1. LA STORIA
    2. PAUL ANKA, FRANK SINATRA E “MY WAY”
    3. MY WAY – TESTO ORIGINALE E TRADUZIONE
    4. INTERPRETAZIONE

     

    Anche le canzoni, come i quadri, le opere scritte e ogni espressione umana, possiedono dei significati che non tutti riescono a cogliere.

    Molti si fermano solo a livelli superficiali e non soppesano e ponderano adeguatamente le parole e il modo in cui vengono dette.

    Invece, a ben vedere, anche le canzoni possono essere veicolo di messaggi importanti per la nostra crescita.

    Questo è il caso di “My Way”.

    1) LA STORIA

    Jacques Abel Jules Revaud, meglio conosciuto come Jacques Revaux cantante e compositore di testi, abbozza un motivo dandogli anche un nome in inglese: “For Me”. 

    Brano triste, melodia già sentita: fu il giudizio del produttore Gilbert Marouani. Anche Hervè Vilard, cantante pop che proveniva da un grosso successo discografico con la canzone “Capri c’est fini”” (3.3 milioni di dischi venduti nel 1965) non considerò la canzone valida.

    Nel 1967 Claude François (1939-1978), cantante nato in Egitto da padre francese e madre italiana, nella Hit Parade francese da alcuni anni, sentì la canzone e la trovò adatta per descrivere la sua vicenda biografica: era stato lasciato da France Gall, al termine di una relazione amorosa di tre anni.

    Lavorando con il paroliere Gilles Thubuat, scrisse un testo descrivendo l’interruzione di una relazione ormai divenuta solo routine, ma che avrebbe voluto che continuasse, e gli diede il titolo “Comme d’habitude” (Come al solito). 

    Il pezzo così rielaborato a detta dello stesso François «fu un grido che usciva dal cuore perché ero veramente disperato». 

    Caratteristica della composizione era la linea melodica del ritornello, che lo stesso François definì “refrain pont”, costituita da un crescendo fino alla frase clou del pezzo (Comme d’habitude che in inglese diventò I did it my way).

    Nel novembre del 1967 Claude François la registrò, e il 45 giri entrò subito nella Hit Parade. François ne preparò anche una versione per il mercato italiano: i versi furono scritti da Andrea Lo Vecchio e il brano “Come sempre”, uscì nella facciata B del 45 giri “Se torni tu”, ormai sprofondato nell’oblio.. 

    Fu tradotta in inglese da Paul Anka che la propose a Frank Sinatra, il quale ne fece quel mito di canzone che è.

    La canzone uscì in tedesco col titolo “So leb dein Leben” e riproposta da Michel Sardou in francese e in spagnolo col titolo “A mi manera” traduzione ricalcata sul testo inglese, riproposta poi negli anni novanta dai Gipsy Kings con lo stesso titolo ma col testo modificato.

    In seguito questa canzone è stata ripresa da vari cantanti tra cui Elvis Presley, Mireille Mathieu, Sid Vicious, Bovvy Solo, Patty Pravo, Fred Bongusto, Nina Hages, Roberto Vecchioni, Luciano Pavarotti, Andrea Bocelli, Michael Bublè, consacrandosi col tempo fra le canzoni internazionali più conosciute e amate.

    2) PAUL ANKA, FRANK SINATRA E “MY WAY”

    Il brano che maggiormente rappresenta Frank Sinatra, ancor più di “Strangers in the night”, è “My Way”.

    Nel 1968, anno di nascita di “My way”, Frank è nel pieno della sua carriera, due anni prima canta “Strangers in the night” e rilancia la Bossa Nova duettando con Antonio Carlos Jobin sulle note di “The Girl of Ipanema” “La ragazza di Ipanema” cantata in inglese da Sinatra e in brasiliano da Jobim.

    My Way usci con l’album “My Way” nel 1969.

    Ma il merito fu in gran parte solo di Paul Anka e non certo di Frank Sinatra, il quale si limitò a usare la sua bella voce e non certo a divulgare il messaggio che conteneva.

    Paul Anka, che si trovava in quel periodo in Francia, ascoltò “Comme d’habitude” alla radio. Colpito dal brano, pensò a un adattamento in inglese. Dopo essersi recato a Parigi per trattare l’acquisto dei diritti, compose i versi e sottopose la canzone, intitolata ora “My Way”, a Frank Sinatra. 

    La versione inglese non è un adattamento, ma un testo a sé stante, che non ha nulla a che vedere con la versione originale.

    Lo spessore del significato di questa canzone lo si deve a Paul Anka.

    La canzone racconta la storia di un uomo, forse vicino alla morte, che traccia un bilancio della sua vita e non ha molti rimorsi poiché ha sempre vissuto a modo suo. 

    Il tema calzava a pennello per Sinatra, ne ricalcava lo stereotipo che la gente amava ma lui non ne fu colpito. 

    A convincerlo ci pensò sua figlia Nancy: secondo lei era appropriata per il padre che incarnava il mito americano del “self-made man”. 

    Sinatra ammise più volte di odiare la canzone, che pure era stata “molto buona con lui”, opinione confermata dall’altra figlia Tina in un’intervista alla BBC: il padre la trovava “autoindulgente e auto declamatoria”.

    Paul Anka incise la propria versione nel 1969. 

    La canzone fu tradotta in moltissime lingue.

    La canzone non piaceva particolarmente neanche a Presley, che non riusciva a sentirla sua, e non si sentiva a suo agio a cantarla dal vivo.

    Comunque, Presley eseguì il brano in almeno due grandi produzioni del periodo: il documentario musicale “Elvis on Tour” e nel successivo concerto ì “Aloha from Hawaii”. Elvis la personalizzò con la ripetizione dell’ultima battuta (“the record shows I took the blows and did it my way”) che si concludeva con un intenso acuto.

    È davvero singolare come questo brano non sia piaciuto, nonostante il successo planetario che ha ottenuto.

    È anche spiegabile.

    La particolarità del testo ha fatto sì che il “tema incontrasse”, a livello inconscio naturalmente. Tutte le persone vorrebbero vivere a modo loro anche se poi, nella realtà, quasi mai accade.

    Le persone vivono frustrate nei recinti a cui sono state relegate e ben poco fanno per emanciparsi da quelle gogne e vivere per come sono.

    Pochi osano e molto probabilmente né Sinatra e né Presley, possedevano quel tipo di coraggio e di anima tale da poter comprendere la particolarità che Paul Anka aveva segretamente inserito all’interno del suo capolavoro.

    “My way” è diventato un classico della canzone popolare e uno dei pezzi più eseguiti al mondo. Secondo un biografo di Claude François, vi sono circa duemila incisioni del brano. 

    In Italia My Way non è mai entrata nella classifica dei 45 giri, ma rimane uno dei cosiddetti long seller, che pur non avendo mai avuto picchi di vendita, ha continuato a essere per anni uno dei titoli più acquistati, sia su singolo sia su raccolte vincendo il disco d’oro. 

    Il singolo raggiunse la quinta posizione nel Regno Unito e vinse il Grammy Hall of Fame Award 2000.

    Claude François Jr., attuale detentore dei diritti d’autore dopo la morte del padre, percepisce circa 750 000 euro all’anno, questo grazie anche a una causa che suo padre intentò dopo essersi accorto che le somme versategli erano misere rispetto al dovuto.

    In sintesi, molto successo e molto denaro non sono stati sufficienti per “aprire” e rendere disponibile il suo magico significato alla massa.

    3) MY WAY -TESTO ORIGINALE E TRADUZIONE

    And now, the end is near

    (E ora la fine è vicina)

    And so I face the final curtain

    (E quindi affronto l’ultimo sipario)

    My friends, I’ll say it clear

    (Amici miei, lo dirò chiaramente)

    I’ll state my case of which I’m certain

    (vi dico qual è la mia situazione, della quale sono certo)

    I’ve lived a life that’s full

    (Ho vissuto una vita piena)

    I’ve travelled each and every highway

    (Ho viaggiato su ogni strada, cioè ho conosciuto la vita in ogni suo aspetto)

    And more, much more than this

    (Ma più. Molto più di questo)

    I did it my way.

    (Ho fatto me stesso)

    Regrets? I’ve had a few

    (Rimpianti?, ne ho avuti pochi)

    But then again, too few to mention

    (troppo pochi per citarli)

    I did what I had to do

    (Ho fatto quello che dovevo fare, ho compiuto il mio progetto esistenziale)

    And saw it through without exemption.

    (Ho visto tutto senza risparmiarmi)

    I planned each charted course

    (Ho programmato ogni percorso)

    Each careful step along the byway

    (Ogni passo attento lungo la strada della mia vita)

    And more, much more than this

    (Ma più, molto più di questo)

    I did it my way

    (Ho fatto me stesso)

    Yes, there were times, I’m sure you knew

    (Sì, ci sono state volte, sono sicuro che lo sapete anche voi)

    When I bit off more than I could chew

    (Quando ho affrontato sfide più grandi di me)

    But through it all, when there was doubt

    (Ma nonostante tutto questo, quando c’era un dubbio)

    I ate it up and spit it out.

    (l’ho mangiato e poi l’ho sputato)

    I faced it all and I stood tall

    (Ho affrontato tutto e sono rimasto in piedi)

    And did it my way

    (Ho fatto me stesso)

    I’ve loved, I’ve laughed and cried

    (Ho amato, ho riso e pianto)

    I’ve had my fill – my share of losing

    (Ho vinto e ho perso)

    But now, as tears subside

    (ma ora, mentre le lacrime si placano)

    I find it all so amusing

    (Trovo tutto così divertente)

    To think I did all that

    (Pensare che ho fatto tutto questo)

    And may I say, not in a shy way

    (E posso dire senza timore)

    Oh no. Oh no, not me.

    (Oh no. Oh no, non io, non posso credere di aver fatto io tutto questo)

    I did it my way

    (Ho fatto me stesso)

    For what is a man? What has he got?

    (Cos’è un uomo? Per che cosa esiste? che cos’ha?)

    If not himself – Then he has naught

    (Se non possiede se stesso, allora non ha niente)

    To say the things he truly feels

    (Per dire le cose che davvero sente)

    And not the words of one who kneels.

    (E non le parole di uno che si inginocchia)

    The record shows I took the blows

    (La storia che è incisa sulla mia anima mostra che le ho prese)

    And did it my way

    (Ho fatto me stesso)

    Yes, it was my way.

    (Si, ho compiuto me stesso, ho fatto a modo mio).

    4) INTERPRETAZIONE

    L’immagine della propria strada è la vita che tutti noi dobbiamo percorrere.

    Il tema trattato dal testo è “universale”, ma non come la gente comune potrebbe pensare.

    Non si tratta del sogno americano, dell’uomo che si fa da solo partendo da condizioni sfavorevoli. Sinatra proveniva da una famiglia operaia della periferia americana. 

    Viveva a Hoboken, nel New Jersey. 

    Ma questa coincidenza non spiega la profondità del testo.

    Occorre andare molto oltre.

    In questa canzone è ascritto il principio primo dell’esistenza: amare, conoscere e costruire se stessi.

    Si tratta di un uomo che affronta con consapevolezza la sua fine. 

    È vicino alla morte, ma non è affatto triste come molti potrebbero pensare, infatti sorride.

    È pronto a vedere che cosa c’è dietro l’ultimo velo (la morte) che lo attende.

    Chi ha vissuto bene, muore anche bene, serenamente poiché sa che ha fatto il possibile per non tradirsi.

    Per affrontare questo cruciale evento ripensa alla sua esistenza. 

    Come se la rivedesse scorrere dinanzi ai suoi occhi.

    Quest’uomo non è perfetto, non è un super uomo.

    È un uomo che ha fatto consapevolmente se stesso, che non si è fatto pilotare da nessuna intenzionalità estranea alla sua, che ha sempre cercato di non mollare mai e, nonostante i tanti errori che ha commesso, si è sempre rialzato.

    La vita, attraverso i suoi colpi, guida il saggio e gli indica la strada giusta da seguire, mentre l’uomo ordinario si arrabbia, accusa, inveisce e si considera sfortunato, non capendo che lui e solo lui è l’unico vero responsabile.

    Non c’è traccia di lamentela, di rimpianto.

    Non impreca contro niente e nessuno.

    Non c’è rabbia e acredine.

    Non esiste disperazione per l’incombente fine.

    C’è solo una gran pace, una serena visione superiore della vita.

    Sa bene che se uno non ha se stesso, non possiede niente. 

    Ha vissuto sempre, senza risparmiarsi mai, osando, rischiando, talvolta vincendo e perdendo, ma alla fine HA VISSUTO PIENAMENTE per come il proprio progetto di natura aveva previsto.

    HA AGITO. Il fare è sempre stato il suo modo di vivere.

    Ha fatto semplicemente se stesso. Quindi non un agire per come altri avrebbero voluto, MA IL SUO SPECIFICO ED ESCLUSIVO MODO, UNICO E IRRIPETIBILE.

    Ha posto al centro della propria esistenza se stesso, imparando dalla sua anima e compiendosi, senza delegare ma anche senza lasciarsi influenzare da un esterno.

    Ha fatto se stesso.

    Ha amato, conosciuto e realizzato ciò che era IN ARMONIA CON IL MONDO.

    Proprio per questo ha un fare amichevole fin dall’inizio.

    Aver compreso come vivere, il proprio scopo e la determinazione che è necessaria per portare a termine questo arduo compito, è il più bel messaggio che questa canzone, tanto famosa quanto poco capita, può ancora donarci.

    Maurizio Fani

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