TIPI DI PENSIERO

Le persone sono costantemente invasa da molti tipi di pensiero. È molto importante saperli riconoscere e affrontare nel modo giusto. Purtroppo siamo anche sommersi da molte false credenze e stereotipi che condizionano il nostro rapporto con i pensieri. L’unico vero pensiero da coltivare è quello “critico”, mentre tutti gli altri vanno il più possibile “portati allo scoperto” e tramutati in pensiero critico.

Il pensiero è un’attività cognitiva costante.

È formato da due elementi:

I concetti: rappresentazioni mentali che definiscono l’essenza degli oggetti. Non potremmo vivere senza i concetti che poi trasformiamo in opinioni e giudizi.

Come sono ordinati i concetti nella mente? Per categorie. Il ragionamento logico è la divisione dei concetti in categorie. Un cane e un gatto sono due concetti. Per molte persone sono da inserire nella categoria “animali domestici”.

Il pensiero può essere sia volontario che involontario.

Quello volontario lo produci consapevolmente.

Quello involontario è dettato da alcuni meccanismi che agiscono indipendentemente dalla tua volontà e dal tuo controllo.

Col termine “pensiero” mi riferisco al collegamento di vari concetti tra di loro che corrisponde alla creazione dei contenuti da parte della mente.

I contenuti possono essere idee, immaginazioni, desideri, critiche, giudizi, e ogni altra possibile rappresentazione del mondo. È un’attività in grado di elaborare e sviluppare le relazioni fra le informazioni codificate in memoria.

La parola pensiero deriva dal latino “pensum”, che, in epoca romana, identificava un certo quantitativo di lana data alle filatrici perché fosse lavorata. Il “pensum” era quindi la materia prima grezza, che aveva bisogno di ulteriori passaggi di lavorazione.

Già questa osservazione dovrebbe farti riflettere.

Non è possibile chiamare pensiero qualunque contenuto della mente.

Per praticità di esposizione partiamo dai pensieri involontari, quelli generati dalla mente. Sono quattro: pensiero intrusivo, pensiero ossessivo, pensiero negativo, pensiero ingenuo

Poi ci avventureremo nei pensieri volontari. Analizzeremo due tipi di pensiero che identificano uno specifico atteggiamento mentale nei confronti della vita: il pensiero positivo e il pensiero critico. Il primo è erroneamente considerato la panacea di tutti i mali. L’ultimo rappresenta la salvezza, la cura, la direzione verso cui sarà bene che t’incammini per una vita equilibrata e serena.

Vediamoli.

PENSIERI INVOLONTARI

Il Pensiero Intrusivo

È quel tipo di pensiero che compare senza preavviso, prospettandoti assurdità. Del tipo: «Chissà come sarebbe se diventassi invisibile», «Potrei rapinare tutte le banche senza che nessuno mi vedesse». Scatenano delle domande che ti catturano come un violento vortice in mezzo all’oceano. Da una domanda passi ad un’altra e poi ad un’altra ancora. «Come posso pensare queste cose? Perché mi sto facendo del male? Forse non sono contento della vita che faccio? Che mi sta succedendo?»

E poi scattano gli immancabili giudizi: «Sono una pessima persona. Per avere questi pensieri devo essere davvero malato».

A questo punto inizia la concentrazione dell’attenzione sui pensieri, sulle domande e sui giudizi. Si rincorrono come fanno le lucciole durante le prime notti di giugno. Diventano sempre più fitti, più forti, più ingombranti, sembrano più veri anche se non lo sono.

Sono pensieri intrusivi:

Pensieri violentiI

Pensieri sessuali

Pensieri religiosi

Pensieri irrazionali

Se questi pensieri prendono sempre più campo dentro all’individuo possono trasformarsi in pensieri ossessivi.

Il Pensiero Ossessivo

Questo pensiero interferisce con la tua quotidianità.

Inutilmente tenti di controllarlo.

Capita quando ci troviamo di fronte a dei problemi di una certa complessità. Tendi a mantenere un pensiero ripetitivo e profondo sul problema. Molte volte questa strategia partorisce risultati brillanti. In altri casi la ripetizione del pensiero, senza ottenere risultati, porta ad un intensificarsi dell’aspetto ossessivo e ad invadere l’intera esistenza.

Ecco che compare la ruminazione di pensieri del passato e la preoccupazione circa precisi eventi futuri.

Il pensiero ossessivo è una forma dannosa di pensiero che, se non affrontata, spalanca le porte alla paura, all’ansia, al panico e alla depressione che in qualche modo covano sotto.

È assolutamente normale riflettere sulle difficoltà da affrontare prima di decidere se e come agire, ma non deve sconfinare in una ossessiva ripetizione priva di risultati.

Altrimenti si passa al pensiero negativo.

Il Pensiero Negativo

Il pensiero negativo è un’immagine mentale che si ripete senza alcun controllo, creando un meccanismo difficile da interrompere.

Solitamente questi pensieri sono catastrofici, ti sminuiscono sempre e demoliscono la fiducia in te stesso.

Assumono la parvenza di preoccupazioni, rimpianti, rimorsi, la sensazione di non essere all’altezza di qualcosa, la tendenza a paragonarci agli altri, l’incertezza, la paura del futuro.

Tendono a ledere l’autostima. Molte volte derivano da traumi che abbiamo sofferto nell’infanzia.

Sono profetici per i nostri insuccessi.

Remano sempre contro.

Il Pensiero Ingenuo

Questo più che un pensiero è un atteggiamento nei confronti della vita. L’ho messo insieme ai pensieri involontari perché è la dotazione di bordo che abbiamo avuto tutti quanti, nessuno escluso, al momento della nascita. Ti ricordi quando nel primo paragrafo di questo capitolo ti ho parlato del rapporto mente-cervello e ti ho detto che ci anticipa sempre?

Bene, questo è il caso più evidente.

Tu non devi fare niente perché accada. Avviene e basta.

Naturalmente sei predisposto a questo tipo d’impostazione dove non esiste alcun discernimento né filtraggio di tutto quello che ti arriva nella testa.

In pratica sei vittima di vari condizionamenti che impediscono l’attività di filtraggio di ogni informazione che ti arriva.

Un cieco che si muove nella notte!

Ricordati la fase di ulteriore lavorazione del “pensum”.

I pensieri vanno raffinati, migliorati, stondati, soprattutto filtrati. È sempre bene vagliarli prima di accettarli per buoni e soprattutto per nostri. Già, perché un pensiero, una volta considerato vero, genera un’emozione.

Quando ci sono di mezzo le emozioni bisogna stare molto attenti e guardinghi. Siamo tutti pensatori ingenui ogni tanto, ma ognuno di noi possiede l’abilità del senso critico. Purtroppo non usiamo questa facoltà che abbiamo per i seguenti motivi.

  • Scarsa volontà.
  • Pigrizia.
  • Ignavia.
  • Paura di andare contro corrente, di dire di no.
  • People pleasing[1], avere il bisogno di dover sempre compiacere gli altri negando così, la propria natura
  • Paura del giudizio degli altri.
  • Mancanza di stimoli adatti allo sviluppo del senso critico.
  • Mancanza di esempi nell’istruzione, nella politica e nella società in genere, che insegnino non “cosa pensare” (quello lo fanno anche troppo) ma “come pensare” e soprattutto “perché pensare”.

Tutto il sistema educativo non facilita lo sviluppo critico dell’individuo perché troppo occupato a creare “uomini-ingranaggi” per il sistema. L’uomo libero non è previsto.

La cultura è stata sempre più osteggiata.

Molte ricerche testimoniano che le generazioni dei più giovani possiedono un vocabolario di qualche centinaio di vocaboli.

Nel 1976 il linguista Tullio De Mauro aveva fatto una ricerca per vedere quante parole conosceva un ginnasiale: il risultato fu circa 1600. Il sondaggio fu ripetuto vent’anni dopo, il risultato fu che i ginnasiali del 1996 conoscevano dalle 600 alle 700 parole. Il Prof Umberto Galimberti recentemente ha affermato «Oggi io penso che i giovani se la cavino con 300 parole, se non di meno». Secondo i più importanti linguisti italiani individui con un’istruzione medio – alta utilizzano fino a 47.000 vocaboli, mentre il Vocabolario di base della nostra lingua si attesta su 7.500 parole con le quali copriamo il 98% dei nostri discorsi.Fine modulo Quotidianamente un italiano medio possiede un lessico fondamentale, composto da sole 2.000 parole. Se vuoi raggiungere un livello avanzato, allora probabilmente ti servono tra le 6,000 e 10,000 parole; e se vuoi raggiungere la fluidità di un parlante nativo, allora devi conoscere 10,000 15,000 parole. Secondo i linguisti specializzati nei dizionari, una madrelingua inglese conosce e utilizza circa 20.000 parole.

Se conosci poche parole non riesci a pensare, a definire il mondo e a capirlo. Non avrai neanche elementi per riflettere su te stesso. Quindi dipenderai da altri che ti faranno arrivare solo le informazioni che decidono. Siamo il fanalino di coda in Europa per la comprensione di un testo scritto (dati Openpolis, 2020). Considera che in Italia, (dati Istat 2020), si spende in media all’anno €178,00 in libri e riviste, contro una spesa pari a quasi € 700 per gioco d’azzardo (gratta e vinci, lotto, slot machine).

Secondo i dati raccolti da “Pepe Research” e rielaborati dal Centro Studi di AIE, i lettori (15-75 anni) passano dal 65% del 2019 al 59% nel 2020, per scendere ancora al 56% nel 2021.  Quasi la metà degli italiani sono lettori deboli cioè leggono da 1 a 3 libri all’anno. Niente.

Il pensiero ingenuooggi non solo è diffusissimo ma addirittura incentivato e auspicato. Si tratta in realtà di un “non-pensiero”, un finto pensiero, costituito da modelli preconfezionati e da informazioni ricevute e ripetute in modo acritico, che vengono fatte proprie dal soggetto-ripetitore e amplificatore, senza operare la benché minima selezione.

Non sono pensieri che appartengono alla persona ma sono input inconsci immessi nella sua psiche attraverso la ripetizione, senza che lui se ne accorga. Se ti affidi al telegiornale oppure ai quotidiani sei fuori dalla realtà.

Quello non vuol dire essere informati, ma solo ascoltare la propaganda del Sistema. Nessuna notizia e nessuna immagine che abbia un minimo di peso è mai vera perché manipolata ad arte. Verrà comunque distorta, adattata allo scopo che vogliono creare nella tua mente.

Come puoi vedere dall’immagine le stesse lettere immesse nell’imbuto vengono ripetute a ruota libera.

Significa in sostanza lasciarsi riempire da mille contenuti tossici e non provvedere minimamente a filtrare tutta quella massa che si riversa rovinosamente nella psiche, livellandoci al ruolo di ingranaggi privi di volontà cosciente.

Nell’immagine escono dalla bocca ma possono anche irradiarsi nella mente e causare l’overthinking.

In sintesi vuol dire restare nel gregge, seguire la pecora che sta davanti senza domandarsi dove sta andando, obbedire al pastore che sembra proteggerti.

Ma chi le uccide le pecore? Il lupo?


No. Al massimo qualcuna. Chi veramente le fa fuori tutte è il pastore che con la scusa di accudirle, di offrire loro un riparo sicuro e del cibo, ne determina sempre la sorte.

Una vita da spettatore e non da protagonista.

Chi non dà vita al pensiero “critico” dentro di sé, rimane per forza di cose invischiato nel pensiero “ingenuo”.

PENSIERI VOLONTARI

Il Pensiero Positivo

Il pensiero positivo è diventato di moda.

Tutti ne parlano come la soluzione magica a tutti i mali. Io ho un’opinione molto meno semplicistica del problema.

È evidente che preferisco essere sano, bello e ricco piuttosto che malato, brutto e povero. Con questo voglio dire che alzarsi la mattina e iniziare a pensare che non ce la farò, che tutto è contro di me e che non ho alcuna possibilità, non va certamente bene.

Ma anche ripetersi che “andrà tutto bene”, sperare in un futuro sempre roseo e splendente, guardare sempre il bicchiere mezzo pieno e non quello mezzo vuoto, vuol dire vivere nell’irrealtà.

Condizione molto pericolosa perché il concetto di positività che emana è infantile e contrario all’evoluzione della coscienza.

Un atteggiamento orientato totalmente verso il successo e che non tiene conto di eventuali cambi di programma è deleterio. Se poi le cose non vanno come speriamo, saremo presi alla sprovvista, emotivamente e psicologicamente.

Crolleremo a terra urlando che andrà tutto bene!

La vita ha suoi rischi e le sue incertezze.

Vanno accettati entrambi e messi comunque in conto.

Farai di tutto per evitarli però la sicurezza nessuno la detiene.

Vediamo i principali difetti di questo atteggiamento mentale:

Pensare positivo ci rende passivi. Il cambiamento nasce da un desiderio di colmare una mancanza. C’è un momento in cui io non ho quello che voglio. Da questa carenza parte il desiderio di procurarmi quello che mi appaga. Il desiderio mette in moto un processo di costruzione psichica fenomenale. Adesso se io mi accontento già commetto il primo grave errore.

Accontentarsi deriva dal latino continere = contenere, trattenere. Non è una bella parola. Se ti accontenti del tuo stipendio, pur non riuscendo a vivere come vorresti, non stai facendo una buona cosa per te. Ti stai impedendo di migliorarti. Nascondi la tua carenza dietro una pseudovirtù. Ti stai svalutando. Non stai riconoscendo le tue reali caratteristiche. La svalutazione è la trasformazione svantaggiosa dell’umiltà.

Accontentarsi va bene solo quando lo decidi tu. Per esempio non ti mangi quattro bomboloni alla crema perché sai che ti fanno male, ti accontenti di uno. Ecco in questo caso accontentarsi va bene.

Vivere nell’irrealtà vuol dire avere solo una visione ottimistica della vita, il che è contrario a qualunque pensiero equilibrato. Alle volte un po’ di sano pessimismo ci viene sempre in soccorso. La vita non è tutto bianco o tutto nero, ma un’infinita varietà di grigi, spesso inattesi.

Se la chiave di volta per essere felici fosse il pensiero positivo, nella nazione che ha inventato questo assunto non dovrebbe esistere più neanche una persona triste.

Invece non è così. Con tutte le iniezioni di pensiero positivo, a me non pare una società minimamente felice. Tu che ne pensi?

La psicologa della New York University Gabriele Oettingen ha scritto il libro “Rethinking positive thinking” (Penguin Random House), nel quale muove una grande critica al pensiero positivo sostenuto nel libro “The Secret” di Rhonda Byrne.

Smonta il “credo” del pensiero positivo a colpi di oltre 20 anni di esperimenti e test fatti su larga scala che rivelano come chi lo segue si rilassa probabilmente di più, ma non raggiunge gli apici della carriera o non dimagrisce più degli altri, quindi non è più felice.

Il Pensiero Critico

Il pensiero critico dovrebbe essere un atteggiamento spontaneo di ogni essere umano che vuole vivere con responsabilità la propria vita. Purtroppo non è innato, ma deve essere appreso.

È l’arte delle domande e del sospetto, ma non nei confronti di qualcuno, ma dei propri pensieri e delle affermazioni che ci giungono in ogni modo (mass media, tv, stampa, talk show, l’intrattenimento in genere, i programmi a quiz, i discorsi dei politici, gli amici, la famiglia, la scuola).

Il pensiero critico si propone di raggiungere un giudizio che si fonda sul discernimento, sulla consapevolezza, sulla continua crescita personale, sulla riflessione, e sulla conoscenza di sé stessi.

Le informazioni che sono alla sua base sono tratte da un’attenta e scrupolosa osservazione, l’esperienza, la comunicazione e l’evidenza. Usare il pensiero critico vuol dire bypassare tutti i pregiudizi, gli stereotipi e gli errori logici che la massa compie continuamente.

Questo tipo di pensiero ti mette in grado di “percepire” le dinamiche sottostanti senza lasciarti coinvolgere. Percepire vuol dire capire il senso, dare un significato a ciò che stai analizzando.

Ti sto mostrando una tecnica portentosa, sia per evitare di dare credito ad informazioni esterne false, sia per consentire a te stesso di non restare succube dei tanti tipi di pensiero involontari che ti assalgono ogni giorno.

Tu puoi decidere se, quando, come e dove collocare i tuoi pensieri.

Puoi scegliere tra tenerli o lasciarli scorrere via.

Utilizzando una metafora gastronomica per descrivere la differenza tra pensiero ingenuo e pensiero critico, ti parlerò del fast food (pensiero ingenuo) e dello slow food (pensiero critico).

Il fast food è preparato velocemente, con poca cura, per essere consumato senza molte pretese. Lo slow food richiede una lavorazione molto più impegnativa e il cliente è parte integrante del successo del piatto. Come lo chef svolge il rito della sua ricetta nei minimi particolari, anche l’avventore svolge il suo rito.

Si mette a sedere, ascolta il menù che il cameriere gli propone, ordina sia il mangiare sia il bere, s’informa su quello che mangerà e berrà, degusterà con la dovuta calma e alla fine, oltre a pagare il conto, esprimerà un giudizio sulla sua soddisfazione, sulla bravura dello chef e sulla cortesia ed efficienza del servizio.

Se vai da McDonald non protesterai mai per l’hamburger o per le patatine fritte. Non ti arrabbierai mai se ti “lanceranno” i panini al volo. Non ti passa neanche per l’anticamera del cervello. Difficilmente contesterai la grande massa di ghiaccio che ti metteranno nel bicchiere di carta dove “getteranno” la bibita che hai ordinato. Ogni prodotto è standardizzato nella qualità e nella cottura. Sono sempre tutti uguali. Anche il servizio è molto “fai da te”. Come puoi contestare un qualcosa che fai quasi interamente da solo?

Quello è. Altro non chiedere.

Lo stesso non si può dire per un buon ristorante che ha la fortuna di avere in cucina un bravo chef. Oculata scelta delle materie prime, conoscenza di molte ricette, preparazione tecnica che valorizza il cibo, un senso del gusto sviluppato unito a un senso estetico che talvolta trasforma i piatti in vere opere d’arte. Uno chef può essere creativo, estroso e originale.

Da McDonald ciò non è possibile.


Il pensiero critico è il processo di analisi e sintesi che serve a valutare attivamente le informazioni raccolte o autogenerate.

L’aggettivo “critico” indica una forma di pensiero lento, ponderato, attivo e riflessivo che si contrappone al pensiero “ingenuo”, che invece è veloce, emotivo, istintivo e passivo.

Nel primo caso tu agisci, cioè compi azioni pensate da te. Nel secondo caso reagisci, hai una re-azione automatica secondo i modelli che hai interiorizzato, ma il pensiero cosciente è assente.

Risponde il tuo pilota automatico.

In breve, essere pensatori critici comporta il fermarsi prima di dare un giudizio e/o prendere una decisione.

Esaminare prove, evidenze, ragioni, chi le sostiene e da dove provengono, i pro e i contro, possibili azioni alternative, relative conseguenze, e infine valutarle dopo aver depurato l’intero nostro pensiero da errori logici, manipolazioni, pregiudizi e stereotipi.

Ecco che il giudizio finale avrà un valore molto diverso da quello affrettato iniziale.

Il pensiero “critico” ti aiuterà moltissimo ad analizzare i contenuti che affollano la tua mente.

Le opinioni degli altri spesso non sono pensieri da ascoltare oppure lo sono solamente in qualità di opinioni.

Ognuno ha le sue opinioni e nessuna di esse è la verità assoluta. Anche le prime impressioni, indubbiamente generiche, i propri giudizi critici tirati fuori sul momento senza ponderare neanche una frazione di secondo, sono pericolosi.

Maurizio Fani

Tratto dal libro:

COME SMETTERE DI PENSARE TROPPO

di Maurizio Fani

dicembre 2022

https://www.amazon.it/Come-Smettere-Pensare-Troppo-Sovrappensiero/dp/B0BPKXL61T/ref=mp_s_a_1_16?crid=35RR4G2WXAG13&keywords=come+smettere+di+pensare+troppo&qid=1671902107&sprefix=come+smettere+di+%2Caps%2C186&sr=8-16

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