1. LE PERSONE VIVONO MECCANICAMENTE
    2. SE TU VIVESSI RIPETUTAMENTE LO STESSO GIORNO IN MODO IDENTICO,  TI ACCORGERESTI FINALMENTE DI QUANTO LA TUA VITA SIA MECCANICA

     

In questi film, fra loro molto simili, emerge con forza il tema della vita meccanica, cioè quel tipo di pseudo-vita che le persone credono di vivere ma che in realtà è solo frutto d’ingranaggi mentali difficili da portare alla luce ed estirpare.

 

  1. LE PERSONE VIVONO MECCANICAMENTE

Tutti i saggi hanno sempre sottolineato quest’aspetto: l’uomo è addormentato. Anche se crede di essere sveglio in realtà non lo è.

E questo è il principale dilemma poiché se uno crede di essere sveglio non può realizzare di essere addormentato. Appare un controsenso. La massa re-agisce e non agisce, è sempre dominata da stimoli che causano delle risposte automatiche.

Per esempio, se una persona t’insulta tu molto probabilmente ti arrabbierai immediatamente. Se invece una persona ti regala diecimila euro, sarai pieno di gioia. E ancora, quante volte ti è capitato di innamorarti perdutamente in maniera improvvisa, tipo “colpo di fulmine”? Tutti questi tre casi hanno in comune la dinamica stimolo-reazione.

Possiedi delle risposte programmati che scattano appena incontrano il loro stimolo. Questo è un atteggiamento meccanico proprio di una macchina. Infatti, il nostro corpo è una meravigliosa macchina biologica, secondo me costruita con materiali scadenti, comunque una macchina, che pensa e agisce meccanicamente, cioè per com’è stata pre-impostata.

Il grosso problema è che questo comportamento è adottato dalla grande maggioranza d’individui, e sembra essere quello normale, l’unico vero modo di vivere, anche se in realtà non è così.

Il fatto di essere sempre anticipati da una reazione fa capire quanto il nostro agire non sia dettato dalla consapevolezza ma da altro da noi. Chi comanda?

Esistono dei precisi meccanismi che ci anticipano e ci fanno vivere in maniera programmata e assolutamente prevedibile. Questi condizionamenti si frappongono tra la nostra parte autentica, il Punto Zero, e l’Io-Storico, in modo che noi ci comportiamo non come sceglieremmo se fossimo noi stessi, bensì come ha previsto altro da noi. Poi le conseguenze di questi errori le pagheremo noi, con la sofferenza, l’infelicità e la malattia.

Questi meccanismi inibiscono la coscienza di se stessi e fanno in modo che l’uomo s’identifichi con gli stereotipi e tutto quello che ne consegue.

Del resto se è vero che il corpo è una macchina, o decidiamo di prenderne noi il comando, oppure altro da noi lo farà.

Occorre passare da un modo di vita meccanico a un piano superiore, e questo si fa solamente con l’ampliamento di coscienza e col mettere in atto pensieri e azioni molto diverse da prima.

In questi film la vita mostra la meccanicità con una “ripetizione forzata”, come se legasse l’individuo a un copione rigidissimo, e gli facesse vivere ogni giorno nello stesso modo, FACENDOGLIELO NOTARE.
Una “pedagogia della ripetizione ossessiva” capace di “svegliare” l’addormentato.

 

  1. SE TU VIVESSI RIPETUTAMENTE LO STESSO GIORNO IN MODO IDENTICO, TI ACCORGERESTI FINALMENTE DI QUANTO LA TUA VITA SIA MECCANICA

     

I due film che ho messo nell’immagine di apertura in realtà fanno parte di un format di almeno sei. Ne esistono anche altri ma questi sono i principali. Di seguito li riepilogo.

 

1) “Ricomincio da capo: Groundhog Day Il giorno della marmotta” del 1993 regia di Harold Ramis con Bill Murray, del 1993

2) “È già ieri” con il regista Giulio Manfredonia e con Antonio Albanese, del 2004;

3) “50 volte il primo bacio” del regista Peter Seagal con Adam Sandler, del 2004.

4) “Source Code” del regista Duncan Jones con Jake Gyllenhaal, del 2011.

5) “Edge of Tomorrow” – Senza domani” del regista Doug Liman con Tom Cruise, del 2014

6) “Happy death day – Auguri per la tua morte” del regista Christopher Landon con Jessica Rothenberg, del 2017.

 

Tutti i soggetti sono costretti dal destino a fare alcune precise azioni:
– Rivivere in modo ossessivo le stesse situazioni fino ad apprendere come risolverle.

 

  1. Non temere la morte.
  2. Morire e rinascere. Tutti superano brillantemente la paura della morte.
  3. mparare a gestire le informazioni che inevitabilmente possiedono in anticipo rispetto al fluire degli eventi, per il miglioramento personale e il bene del prossimo, attraverso la continua ripetizione delle medesime situazioni.
  4. Accorgersi di come sia possibile armonizzarsi con l’ambiente per trarne vantaggio.

 

In realtà le pellicole, con delle varianti tra un film e l’altro, raccontano la medesima storia, quella di un soggetto perfettamente incasellato in un modello, cioè in uno stereotipo, che è condannato dal destino a rivivere lo stesso giorno all’infinito, fino a quando non avrà mutato atteggiamento.

Questa è la tipologia esistenziale della massa, della maggioranza delle persone: ripetono gli stessi schemi MA NON SE NE ACCORGONO.
Invece, in questi film, i soggetti dopo un iniziale spaesamento, se ne rendono conto perfettamente, e da lì iniziano a evolvere.
Solitamente è l’essere umano che cerca la novità di essere creando nuove situazioni. Qui assistiamo a un rovesciamento: è la stessa vita che per farti rendere conto di quanto sei sciocco, BLOCCA IL TEMPO e finché non comprendi, lei ti tiene fermo.

 

Qualunque azione che facciano, immancabilmente, il giorno successivo si ripete identico, si svegliano nello stesso posto, allo stesso modo, alla stessa ora. Incontrano le stesse persone che ripetono i medesimi discorsi.
Ogni giorno si ripresentano sempre le stesse scene di vita quotidiana. Tutto è ripetitivo, noioso e prevedibile. Ossessivo.

La maggioranza dell’umanità fa la stessa cosa.

Questa situazione inizia a pesare ai protagonisti, tanto da causargli stati depressivi e rabbiosi che, in alcuni film, culminano con il suicidio.
Si uccidono, si fanno uccidere o arrestare, rubano, ma tutto il giorno dopo riparte da zero. C’è da impazzire. A un certo punto però avviene la svolta: dopo la morte, e la successiva rinascita, i protagonisti cambiano atteggiamento. Si rendono conto che non sono gli altri che si ripetono bensì sono loro che non cambiano l’approccio col mondo. Iniziano a imparare, a sviluppare i talenti, a essere utile agli altri.

 

Nei film tutti i protagonisti hanno le “scadenze”. Sono appuntamenti che decidono volontariamente di prendere per rimediare a situazioni spiacevoli, come persone che soffrono, ragazzo che cade da un albero, persona che sta soffocando per aver ingurgitato un pezzo troppo grosso, salvare la terra dagli alieni, salvare dei viaggiatori di un treno da un attentato di un pazzo, e così via.

Cercano tutti di migliorare se stessi e il rapporto con gli altri.
Hanno capito di non avere scelta.

Avviene una presa di coscienza di quello che sono e su questa base iniziano a lavorare seriamente. Imparano, sperimentano, provano tutte le alternative possibili, migliorano costantemente l’ambiente, dove esistono. Quando si sbloccherà la situazione, quando giungerà, finalmente, il giorno successivo? Molti fanno coincidere questo momento con il fatto che vivono una storia d’amore. È comprensibile, ma non è la risposta giusta.

 

La vera causa scatenante è che i protagonisti hanno iniziato, giorno dopo giorno, ad amare se stessi, a capire i propri errori e correggerli, cosa che non avevano mai fatto prima. Hanno cominciato a prenderci gusto e a perdere quel sentimento di noia e ripetitività che caratterizza la parte iniziale del film.

 

HANNO ABBANDONATO LA MECCANICITÀ del sistema e cominciato a pensare su come migliorare la vita, avvalendosi della capacità di sapere prima quello che sarebbe successo.Hanno cominciato a prendere coscienza di sé. Anche se gli eventi si propongono identici, i protagonisti avevano il potere di cambiare molte dinamiche, esiti ed effetti di tutti quegli incontri scontati.

Ogni giorno veniva fuori qualcosa di nuovo, di diverso, da apprendere e utilizzare, in risposta al loro nuovo modo di agire. Chi si accorge di questa ripetitività evolve e cresce, gli altri no.

Le persone percepiscono la vita come monotona a causa della loro immobilità, della loro pigrizia nel rispondere in maniera più evoluta alla vita.

Nella versione con Antonio Albanese, il giorno che viveva ossessivamente era sempre il tredici di agosto. Il tredici è un numero che possiede una forte simbologia, significando la morte di uno stato e la rinascita in un altro. Per rinascere occorre prima morire a se stessi, poi, ma solo dopo, l’uomo nuovo comparirà, molto diverso da quello che era.
Il cambiamento. Morte e rinascita si susseguono sempre nella vita, naturalmente sta a noi decidere questo percorso. L’alternativa è fare come tutte le altre comparse del film. Alcune dichiarano apertamente che la loro vita scorre uguale tutti i giorni, lo sanno ma non provano a cambiare.

Dovrebbero far morire quelle situazioni e aprirsi al futuro, ma occorre coraggio e pochi lo possiedono. Vivono una noiosa abitudine senza mai accorgersi di quanto vuota sia quella vita, dal potente effetto sedativo, banale e inutile.

Il fatto di conoscere prima l’accadere degli eventi, richiama l’intuizione e il sogno. Sono due strumenti molto importanti che tutti potrebbero impiegare.
L’intuizione è la comprensione istantanea di una situazione.
Solitamente sono immagini che racchiudono ogni risposta, ma occorre conoscerne i codici.

Il sogno è molto più familiare.

Pochi pensano che sia utile. Invece è indispensabile per sapere, giorno dopo giorno, se stiamo facendo bene per noi stessi o no. Anche questo ha necessità di padronanza dei suoi codici. Per questi due aspetti consulta il mio libro “Il significato segreto delle immagini svelato attraverso i film” (Scribo, 2019), Intanto alcune dritte te l’ho già anticipate.

Ora trova questi film e guardali e poi vedrai che sorpresa “leggerli” alla luce di queste indicazioni!

Nel cartone animato Kung Fu Panda, la saggia tartaruga si esprime così: «Ieri è storia, domani è un mistero ma oggi è un dono, per questo si chiama presente». Una saggezza antica declinata in forma popolare, che rende bene l’idea di quello che intendiamo dire. Se lavori bene nel presente, qui e ora, è come se lavorassi nell’ovunque e sempre. Puoi fare tuo il concetto dell’eternità. Tutto parte da qui.

Finche i protagonisti dei film vivevano nella routine imposta con la forza, erano nel passato. Cioè il tempo non scorreva mai nonostante che si ricordassero tutto quello che era accaduto nei giorni precedenti. Quante volte le persone ripetono in automatico ciò che è già stato? Similmente, quando volevano in tutti i modi che il giorno nuovo arrivasse, vivevano in un altro tempo, nel futuro, che ancora non c’era.
In entrambe queste due situazioni i protagonisti non sono mai nel presente.

 

Solamente quando hanno cominciato a lavorare concretamente giorno dopo giorno, su tutte le situazioni che gli capitavano, ecco che il cambiamento è iniziato. Alla fine molti protagonisti progettano di restare lì, in quei luoghi che ha contraddistinto la loro trasmutazione, la loro nascita come esseri umani veri.

 

Vivere è sinonimo di fare.

 

Maurizio Fani

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