- FILM BANANA
- BANANA IL BRASILIANO
- FANNO TUTTI SCHIFO!
- TUTTI SONO SCONTENTI DELLA PROPRIA VITA
- LA SOLA STATALE
- LE PERSONE SPECIALI
- ATTO FINALE
i grandi spesso ne parlano ma nessuno la vuole veramente, qualcuno la cerca, pochi la trovano, perchè?
Non ha alcuna importanza se il film è famoso o sconosciuto. Non ha alcuna importanza amare il cinema, oppure se il film è piaciuto o no, se gli attori sono stati bravi o meno. Non è assolutamente di alcun rilievo il fatto che tu l’abbia visto. Lo puoi sempre vedere adesso.
Ciò che conta è solo la decodifica delle immagini. Non esiste un mezzo altrettanto valido per imparare e tenersi allenati nella decriptazione del significato segreto delle immagini dei sogni.
- FILM “BANANA” 2015
Il film si apre con immagini di casermoni di una periferia. Il cielo, per tutta la durata del film, sarà sempre nuvoloso e minaccioso. Il ragazzo si muove sempre in bicicletta. Come sottofondo Giovanni parla della felicità.
Analizziamo queste primissime immagini non con i soliti riferimenti culturali ai quali siamo abituati ma addentrandoci alla lettura di quello che veramente rappresentano. Questa volta “il sogno nel film” lo affrontiamo all’inizio E IPOTIZZIAMO CHE A FARLO SIA IL PROTAGONISTA, il quindicenne Giovanni Bandini, soprannominato “Banana”.
Se questa sequenza d’immagini fosse un sogno, quale valore gli daresti?
I palazzi di periferia rappresentano una zona popolare, di massa, dove vive la grande maggioranza delle persone. Abitazioni anonime, tutte molto simili che assomigliano più a loculi di cimitero che ad abitazioni per esseri umani. Attenzione non sto facendo una critica ma esamino da un certo punto di vista quello che osservo.
Il cielo con i nuvoloni è opprimente. Incombe uno stato depressivo sopra la moltitudine umana che vive ammassata senza cercare minimamente di differenziarsi per l’unicità che ognuno è ma cercando l’omologazione e la conferma sociale a tutti i costi.
Il mezzo di trasporto impiegato dal protagonista è sempre la bicicletta.
Come immagine mostra un gesto ripetitivo all’infinito che è il pedalare. In un sogno vuol dire andare a vuoto, esemplifica un finto piacere, un falso erotismo che non è vitale, naturale ma artefatto e meccanico.
Non può produrre niente di buono.
- BANANA IL BRASILIANO
Banana è il soprannome di un ragazzo, Giovanni Bandini, di una quindicina d’anni, che vive in una delle tante periferie italiane. I suoi compagni lo chiamano così perché non riesce a tirare dritto in porta (piedi a banana) e alla fine sbaglia sempre la conclusione.
Questo ragazzo all’inizio del film, durante un tema, si domanda: «Che cosa è per me la felicità?» e si dà anche una risposta: «È quando ti vai a prendere quello che c’è di grande nella vita, anche se devi superare tantissimi ostacoli e difficoltà. È una cosa che se la vuoi te la devi andare a prendere. A questa cosa ci penso molto spesso perché delle volte mi sento solo e disperato, altre volte, però sento che voglio essere felice, e non ho detto contento o sereno, ho proprio detto felice».
Mettiamo insieme questi quattro concetti e avremo svelato la storia del film in tutta la sua dolorosa profondità.
Il significato del sogno dice al ragazzo che le parole sono giuste, quello che sbaglia è l’azione. Lui insiste ad andare a vuoto seguendo o scontrandosi con i modelli che ha intorno. Pensa in un modo originale e adatto al suo Essere ma agisce in modo stereotipo, prevedibile e sbagliato.
Ecco allora lo stato depressivo, la sofferenza, la disperazione. Non sarà il falso innamoramento per la ragazzina a risollevarlo dall’amarezza della vita. Deve cambiare tipo di azione e soprattutto i suoi riferimenti. Facile a dirsi ma come può riuscirci? Quello che ho appena detto non lo fanno gli adulti. Lui avrebbe i numeri per farcela, il film dura poco, nell’ipotetico proseguimento della vita bisognerebbe vedere l’evolversi della situazione.
Abbiamo un ragazzo che ha portato alla luce la sua sofferenza esistenziale, ha coraggio da vendere, non si arrende, è un esempio di resilienza ma alla fine sbaglia.
Nel campetto si calcio, abbandona i panni del portiere per immedesimarsi in un goleador brasiliano incitato da un immaginario pubblico. Dopo aver scartato tutti gli avversari, manda alto il pallone. Non centra lo specchio della porta. Sbaglia.
Nella vita nonostante che sia in grado di capire molto di più di tutti i personaggi che gli ruotano intorno, non riesce a dare soddisfazione a quell’impellenza, a quell’urgenza che gli brucia dentro.
Nella lettera che Giovanni ha scritto tempo addietro un’ipotetica ragazza, e che la sorella scopre, si legge:
«Caro amore, stasera compio quindici anni ma sono lo stesso molto triste, perché se penso alla vita che mi aspetta ho già capito che non sarà magica e colorata come me la ero immaginata. La vita è grigia, mi aspetta al varco e questo mi fa paura. Ma so che ho una via di fuga, questa via di fuga è l’amore che ho per te. La ragazza di cui m’innamorerò mi salverà da questo grigiore da questa paura. Chiunque sarai, t’immagino mentre facciamo cose normali che però con te non sono grigie. Ho solo tanta paura che non t’incontrerò mai amore mio e che dovrò vivere tutta la vita senza di te. Ma se un giorno ti darò questa lettera vorrà dire che ti amo, che ti amo profondamente, ti amo più della mia vita. Io ti amo».
Segue una serie di date e conferme si parte da: “Gianni 1985 è ancora vero”, per arrivare a: “Gianni 2014 è ancora vero”. La stessa frase ripetuta per trenta volte! Cioè anche prima di nascere, secondo quello che ha scritto, lui aveva questo tipo di pensiero dal 1985, anche se è nato nel 2000. Lui è quello che dice.
Questo ragazzo che insiste sulla felicità sa bene che sarà molto difficile raggiungerla, ne è consapevole. Ciò nonostante vive una vita ispirata ai Carioca, ai calciatori brasiliani. Si sa che il Brasile pratica un gioco di attacco continuo. Tutti insieme, con il cuore appassionato, si gettano all’attacco. Abilissimi nel dribbling. Un nome per tutti il famoso Pelè ci ha donato dei veri spettacoli. Il Brasile però è sempre stato deficitario nel ruolo del portiere. È proprio la mentalità brasiliana che non collima con le caratteristiche dell’estremo difensore.
Gianni in che ruolo gioca con i suoi coetanei? Portiere. Proprio lui che è un fervente fan del calcio brasiliano perché sta in porta? Perché nonostante che scarti abilmente tutti non lo fanno giocare in attacco?
Eppure se ci fai caso. Quando dalla porta decide di andare all’attacco, riesce a superare ogni avversario, non è fermato da nessuno. Quindi, una certa abilità l’ha, anche se sbaglia sempre le conclusioni.
Sono i suoi amici che lo confinano tra i pali perché non è come loro, non pensa come loro ma soprattutto non “sente” allo stesso modo. La sensibilità di questo ragazzo è molto più avanzata rispetto a quella dei suoi coetanei, tutto sesso e furbizia. Lui non ha bisogno di essere furbo perché intelligente, ma questo non lo sa, non glielo ha detto mai nessuno.
Crede che la sofferenza che prova possa essere eliminata provando amore per una donna che ancora non ha incontrato. S’illude che un fattore esterno possa appagare il suo interno. Grande errore!
Per questo si perde dietro a Jessica, ragazza ordinaria, che al pari di tutti si lamenta, ma poi finisce per fare esattamente ciò che fanno gli altri.
Sputa su di lui ma poi si perde come molte e, forse, c’è un attimo in cui si rende conto che non può stare con Gianni perché non è alla sua altezza. È solo una frazione di secondo quando gli fa capire che non solo non sta più con lui ma neanche con quello che Gianni pensava.
Adesso se la fa con un altro ancora, e lei dice seriamente: «Fanno tutti schifo, vero?» lo dice riferendosi a lei, si riconosce incapace di diventare quello che a parole avrebbe voluto essere.
È solo un istante, passerà presto.
Questo ragazzo ha una sensibilità e un’intelligenza non comuni ma non ha alcuna “persona speciale” vera accanto che lo possa istradare e che gli insegni a usarsi, a tirare fuori da ogni situazione il vantaggio per se stesso.
Eppure la cerca e s’illude di averla trovata nella sorella. Banana rischia di farsi distruggere e annientare. Ragazzi così ne esistono e sono quelli che soffrono di più di tutti, proprio perché vivono la loro condizione come un difetto, un errore e non come una bellissima opportunità.
La scena del piccolo campetto dove i ragazzi giocano a pallone è eloquente, una bandiera scolorita e strappata e un cartello grande con scritto “VIETATO URLARE” (in un luogo dove giocano i ragazzi e davvero fuori luogo), dominano una partitella tra adolescenti.
- “FANNO TUTTI SCHIFO!”
Il ritornello di tutto il film. È molto difficile trovare una pellicola dove i protagonisti sono quasi tutti adolescenti che si comportano esattamente come i loro coetanei e fanno prevedere, già da adesso, che uomini e donne saranno. Quasi tutti intrisi di uno squallore sconcertante che non lascia spazio ad alcuna replica.
Troviamo ragazzi violenti e stupidi, attaccati ai soldi ragazze volgari che rincorrono una “facilità sessuale” che le degrada a ruolo di oggetti. Per loro la femminilità è tutta qui: farsi il maggior numero di maschi disponibili sulla piazza.
Siamo ben lontano da quel finto mondo ordinato e romantico che troppe volte abbiamo osservato sugli schermi. Questo è veramente uno spaccato dell’attuale situazione in cui versano gli adolescenti e non solo loro.
E gli adulti? Non sono migliori. Tutti mediocri, compresa la professoressa d’italiano Francesca Colonna (di nome e, di fatto, assolutamente rigida), che ha deciso di spargere su tutto e su tutti il fallimento della propria esistenza. Non si tratta di semplice frustrazione ma qualcosa di peggiore.
Il suo unico desiderio è il procurare dolore agli altri: sia con le parole nella scena in cui Banana le chiede consiglio (aiuto) e lei lo rifiuta, sia con i fatti quando abitualmente buca il pallone che i ragazzi giocando hanno inavvertitamente lanciato nel suo giardino.
«Mi guardo intorno e vedo solo cose brutte» lei dice ma non pensa di stimolare quel bello che ancora ci può essere. Non si può e non si deve diventare “brutti dentro” solo perché lo sono gli altri.
- TUTTI SONO SCONTENTI DELLA PROPRIA VITA.
Il padre di Giovanni che non comunica con la moglie, sempre intento a maledire i conti.
Il padre di Jessica che vive tra chiedere prestiti ai parenti e alle banche e che continuamente si lamenta del lavoro, dei cassonetti della spazzatura troppo vicino al suo bar, e infine “perché fa tutto schifo”.
Un insegnante, continuamente preso in giro dalla classe, ha lo stesso identico pensiero.
Il bidello e il professore di educazione fisica (zoppo) si lagnano di tutto quello che non va.
L’unico che non si lascia prendere da questo vortice meccanico è il preside che cerca di vivere una vita un po’ più equilibrata dei suoi colleghi.
Come lui stesso ammette, cerca di accorgersi di quello che c’è di buono.
Anche i ragazzi tanto giovani quanto disillusi della vita ripetono gli stessi discorsi dei loro genitori. Sono ragazzi ma sono già vecchi.
La sorella di Banana non si salva, studiosa ma incapace di mettere a frutto il suo sapere, condanna apertamente la ricerca della felicità che il fratello tenta di portare avanti, senza accorgersi che quella è l’unica strada che possiede per vivere una vita dignitosa.
Si arrende, va via con un fidanzato che non ama, a fare un lavoro che non le interessa in un posto che non le piace.
Per Banana la felicità è simile al calcio brasiliano, dove i giocatori vanno sempre in attacco, sfidano le difficoltà a cuore e viso aperto e alla fine… Se uno vuole essere felice, deve correre anche dei rischi. «Le persone normali stanno in difesa fanno catenaccio, non credono che ci siano le cose grandi. In difesa non si può essere felice, anche se si soffre meno. Io sono il più brasiliano che conosca».
- LA SOLA STATALE
La scritta all’ingresso della scuola, in cui le lettere C e U sono venute meno, sintetizza molto bene lo sfondo nel quale questi giovani si trovano. Una scuola senza mezzi, senza anima, dove persone frustrate perseguono il posto fisso per una ciotola di cibo. Che cosa potranno mai trasmettere alle future generazioni se non frustrazione, dolore, menefreghismo e impotenza?
Grazie al cielo non sono tutti così ma è fuori di dubbio che le scuole hanno pensato solamente all’occupazione degli insegnanti e non al bene dei ragazzi. La scuola dovrebbe essere il posto più bello in assoluto, dove un giovane desidera passare il suo tempo, non solo nelle ore canoniche di lezione ma sempre, notte e giorno, per apprendere, fare esperienza, confrontarsi, conoscere.
Le citazioni e i riferimenti della professoressa francesca colonna
sono tre: una di Oscar Wilde, una di Rainer Maria Rilke e la terza di Antoine De Saint-Exupéry autore del “Piccolo Principe”.
- Citazione di Oscar Wilde: «Siamo tutti nati nel fango, dalla terra veniamo e a lei torneremo, immersi nel fango dei problemi della vita, ma solo alcuni guardano le stelle».
- Citazione di Rainer Maria Rilke: «Che mai sarebbe la dolcezza se non fosse capace, tenera e ineffabile, d’ispirarci paura? A tal punto sorpassa la violenza intera che quando assale non c’è più difesa».
Prenderemo in considerazione per i nostri scopi solo la prima.
Le stelle sono i sogni e tutti sogniamo, ma pochi non rinunciano a essi e preferiscono affondare nelle sabbie mobili dell’esistenza.
Per sogno non si deve intendere qualcosa d’impossibile, di utopistico.
Il sogno attiva il desiderio al quale segue la volontà per realizzarlo.
Qual è il desiderio più grande che un essere umano può avere?
Essere se stesso, conoscere com’è dentro per costruirlo fuori, spalancando così le porte alla felicità.
La massima coerenza esistenziale possibile.
Facile? No, molto difficile, ma dobbiamo avere sempre questa tensione realizzativa. Le persone che lasciano morire ciò che sentono intimamente vero, muoiono poco a poco. Un uomo senza sogni non è più vivo. Anche Banana ha avuto un momento d’incertezza quando ha messo nel cestino tutti i suoi poster e le magliette del Brasile.
Ma è stato solo un attimo di sconforto. Immediatamente dopo non ha potuto tacitare quella parte di sé che pretendeva attenzione e vita.
Un discorso a parte va fatto per il “Piccolo Principe”.
Da notare che non se ne parla mai seriamente, non esiste una sola volta in cui è accennato qualcosa d’intelligente che riguarda questa’opera, sulla quale c’è moltissimo da dire, perché le tradizionali versioni mentono spudoratamente e si ammantano di un’ipocrita saggezza. Ti anticipo solo un’osservazione: l’autore è morto esattamente come ha scritto nel suo libro. Chiediti che cosa vuole significare.
- LE PERSONE SPECIALI
Giovanni dice: «Le persone speciali sono quelle che ti fanno capire che in attacco ci sono le cose grandi oppure quelle alle quali gli fai capire che in attacco ci sono le cose grandi».
Il ragazzo è fuori dal complesso materno. A lui non piacciono i suoi genitori, anche se riconosce una superiorità della madre rispetto al padre, non ne è succube.
È un attento osservatore della realtà. Allo stesso modo in cui s’improvvisa telecronista di calcio in maniera precisa, cogliendo tantissime sfumature che ai più sfuggono, ha cronometrato i tempi di “assenza dal controllo” della professoressa Colonna: ben sei secondi mentre disegna delle faccine su un foglio durante le interrogazioni.
Tutti dicono che fa tutto schifo. La professoressa Francesca Colonna, il padre di Jessica lo ripetono di continuo. I suoi coetanei hanno la ferma convinzione che i soldi li porteranno via da questo schifo. Denaro come liberazione. Anche questa è una falsa credenza. Quello “schifo” è interiore e dovunque andranno, lo porteranno sempre con sé.
I sogni del ragazzo sono molto interessanti. In ognuno è fatto oggetto di angherie da parte dei suoi coetanei. Che significa?
Il sogno indica che l’ambiente sociale in cui si muove il ragazzo non solo non lo riconosce ma lo vuole distruggere. L’inferiore quando si trova al cospetto di qualcuno che è più di lui, non cerca di capire come fare a migliorarsi ma preferisce eliminarlo, perché la sua sola esistenza lo conferma nelle sue incapacità. È normale che i suoi compagni, lo trattino male. Fortunatamente Banana non se la prende, è davvero troppo intelligente. Uno che si è ripromesso di essere felice, non contento o sereno ma felice, non può certamente crollare dinanzi a questi atteggiamenti stupidi e inevoluti.
Uno che vuole essere davvero felice guarda avanti.
7) L’ATTO FINALE
Il film si chiude con l’ennesima partitella di calcio, nella quale immancabilmente lo spirito brasiliano di Giovanni Bandini detto Banana prende il sopravvento, esce dai pali, lascia la difesa della porta e scarta tutti gli avversari ma sbagli il tocco finale e manca lo specchio della porta avversaria. La professoressa Colonna, ormai è abituata alle continue richieste dei ragazzi dell’attiguo campetto, esce, prende il pallone e invece di bucarlo come sempre, lo restituisce integro.
Tutti sono euforici perché il pallone stavolta non è stato bucato con il falcetto. Ecco cosa significa “leggere le immagini”.
Durante una partita di calcio perché la tifoseria esulta? Perché una squadra ha compiuto una bell’azione, il portiere ha fatto una bella parata acrobatica, l’attaccante ha fatto un bel tiro in porta, insomma, il motivo della gioia è legato all’esito della partita.
Qui non è così. Il tiro è andato fuori e il fatto che il pallone non sia stato distrutto nulla ha a che vedere con il gioco del calcio. Esultano tutti per qualcosa che non è vero. Non c’è vittoria, non c’è risultato, non c’è bellezza!
Non si può gioire dei fallimenti, altrimenti non riusciremo più a distinguere il giusto dallo sbagliato, il bene dal male, ma vivremo solamente immersi in una deformante confusione. È proprio con la confusione nei confronti della vita che questo film si chiude.
La mia esperienza nelle scuole mi ha sempre insegnato che il problema non sono mai i ragazzi ma i genitori e i loro insegnanti, incapaci di apprendere il nuovo e di comprendere che i loro figli e i loro allievi sono tutti delle novità esistenziali, uniche e irripetibili, che vanno aiutate a trovare la loro strada, uno a uno.
Belle parole vero? Poi subito dopo mi chiedo: ma se questi insegnanti e questi genitori, che non hanno mai pensato, di essere felici, di cercare la propria strada e di conoscere se stessi, come possono insegnarlo?
Questo film andrebbe fatto vedere a tutti i ragazzi di tutto il mondo ma ho il grande timore che non ci sarebbero insegnanti capaci a farlo comprendere.
Maurizio Fani