi che richiedono meno sforzo mentale, anche se questi percorsi non sono ottimali per la crescita.
Spiegazioni Filosofiche
- Nietzsche e il “Last Man”: Friedrich Nietzsche descrisse l’idea de “L’ultimo Uomo”, individui che evitano rischi e aspirazioni superiori, accontentandosi di comfort e sicurezza. Per l’ultimo Uomo, la crescita personale non è una priorità.
- Edonismo e Immediatezza: nelle società moderne, vi è una crescente enfasi sul piacere immediato e sulla gratificazione istantanea. Questa mentalità potrebbe ostacolare una profonda riflessione e la ricerca di un’autentica crescita personale.
Spiegazioni Antropologiche
- Culturalmente Condizionati: in alcune culture, l’accento è posto sulla collettività piuttosto che sull’individualismo. L’idea di crescita personale potrebbe non essere enfatizzata quanto l’armonia e il benessere del gruppo, come suggerito dagli studi di Geert Hofstede sull’individualismo e il collettivismo.
- Modelli di Ruolo: In molte società, i modelli di ruolo tradizionali e le aspettative sociali possono influenzare le priorità delle persone. Se la cultura premia comportamenti conformi e percorsi predeterminati, può esserci meno interesse per la crescita personale come concetto individuale.
Spiegazioni Ambientali
- Condizionamenti Sociali: le società spesso stabiliscono una “norma” basata su ciò che è accettato dalla maggioranza. Chi diverge da questa norma può essere visto come un outsider. Questo può scoraggiare le persone dal perseguire percorsi di auto-miglioramento che potrebbero non allinearsi con le aspettative sociali prevalenti.
- Propaganda: le grandi macchine propagandistiche, presenti in ogni tipo di governo, in particolare in regimi autoritari ma anche nelle democrazie, attraverso sofisticate tecniche di gestione del consenso, influenzano in modo significativo ciò che le persone valorizzano. La propaganda può creare un senso di appagamento artificiale, convincendo gli individui che il loro attuale stato o stile di vita è l’ideale.
- Potere e Controllo: istituzioni potenti, siano esse governative, corporative, multinazionali o altre, possono avere un interesse nel mantenere lo status quo. Un cittadino meno informato o meno incline alla crescita personale può essere più facilmente controllabile o manipolabile. Noam Chomsky, nel suo lavoro sulla “Fabbricazione del consenso”, esplora come i media e le élite al potere possano manipolare l’opinione pubblica e reprimere informazioni critiche.
- L’istruzione ignorante:, in alcuni contesti, può essere utilizzata come strumento di conformità piuttosto che come mezzo per promuovere il pensiero critico. Paolo Freire, nel suo libro “Pedagogia degli oppressi”, discute di come l’educazione possa essere usata sia come strumento di oppressione sia come mezzo per la liberazione.
- Catene Invisibili: la società moderna, con la sua enfasi sul consumismo, può creare “catene invisibili” che legano gli individui a un ciclo di desiderio e soddisfazione. Questo ciclo può distogliere le persone dalla riflessione profonda e dalla ricerca di un significato autentico.
È di fondamentale importanza riconoscere e sfidare le forze esterne che possono ostacolare la crescita personale. Solo con la consapevolezza di queste influenze, gli individui possono intraprendere un percorso autentico di auto-miglioramento e liberazione. Questa consapevolezza spesso deve essere attivamente ricercata e attuata. Mai viene offerta su un piatto d’argento.
3. Livello medio di “Crescita Personale” attuale
Questo primo livello si occupa di fornire solamente delle tecniche, più o meno semplici, che introducono nella mente dei discenti i seguenti concetti:
- mancanza di autoconsapevolezza. Pochi programmi o corsi incoraggiano la vera introspezione e la scoperta di sé, concentrandosi invece su strategie esterne, una tecnica per ogni necessità;
- imitare il comportamento degli altri;
- sviluppo abilità razionali e pratiche;
- la Psicologia Cognitivo-Comportamentale ha cancellato la Psicologia Umanistica
- si opera solo sui sintomi, mai sulle cause;
- vige il condizionamento di Pavlov e di Skinner come modalità d’intervento principale;
- ricerca della gratificazione immediata piuttosto che benefici a lungo termine;
- priorità all’apparenza piuttosto che all’essenza;
- accento sulla quantità di conoscenze piuttosto che sulla qualità e profondità della comprensione;
- focus sull’ottenimento di risultati rapidi, spesso a scapito di un vero cambiamento interiore;
- incoraggiamento verso l’adozione di mentalità “da venditore” piuttosto che una vera introspezione e riflessione;
- incapacità di affrontare e gestire le emozioni negative, cercando invece soluzioni rapide o distrazioni temporanee;
- promozione dell’individualismo e della competizione piuttosto che della collaborazione e della comunità;
- sottolineatura dell’importanza dell’auto-promozione e del branding personale al di sopra del vero sviluppo e autenticità;
- risposta alle mode e tendenze piuttosto che alla ricerca di principi atemporali e universali;
- poca o nessuna enfasi sull’importanza della resilienza, dell’adattabilità e della pazienza in situazioni di sfida o avversità;
- Falsa autostima, insegnare alle persone a gonfiare la propria autostima attraverso affermazioni positive superficiali, piuttosto che costruirla attraverso vere esperienze e sfide.
- Eccessiva dipendenza da guru, una insana accentuazione sul seguire ciecamente i consigli di “esperti” senza incoraggiare la riflessione critica e l’adattamento personale;
- Evitamento del fallimento. Una cultura che vede il fallimento come qualcosa da temere e evitare, piuttosto che come un’opportunità di apprendimento e crescita.
- Superficialità nei rapporti interpersonali. Un’enfasi sul networking e sulle connessioni come strumenti per il successo personale, piuttosto che sull’importanza di costruire relazioni profonde e significative.
- Materialismo: Il successo viene spesso misurato in termini materiali, come denaro, proprietà, successo o status.
- Sbandieramento della felicità come apice massimo raggiungibile, quando la stessa non è altro che la soddisfazione dei desideri materiali. Una volta esaurita la spinta di un desiderio ne sorgerà subito un’altra.
- Mancanza di una visione a lungo termine. L’accento è posto sull’ottenere risultati ora, senza considerare gli effetti a lungo termine delle azioni o il benessere futuro.
- Standardizzazione del percorso di crescita. Una tendenza a offrire soluzioni “taglia unica” che non tengono conto delle individualità e delle esigenze specifiche di ogni persona.
- Negligenza del benessere mentale. Mentre potrebbe esserci un’enfasi sul benessere fisico, il benessere mentale e la salute emotiva sono spesso trascurati o non considerati con la stessa serietà.
- Evitamento della vulnerabilità. L’incoraggiamento a mostrarsi sempre forti e sicuri di sé, piuttosto che riconoscere e accettare le proprie vulnerabilità come parte integrante dell’esperienza umana.
L’elenco può continuare per diverse pagine, ma ciò che emerge chiaramente è un modello di crescita personale che faccio molta fatica a definire tale.
E anche se molti salteranno subito in piedi dicendo che non è vero, non è così, io faccio cose diverse, stai pur certo che alla fine non sono andato molto lontano dalla verità con le mie affermazioni.
Perché ne sono così sicuro?
Semplice, perché se i termini non fossero quelli non ci sarebbe affluenza ai corsi e quel tipo di libri non si venderebbero. È perfettamente inutile lamentarsi sella qualità. Il mercato, giustamente, offre ciò che la gente vuole,
Prendi qualunque libro di “Psicologia Nera” oppure di “Migliorare sé stessi” e vedrai che all’interno troverai i soliti argomenti, fritti e rifritti: PNL, tecniche di persuasione e manipolazione, comunicazione assertiva all’acqua di rose, e roba simile. Non troverai mai la vera Psicologia Nera. Non troverai mai dei percorsi lineari che offrano una visione d’insieme ad ampio spettro.
Le famose “3 T”: Tecniche, tecniche e ancora tecniche.
Ti aspetteresti che a questo punto ti dicessi che questa non è crescita personale.
Invece ti sbagli.
Ta dan!
QUESTA È LA VERA CRESCITA PERSONALE
Sorpreso?
Forse, ma lascia che ti spieghi l’arcano.
4. Ops una maschera!
Esaminiamo l’etimologia dei termini.
Crescere = andare formandosi, aumentare di massa e di estensione in qualunque verso, specialmente in altezza.
Persona(le) = maschera in uso nel teatro greco e non solo.
Deriva dal latino persona, dall’etrusco phersu, dall’indi φersuna. Tutte e tre le versioni vogliono dire maschera. Nelle iscrizioni tombali riportate in lingua indi, φersuna sta a significare “personaggi mascherati”.
Inoltre, il termine greco prósōpon = volto dell’individuo, la maschera dell’attore e il personaggio da esso rappresentato e il verbo latino personare = parlare attraverso, stanno tutti a indicare lo strumento di amplificazione che rappresentava la maschera ai tempi del teatro greco.
Il teatro nei Greci
L’uso del teatro fra i greci si perde nella notte dei tempi, sembra che già nel V sec. a.c. vi fossero ammessi anche donne, bambini e schiavi.
I Greci davano molta importanza al teatro per i seguenti motivi:
- Un divertimento.
- Poco costoso per cui ci accedeva la massa dei Greci.
- Motivo di orgoglio nazionale perché i Barbari non lo avevano.
- Luogo dove i cittadini si riunivano per celebrare gli antichi miti, ogni volta rieditati con stili differenti dai drammaturghi.
- Momento di apprendimento: la storia degli Dei e degli eroi, i principi morali che accomunavano i greci e i drammi dell’esistenza.
- La rappresentazione teatrale era sacra, infatti si svolgeva durante un periodo sacro in uno spazio sacro, non a caso il teatro accoglieva l’altare del Dio.
- Aristotele lo definì “luogo della catarsi” perché la tragedia metteva i Greci di fronte agli impulsi più violenti e primitivi che abitano l’animo umano. La rappresentazione consentiva a questi impulsi emergere senza compiere azioni nel reale. Nella tragedia tragedia c’erano persecutori e perseguitati, carnefici e vittime e l’identificazione avveniva soprattutto nelle vittime.
- Il teatro era anche moralizzatore, suscitando pietà per gli offesi e rabbia contro i prepotenti.
Le tragedie greche affrontavano i temi più sentiti dell’epoca, una vicenda umana incentrata su un problema etico o religioso con un epilogo drammatico (la morte). In questo modo la rappresentazione suscitava nello spettatore forti emozioni di pietà e di terrore, esercitando una catarsi delle emozioni. In qualche modo dunque risvegliava gli animi e li faceva vibrare di passioni, forse più che una catarsi un risveglio.
Già da queste informazioni avrai compreso che la persona non ha niente di autentico ma è semplicemente una costruzione che ti affibbiano la società, la famiglia, i tuoi pari. In effetti, l’identità per la maggior parte delle volte è data da altri, almeno che il soggetto non sia così centrato in sé stesso che diventa indipendente da questo giudizio. Per esempio è molto difficile affibbiare una maschera a Jiddu Krischnamurti.
Lui è stato ciò che è stato, niente di più o di meno.
Non era un qualcosa, era solo sé stesso.
Ti chiarirò oltremodo questo concetto parlandoti brevemente del romanzo “Uno, nessuno, centomila” di Luigi Pirandello. Luigi Pirandello, pubblicato per la prima volta nel 1926.
La trama ruota attorno alla crisi di identità del protagonista, Vitangelo Moscarda, che inizia una profonda introspezione dopo una semplice osservazione di sua moglie riguardo al suo naso che pende leggermente da una parte. Da questa innocua osservazione, Moscarda inizia a rendersi conto di come le persone vedano lui in modi diversi da come si vede lui stesso.
La riflessione di Moscarda diventa una specie di ossessione: si rende conto che la sua identità è fluida e cambia a seconda della prospettiva di chi lo guarda. Così, lui non è mai una persona fissa, ma piuttosto “uno, nessuno e centomila” differenti individui, a seconda di come viene percepito da chi lo circonda.
In relazione alle maschere, Pirandello era affascinato dalla natura fluida dell’identità e dalla distinzione tra l’essere vero e la sua rappresentazione o percezione esterna. Nel romanzo, la maschera rappresenta la facciata o l’immagine che un individuo presenta al mondo, spesso in contrasto con la sua vera natura o essenza interna. L’idea di maschera è un tema ricorrente nelle opere di Pirandello, e “Uno, nessuno e centomila” rappresenta uno dei suoi esplorazioni più profonde di questa tematica.
In sostanza, il romanzo mette in discussione la nozione di identità stabile e sottolinea come la percezione di sé e degli altri sia soggettiva e in costante mutamento. Questa realizzazione sconvolge profondamente Moscarda, portandolo a distruggere la sua vecchia vita e a cercare di vivere in modo autentico, libero dalle maschere e dalle percezioni degli altri.
5. Tiriamo le somme
La crescita personale, così intesa, è solo l’implementazione di tutto ciò che non è autentico nel soggetto.
Si tratta di esaltare tutte le sue componenti deviate e condizionate per farlo sentire più a suo agio, senza minimamente spostare la sua consapevolezza di un solo millimetro.
Infatti, gli slogan pubblicitari, i claims, fanno appello al successo, al potere, alla possibilità di far fare agli altri ciò che tu vuoi, alla ricchezza, all’abbondanza e non certo alla consapevolezza di sé.
Per questo motivo è “veloce” e richiede un minimo sforzo.
Non esiste attrito se non quello di espandere il numero delle tecniche che corrispondono a soluzioni preconfezionate, sempre pronte all’uso. Non c’è vero cambiamento, un cambiamento che parte dall’essenza del soggetto. Non si parla mai di coscienza o se ciò avviene non è mai seguito seriamente da azioni corrispondenti.
Si parla invece di “riprogrammazione del subconscio” attraverso la ripetizione meccanica e un utilizzo fantasioso delle immagini, che in realtà non colpiscono l’inconscio poiché i codici richiesti sono altri.
Insomma si passa da un condizionamento all’altro, come i cani di Pavlov.
6. Cambiare direzione
Ho letto molti articoli, post e libri su questo argomento.
Me ne interesso da quasi 40 anni!
Un livello superiore di crescita personale dovrebbe andare oltre la superficialità e le soluzioni “taglia unica”. La vera crescita personale riguarda l’approfondimento, la consapevolezza e la capacità di navigare con successo le complessità della vita.
Ecco alcune aree in cui un livello superiore di crescita personale potrebbe migliorare la situazione:
- Comprensione profonda di sé e dei propri limiti: invece di concentrarsi solo su tecniche esterne, questo livello dovrebbe incoraggiare un’auto-esplorazione approfondita, aiutando le persone a comprendere i propri condizionamenti e traumi, ciò che li rende schiavi.
- Connessione spirituale: non legata a qualunque fenomeno religioso o parareligioso, ma alla ricerca di un significato e di uno scopo più profondo nella vita, connettendosi con qualcosa di più grande di sé stessi.
- Pensiero critico e autonomo: invece di seguire ciecamente i “guru”, incoraggiare le persone a pensare in modo critico, a formulare domande e a sviluppare una propria filosofia di vita, una propria psicologia. Ognuno dovrebbe avere il proprio stile di vita, unico e irripetibile.
- Relazioni profonde: sottolineare l’importanza delle relazioni autentiche, dell’ascolto empatico e della comunicazione psichica.
- Salute olistica: integrare il benessere fisico, mentale, emotivo e spirituale, riconoscendo che tutti questi aspetti sono interconnessi.
- Contributo e servizio: al di là del successo individuale, sottolineare l’importanza del contributo alla comunità e al bene comune, incoraggiando l’atto del dare come fonte di soddisfazione e crescita.
- Apprendimento continuo: invece di cercare soluzioni rapide, riconoscere che la crescita personale è un viaggio continuo che richiede impegno, curiosità e un costante desiderio di apprendere.
- Impegno costante: stai facendo te stesso. Ogni secondo è prezioso. Vietato sprecare tempo ed energie!
- Etica e integrità: Incoraggiare le persone a vivere secondo principi morali e valori, non solo in funzione di ciò che è vantaggioso, ma di ciò che è giusto.
Incorporando questi aspetti, un livello superiore di crescita personale potrebbe offrire alle persone gli strumenti per vivere una vita più ricca, equilibrata e soddisfacente, con una comprensione più profonda di sé stessi e del mondo intorno a loro.
7. Costruzione della consapevolezza
Quando vedo la parola consapevolezza i questi contesti sorrido, perché anche se la scrivono, sanno poco o niente di come si costruisce. E quel poco è sbagliato (proprio come dice Quello, il personaggio comico di Guzzanti).
La consapevolezza si costruisce nel compiere questi tredici passi:
- Ti rendi conto che qualcosa non va nella vita e nel mondo, non sai che cosa possa essere ma vuoi vederci chiaro. Così com’è la vita non ti è sufficiente, non ti appaga. Inizi a cercare.
2. Primo momento di apprendimento. Autoriflessione, conoscenza e ricerca informazioni.
3. Decidi di tornare all’inizio della tua vita, cioè senti il bisogno di riconsiderare la tua esistenza fin dal principio e dare nuovi significati agli avvenimenti: auto iniziazione.
4. Secondo momento di apprendimento. autoriflessione, conoscenza e simbolismo.
5. Metti a nudo e comprendi tutti i tuoi infiniti condizionamenti e decidi di affrontare tutti i tuoi traumi.
6. Terzo momento di apprendimento. Autoriflessione e conoscenza.
7. A questo punto sarai in grado di intravedere la tua vera natura, il tuo progetto di vita, la visione di chi sei veramente. Prima era impossibile poiché condizionamenti e traumi occultavano la vista.
8. Quarto momento di apprendimento. Autoriflessione, meditazione e conoscenza.
9. Qui inizi ad apprendere le abilità e non le abitudini. Devi sviluppare quello che ti occorre per realizzarti, quindi svilupperai delle abilità. mentre le abitudini le lasci agli “uomini-robot”, poiché la loro caratteristica è quella di andare in automatico, di non farti pensare. mai nella vita, una persona valida e seria, ti dirà che dovrai fare delle cose senza porci attenzione, senza la tua presenza psichica!
10. Inizi la costruzione di te stesso per come prevede il tuo progetto di natura e non per come sei stato costruito. Adesso sei nella condizione ottimale per muoverti nel mondo.
11. Dovrai imparare tantissimo dalla tua esperienza che non sarò limitata solo al giorno ma prevede un intenso uso anche della notte. Infatti, apprendere il linguaggio dei sogni sarà la tua arma segreta. Non sto parlando della decodificazione dei sogni come puoi trovare su internet. No. Sto parlando di altri codici. Se possiedi la notte il giorno è nelle tue mani.
12. Successivamente acquisirai la “visione simbolica” che rappresenta l’apice dell’interpretazione di ogni accadimento che ti coinvolge. Ho strutturato degli strumenti specifici per questo.
13. Da qui in poi vivrai di apprendimento continuo sia dalle tue esperienze sia dalla tua interiorità e dalle tue intuizioni.
La “Crescita personale” di cui sto discutendo prevede solo parte del passo n.9 e lo fa in maniera errata e incompleta. Gli altri 12 non esistono. Ti parlerà solo di abitudini e non di abilità. T’insegnerà a fare le cose meccanicamente e ad essere assente psichicamente.
Non può fare di più perché non ha lavorato mai sui seguenti punti:
- condizionamenti;
- traumi;
- la tua vera natura.
È incapace di passare alle abilità.
Dovrà utilizzare nuovamente i canali dei condizionamenti per farti passare da un condizionamento a uno un po’ più grande. Ma ricordati che sono sempre dei recinti.
Non sarai mai libero di essere te stesso.
Prima è davvero inutile parlare di consapevolezza.
il processo di espansione della coscienza non può essere portato avanti se non dopo una solenne e radicale pulizia. Si tratta più che altro di “togliere” e di “mettere” solo quel poco che serve. Il resto è solo lavoro interiore che non avrà mai fine.
8. Princìpi fondanti della consapevolezza
Socrate, Platone e Aristotele sono figure centrali nella filosofia antica e, benché il termine moderno “crescita personale” non fosse utilizzato nella loro epoca, le idee di auto-miglioramento, conoscenza di sé e virtù erano al centro del loro pensiero.
Ecco come ognuno di loro ha affrontato concetti analoghi a quelli della crescita personale:
FILOSOFI | CONCETTI BASE SULLA CRESCITA |
SOCRATE | Conosci te stesso, con misura (conosci i tuoi limiti e non oltrepassarli mai). Attraverso il dialogo, la discussione critica, l’analisi delle diverse opzioni, l’ironia, Socrate evidenzia i limiti e le contraddizioni delle idee altrui. La verità richiede di partire da sé.Sapere di non saspere rende sempre aperti al nuovo e al futuro.Maieutica, processo di autoriflessione tramite domande a sé stesso.Vita non esaminata, si riferisce a una vita vissuta in automatico, a memoria secondo le regole degli altri senza che il soggetto abbia mai esaminato se vuole davvero vivere a quelle condizioni e regole degradanti per lui stesso. Secondo Socrate, questo tipo di vita non valeva la pena di essere vissuta. Piuttosto che vivere una vita non esaminata, Socrate scelse la morte, e queste parole sono attribuite al filosofo durante uno dei suoi ultimi discorsi prima del suo suicidio. Poteva scegliere tra: lasciare Atene;restare ad Atene ma non parlare più per il resto della sua esistenza;morire con la cicuta. Al posto di “una vita non esaminata” e connivente col potere dei 30 Tiranni, ha preferito andarsene. |
PLATONE | Mondo delle idee. L’Iperuranio, un mondo oltre a quello che terreno, oltre il cielo, costituito da principi universali e immutabili, popolato dagli Dei e dalle idee. Un mondo cui tendere attraverso la vita terrena. Il bene è un’idea universale e unica per tutti.Educazione permanente. Come mezzo per elevare l’anima e tendere alla verità.Virtù. Le diverse parti dell’anima procedono in perfetta armonia ed equilibrio attraverso la pratica costante delle virtù.Corpo come prigione dell’anima. |
ARISTOTELE | Eudaimonia. Il fine ultimo della vita è uno stato di benessere e di piena realizzazione di sé stessi.Potenza e atto. Ogni essere ha una natura e un potenziale intrinseco (potenza), e la realizzazione di questo potenziale (atto) è fondamentale per la crescita e il benessere dell’individuo.Percezione e conoscenza. La conoscenza inizia sempre dai 5 sensi più il senso comune detto anche del “sentire di sentire”. Il senso comune coordina le sensazioni derivanti dai cinque sensi. Segue l’immaginazione, quale capacità dell’uomo di combinare immagini indipendentemente dagli oggetti cui si riferiscono. L’immagine è una traccia, una memoria lasciata nell’anima dalla sensazione. L’immagine nell’anima diviene autonoma nei confronti degli oggetti esterni da cui proviene. L’intelletto lavora solo a partire dai dati offerti dalla sensibilità e dall’immaginazione ed enuclea mediante un processo di astrazione la forma intelligibile delle cose, ossia i concetti universali su cui si fonda la nostra conoscenza.Amicizia. Aristotele dedica due libri su dieci dell’Etica nicomachea al tema dell’amicizia, che considera una virtù e comunque una cosa necessaria per vivere. Aristotele distingue tre tipi di amicizia: quella fondata sull’utilità reciproca, quella basata sul piacere e quella disinteressata che fa riferimento unicamente al bene e alla virtù. Le prime due sono destinate a durare fino a quando procurano utilità e piacere, solo l’ultima è vera amicizia, duratura e stabile, in questo caso si ama l’altro per se stesso, considerandolo un fine e non un mezzo.Virtù. La virtù non è comportamento, ma un modo di essere da acquisire; per Aristotele si diventa virtuosi mediante l’abitudine, ripetendo comportamenti virtuosi, fino a quando il comportamento non diviene un modo di essere, un habitus. Perché si possa parlare di virtù l’azione deve avvenire per libera scelta senza costrizioni esterne.Virtù dianoetiche. Le virtù dianoetiche. Dato che l’uomo è caratterizzato dalla razionalità, la massima realizzazione della sua natura consiste nelle virtù che riguardano direttamente l’esercizio della ragione, ovvero le virtù dianoetiche. Esse sono:L’arte, ossia la capacità di produrre oggetti;La saggezza, ovvero la disposizione, accompagnata dal ragionamento, ad agire in vista del bene; L’intelligenza, ossia la capacità di intuire i princìpi primi;La scienza, ovvero la capacità di sviluppare i princìpi primi mediante il ragionamento deduttivo;La sapienza, ossia la disposizione verso la conoscenza che include sia l’intuizione intellettiva sia la dimostrazione deduttiva. |
9. Il concetto di crescita personale per Carl Rogers
Carl Rogers, uno dei principali esponenti della psicologia umanistica, aveva una visione molto specifica della crescita e dello sviluppo personale. La sua teoria era centrata sull’idea dell’auto-attualizzazione e del potenziale innato di ogni individuo di crescere e svilupparsi in modo ottimale.
I suoi principi al riguardo sono i seguenti:
- Organismo Esperienziale: Rogers credeva che ogni individuo avesse un “organismo esperienziale” interno, una sorta di guida interna o sensazione viscerale che conduce alla crescita e all’autorealizzazione.
- Auto-attualizzazione: come Maslow, anche Rogers parlava dell’auto-attualizzazione come del processo attraverso il quale un individuo realizza il suo pieno potenziale. Era una tendenza innata, presente in tutti gli individui.
- Congruenza: uno dei concetti chiave di Rogers era la congruenza, ovvero l’allineamento tra il sé esperienziale (come una persona si vede veramente) e il sé ideale (come una persona vorrebbe essere). Quando c’è una discrepanza tra questi due “sé”, può derivarne angoscia. La crescita avviene quando una persona si muove verso una maggiore congruenza.
- Ambiente di Crescita: Rogers credeva che, affinché avvenga una vera crescita, sia essenziale avere un ambiente caratterizzato da empatia, accettazione incondizionata e comprensione autentica. Questo tipo di ambiente permette all’individuo di esplorare e accettare se stesso senza giudizio.
- Terapia Centrata sulla Persona: nel suo approccio terapeutico, Rogers sottolineava l’importanza di creare un ambiente di accettazione in cui i clienti potessero sentire di poter esplorare le proprie emozioni e pensieri senza paura di giudizio. Questo, credeva, avrebbe facilitato la crescita e la realizzazione del sé.
La crescita era un movimento naturale e intrinseco verso l’autorealizzazione, influenzato dalla congruenza tra il sé esperienziale e il sé ideale e facilitato da un ambiente di accettazione e comprensione.
10. Conclusione
C’è un viaggio, forse il più eccitante di tutti, che devi intraprendere ad un certo punto della vita. Un viaggio dentro di te, per sbarazzarti di tutte le convinzioni sbagliate, i condizionamenti e i traumi che ti limitano.
La filosofa Ayn Rand era convinta che abbiamo l’obbligo verso noi stessi di: “riuscire ad avere la più completa percezione della realtà alla nostra portata, e un’espansione costante e attiva della percezione personale, cioè della conoscenza personale”. Credeva anche che: “le convinzioni personali non dovrebbero mai essere sacrificate alle opinioni o desideri degli altri”.
Certo, il tuo percorso è unico.
Nessuno può percorrerlo al posto tuo e non ci sono passaggi prestabiliti che garantiscano il “successo”.
Un’ultima cosa. Lascia perdere la sfortuna, il destino e ogni altra scusante. Arthur Schopenhauer ha scritto: «Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare».
Solo rivolgendo lo sguardo dentro di te e non fuori sarai in grado di procedere per la tua vera strada. Senza la conoscenza pratica della tua origine, della tua essenza, non potrai mai avere un obiettivo realmente evolutivo. Procederai a caso oppure dove altri vorranno condurti.
E per restare in tema di responsabilità esistenziale Yeab Paul Sartre scriveva: «L’importante non è quel che si fa di noi, ma quel che facciamo noi stessi di ciò che hanno fatto di noi».
Ogni persona crea se stessae siamo interamente responsabili della nostra esistenza. Il compito principale è demolire tutto ciò che ci hanno costruito addosso per liberare la propria luce.
Maurizio Fani