1. UNA STORIA VERA?
  2. LA TRAMA
  3. LE PRIME SCENE
  4. IL DEMONE BAAL
  5. IL PASSATO FAMILIARE E I SOGNI DI MICHEAL KOVAK
  6. CHI AVEVA FEDE?
  7. CONCLUSIONE

 

Film del 2011 con Anthony Hopkins come protagonista nei panni questa volta di un anziano gesuita, esperto di esorcismi.

La trama è molto simile ad altri film simili ma questa volta si distacca dal genere “horror” volto a “spaventare” lo spettatore e mette a fuoco la vera problematica che per ignoranza e per forzature dogmatiche, è attribuita alla figura del diavolo.

Nel film non compaiono gli effetti speciali propri di questo tipo di film, come teste che girano a 360 gradi o crocefissi infilati nelle parti genitali. 

Niente di tutto questo per fortuna. 

Il regista è stato a mio parere molto attento a non scadere nel “già visto” e ha voluto puntare tutto sui singoli personaggi più che sull’argomento già abbondantemente sfruttato.

Pare che la storia sia realmente accaduta.

 

1) UNA STORIA VERA?

Il personaggio di Michael Kovak è inventato, in toto o in parte, questo non è dato saperlo, mentre padre Lucas è ispirato alla figura realmente esistita di padre Gary Thomas.

Padre Thomas era al tempo uno dei 14 esorcisti certificati dal Vaticano presenti su suolo americano Ha studiato presso l’Athenaeum Pontificium Regina Apostolorum, a Roma, e durante i suoi studi ha incontrato il giovane giornalista Matt Baglio, che ha iniziato a scrivere una cronaca dettagliata del percorso accademico e spirituale del parroco nel libro “Il rito. Storia vera di un esorcista di oggi”. 

Tutti i racconti fatti dal prete a Baglio sono stati raccolti dal giornalista minuziosamente e documentati, costruendo un discorso sull’esistenza di Satana, del male, e interrogandosi sulla necessità o meno degli esorcismi.

Il regista ha voluto la presenza di padre Thomas durante le riprese in qualità di suo consulente perché aveva l’esperienza di circa cento vere o presunte possessioni demoniache.

Padre Thomas ha detto che l’80% delle persone che gli si rivolgono hanno subito abusi di natura fisica o sessuale. Ogni volta che è convocato per un esorcismo, si premura di assicurarsi che prima di lui la persona in questione abbia ricevuto tutto l’aiuto medico e psicologico possibile.

La certezza sulla veridicità dell’accaduto non l’avremo mai ma questo a noi interessa assai relativamente.

Come sempre siamo di fronte a una storia con dei personaggi che pensano, agiscono e ottengono comunque dei risultati. Vediamo se i risultati sono positivi o meno e cerchiamo di rintracciare la matrice psichica che 9indubbiamente li ha causati.

Per tutti noi questo deve essere solo un esercizio, un allenamento a non farsi sopraffare dai pregiudizi ma di restare saldamente avvinghiati a ciò che è.

Nel finale del film invece una didascalia sostiene che Padre Lucas Trevant esercita esorcismi vicino a Firenze e padre Michael Kovak è uno dei 14 esorcisti in America come base vive nella parrocchia di Chicago.

Per appurare la verità occorrerebbero altre ricerche le quali nulla aggiungerebbero al lavoro svolto.

È irrilevante sapere a chi si riferisce il film.

A noi la proiezione serve solo per comprendere ben altro.

 

2) LA TRAMA

Il protagonista Michael Kovak (Colin O’Donoghue) è sempre vissuto molto vicino all’attività paterna di pompe funebri.

Micheal fugge da una situazione familiare particolare, decide di entrare in seminario anche per farsi un’istruzione che non avrebbe potuto permettersi.

Per tutto il film non è mai veramente convinto della propria vocazione e della fede. Giunto quasi alla fine del suo percorso spirituale, sembra volersi ritirare dagli studi teologici.

Uno strano incidente lo porta a discutere col suo mentore che lo ricatta: se lascia il seminario, dovrà pagare 100.000 dollari per gli studi che ha fatto gratuitamente.

Padre Matthew (Toby Jones) lo convince a recarsi a Roma, dove seguirà un corso di stampo universitario per esorcisti.

Visto il suo scetticismo, uno dei suoi più severi insegnanti di Roma, padre Xavier (Ciaran Hinds), lo manda ad assistere a un esorcismo eseguito da padre Lucas (Anthony Hopkins) su Rosaria (Marta Gastini), una sedicenne incinta con storie di abusi sessuali in famiglia.

Michael, vittima di mille tentennamenti, non salverà la ragazza ma aiuterà padre Lucas a liberarsi da una possessione e rimarrà all’interno della chiesa.

 

3) LE PRIME SCENE

Come sempre analizziamo i primissimi minuti del film. Questo ci permettere di capire, sin dalle prime battute, il significato simbolico del film che seguirà.

Osserviamo attentamente le immagini dei primi quattro minuti.

Possiamo rilevare in ordine di apparizione:

  1. a) UNA MOSCA – È un insetto che segnala un’attività di decomposizione esistenziale. Una mosca è indice che si sta programmando al nostro interno una situazione contro la vita.
  2. b) UN RECIPIENTE CON DENTRO UN COLORE GIALLOGNOLO- Il colore giallo di quel tipo indica sempre una patologia in corso.
  3. c) UN CROCEFISSO – Rappresenta due linee che si spezzano a vicenda. È sempre simbolo di regressione. Inoltre è storicamente uno strumento di dominio.
  4. d) UN CADAVERE – La fine della possibilità di esistere per comprendere. 
  5. e) UN GORGO – Se osservi bene lo scorrere dell’acqua nel buco nero si prova un sentirsi risucchiati, deprivati energeticamente. Rappresenta l’opposto della sorgente. Prelude alla scissione da se stessi.
  6. f) UN TATUAGGIO ROSSO E NERO SULLO STINCO SINISTRO DELLA DONNA – L’immagine ritratta è quella del diavolo con il “trishule”, il forcone a tre punte. È un simbolo molto antico e precedente al Cristianesimo di migliaia di anni. Ebbe origine in Estremo Oriente, e simboleggia il superamento della dualità (le due punte laterali) con la riunificazione nella sintesi della punta centrale, detta anche androgino.
  7. g) UN BRACCIALETTO CON DUE CIONDOLI: UNA RANA E UN OCCHIO.

La rana – persona apparentemente positiva, buona e disponibile ma che in realtà è fortemente negativa.

L’occhio – Essere sotto osservazione da parte del meccanismo omologante che vuole imporre la sua meccanicità a scapito della propria vita.

  1. h) UNA BARA
  2. i) DIALOGO COL PADRE. Il ragazzo chiede com’è morta la ragazza. Il padre risponde che loro servono i morti ma non parlano mai di loro perché porta disgrazia. Il figlio replica che ci teniamo i morti dentro casa che cosa può esserci di peggio.
  3. j) 3 ALTALENE VUOTE – L’altalena identifica un movimento oscillatorio sempre uguale a se stesso, quindi meccanico. Rappresenta una fissazione complessuale materna.
  4. k) UN INSIEME DI OGGETTI ABBANDONATI CHE ASSOMIGLIANO TUTTI A DELLE GRIGLIE. La griglia esemplifica un vaglio meccanico che vuole deformare la vita per i suoi scopo omologando l’esistenza a degli stereotipi che controllano e impediscono all’essere umano di realizzare se stesso.

Tutti questi simboli in così poco spazio fanno presagire le dinamiche del film. Tutto nasce dalla madre di Michael, morta in mezzo a una fede religiosa ossessiva. Le tre altalene vuote stanno a significare che i tre componenti del nucleo familiare sono stati già “catturati” dal meccanismo omologante.

Nessuno di queste persone attinge più a un sano egoismo vitale, e il film lo dimostrerà ampiamente.

Possiamo anche incolpare il diavolo ma esso poco c’entra in questa vicenda, dove l’uomo, ancora una volta, è assassino di se stesso.

So bene che è difficile prendere una posizione in questo momento per te ma ogni filosofia, ogni conoscenza, anche ogni pregiudizio si fermano di fronte ai fatti.

Michael non sta vivendo un bel periodo e le menzogne che si sta raccontando sulla sua fede e sulla sua famiglia sono tante.

Non sta facendo nulla per la sua vita ma sta semplicemente subendo volontà a lui estranee. 

Volontà malate, perverse, questa volta sì che posso utilizzare il termine “diaboliche”.

Almeno questo lo vedi? 

La responsabilità è solamente SUA. Troppo facile incolpare il diavolo.

Tutti mentono.

Padre Lucas mente.

Lui mente.

Anche il sacerdote che tiene il corso mente.

Non si fanno domande. Spiegano tutto per come gli hanno insegnato.

In realtà Michael all’inizio si faceva delle domande ma poi ha cessato.

Ma chi sta facendo il prete peraltro esorcista e non ci crede?

Lui!

 

4) IL DEMONE BAAL

Senza andare a incrinare il credo religioso di chi si professa fedele, mi limiterò a riportare un breve passo dello storico Mauro Biglino sulla figura del diavolo, poiché ritengo importante ciò che dice alla luce delle mie osservazioni.

Partiamo da qui.

«Il nome di Satana è presente 18 volte nell’Antico Testamento e dobbiamo subito premettere che la maggior parte di ciò che si crede o si oensa di sapere su di lui non proviene sa questo libro.

In Ebraico il termine “Satana” (sQv) significa “avversario” e definisce una funzione precisa: l’antagonista. Anche il termine “malàkh” (angelo) identifica semplicemente la funzione del messaggero.

Il fatto che sia spesso preceduto da un articolo documenta che non si tratta di un nome proprio attribuito a un’entità materiale o spirituale che sia.

Indica uno status o un compito.

La figura di Satana non esiste come singolo attore che agisce con la sua personale individualità, ma rappresenta una posizione, una funzione che può essere svolta sia da uomini sia da angeli.

Non è necessariamente un antagonista di Dio.

Spesso è un esecutore fedele perché compie ciò che lo stesso Dio vuole. 

Non può quindi essere identificato in maniera inequivocabile come il capo di schiere ribelli.

La tradizione religiosa ha, di fatto, realizzato una fusione tra Satana e Lucifero. Quest’ultimo significa “portatore di luce” ed è servito per identificare un “corpo celeste splendente del mattino”, cioè il pianeta Venere che compare all’alba anticipando la luce del giorno.

Secondo la tradizione giudaico-cristiana con questo termine s’intende un essere incorporeo e luminoso di natura eminentemente maligna, spesso indicato come il capo dei demoni, il signore degli inferi, luogo ove giacciono i dannati.

Secondo questa interpretazione Lucifero era un angelo cacciato dal paradiso, sarebbe diventato il Satana cioè l’avversario per eccellenza di Dio.

Questo significato è stato tratto da un’interpretazione particolarissima di un passo di Isaia, così i padri della chiesa stabilirono l’identità tra Lucifero “astro del mattino” di Isaia e il Satana avversario di Giobbe e dei Vangeli, operando una saldatura che è entrata nella tradizione religiosa e popolare.

Gnòsis, termine greco che significa una forma speciale di conoscenza.

Conoscenza che non procede da contenuti di fede acquisiti per intermediazione né da principi o postulati, ma si realizza come accesso diretto al divino, mediante una sorta d’illuminazione interiore, al termine di un cammino, spesso misterico, che garantisce il raggiungimento della salvezza spirituale agli iniziati.

Anche la gnosi ha utilizzato la figura di Lucifero ma l’ha spogliato delle connotazioni negative e gli ha attribuito una funzione liberatoria e salvifica nei confronti del demiurgo, l’artefice dell’Universo.

Il serpente Lucifero sarebbe chi ha spinto l’uomo ad acquisire la conoscenza del Bene e del Male, a emanciparsi fino a rendersi simile a Dio.

I contrasti insanabili tra valenze positive e negative attribuite alla stessa figura evidenziano ancora una volta i rischi che si corrono quando si abbandona la letteralità del testo e si procede guidati da finalità ideologiche e dottrinali.

La Bibbia stessa è molto lontana dall’iconografia tradizionale che vuole vedere in Satana/Lucifero il principe dei demoni.

La teologia ha inventato la figura dei diavoli partendo dai nomi che la Bibbia attribuisce agli elohim/baal, avversari di Yahweh.

Yahweh aveva dei nemici altri elohim, individui in carne ed ossa come lui, dai nomi dei quali sono stati inventati i vari demoni.

Yahweh invece è stato fatto diventare Dio, mentre i suoi nemici, sono stati chiamati Belfagor e Belzebù.

Dall’elohim Baalpeor hanno inventato Belfagor e dall’elohim Baalzevuv hanno inventato Belzebù. Questo fatto dei nomi è addirittura confermato dal rabbino capo della comunità di Roma, Rev. Riccardo di Segni».

Secondo la religione giudaico-cristiana Dio e il diavolo vanno di paro passo, l’uno non può fare a meno dell’altro. In effetti, la creazione del diavolo è stata assai funzionale alla sua divulgazione.

Esiste forse un altro motivo oltre a questo?

Penso di sì.

Le cose semplici non si riescono a cogliere.

Abbiamo bisogno della complessità da suddividere all’infinito e analizzare continuamente. La mente al cospetto di una complessità può rimuginare quanto desidera, è nel suo centro.

Invece una cosa semplice non può essere colta dalla mente ma solamente dal sentire.

Dio è un’intuizione, non certamente una persona, un individuo. 

Questo mi sembra il minimo.

Dio è semplicemente la VITA, l’ESSERE.

Si può solo intuire ma per farlo occorre per prima cosa cercarlo al proprio interno.

Chiaramente Dio è ovunque in ogni manifestazione ma detta così saremo sempre ciechi e sordi alla sua presenza.

Invece scoprendolo dentro di noi cambia tutto, poiché poi abbiamo il paradigma di che cosa cercare in modo da poterlo riconoscerlo e godere della sua emanazione.

Ugualmente il bello, il buono e il bene non sono definibili con delle qualità. Sono termini così semplici che metterli accanto ad una qualsiasi definizione si soffoca il significato originale.

Il ragionarci sopra non fa che ridurre irrimediabilmente il loro peso.

Così l’Essere e la Vita.

Già affermare che l’Essere è e che la vita è, corrisponde a una tautologia, un’inutile ripetizione.

Per colpire la mente delle persone devi mettere qualcosa contro qualcos’altro. In questo modo si delinea un confine tra le due realtà, dove una sarà quella assolutamente buona e l’altra il suo esatto contrario.

Possiamo affermare senza ombra di smentita che Dio non è il diavolo e che la vita non è la morte. Qui ci dobbiamo fermare poiché definire Dio, la Vita e l’Essere, è impossibile senza sminuire i tre termini che poi si riducono al medesimo concetto.

Vita, Dio e l’Essere, coincidono perfettamente per quello che l’intenzionalità di natura ha previsto.

La teologia afferma che Dio è tutto meno il diavolo.

Ma questo diavolo da dove salta fuori?

Dio è o non è l’unica forza creatrice?

L’unica provenienza plausibile è che Dio lo abbia creato, oppure il diavolo possiede forza generatrice autonoma.

Dio ha bisogno del diavolo per continuare a esistere, nella stessa misura in cui i carcerieri hanno bisogno dei carcerati e i gendarmi hanno bisogno dei furfanti, altrimenti non avrebbe senso la loro funzione.

La parola “diavolo” deriva dal verbo greco diabàllo = separare, porre barriera, porre frattura, oppure, in senso metaforico, calunniare. 

Ecco che nasce il significato originale del termine: il diavolo è chi crea, attraverso la menzogna, la separazione tra uomo e Dio. 

È chi crea, attraverso l’inganno una frattura nell’anima del singolo individuo.

Adesso sostituiamo al termine diavolo la parola errore esistenziale.

Che cosa è un errore esistenziale?

Corrisponde a un’azione che ci allontana dal nostro Punto Zero, dal nostro intimo.

Non amare se stessi, non conoscere chi siamo, non focalizzarsi sulla propria realizzazione, vivere con un partner che non amiamo, considerare gli altri più importanti di se stessi, seguire degli stereotipi, delle religioni, delle teorie in maniera acritica e meccanica, svolgere dei lavori che non ci piacciono.

Le menzogne che l’essere umano si racconta e nelle quali crede, lo allontanano dalla propria interiorità, dal progetto di vita, unico e irripetibile.

Il significato muta integralmente, assistiamo a un’immediata ricaduta sull’esistenza di ognuno.

Ed ecco che compare il termine peccato.

Nella Bibbia la parola “peccato” significa primariamente “fallire il bersaglio”, come chi scocca la freccia sbagliando clamorosamente il centro. 

DIO (LA VITA, L’ESSERE) ci ha creati, sa come funzioniamo, sa cosa veramente di rende felici e noi, invece di fidarci, decidiamo di testa nostra cosa è la felicità. Il male, non è tanto trasgredire a un ordine, ma agire allontanandosi dal proprio bene. Ovviamente in gioco c’è sempre la nostra libertà: il peccato si presenta sempre come un ipotetico bene, si maschera sempre da cosa positiva per poterci ingannare: nessuno di noi berrebbe da un bicchiere con l’etichetta “veleno”!

Invece lo facciamo spesso, troppo spesso.

Venire meno al proprio progetto di natura vuol dire proprio questo: commettere peccato mortale verso se stessi, per AVER FALLITO IL BERSAGLIO, per non portare a termine il compito cui siamo stati chiamati fin dal nostro concepimento, cioè il Punto Zero.

Siamo partiti dal demone per poi giungere a Dio, alla Vita e all’Essere e infine abbiamo visto l’ipotesi che il diavolo possa rappresentare l’insieme dei nostri errori esistenziali che ci farebbero mancare l’obiettivo della nostra esistenza.

Questa è e resta una mia interpretazione che non ha assolutamente nessuna presunzione di verità. Solamente l’esperienza mi ha sempre confermato che quando facciamo bene per noi otteniamo risultati positivi, mentre quando compiamo azioni meccaniche e stereotipe che ci allontanano dal nostro vero, falliamo, perdiamo, ne usciamo sconfitti.

 

5) IL PASSATO FAMILIARE E I SOGNI DI MICHEAL KOVAK

Michael si traduce in italiano con il nome Michele.

Le religioni cristiana, ebraica e le Tradizioni esoteriche hanno riservato all’Arcangelo Michele (il cui nome vuole dire Mi-Kha-El = chi è come Dio?), fin dai tempi antichissimi, un ruolo e un affetto particolare, considerandolo sempre presente nella lotta che si combatte e si combatterà a livello individuale e collettivo, fino alla fine dei tempi, contro le forze del male.

Probabilmente anche l’immagine del santino dove l’angelo protegge la testa di un bambino raffigura proprio l’arcangelo Michele.

Il nome che gli hanno messo i genitori non è certamente a caso.

Michael però non ha mai avuto nessuna vocazione. 

La madre invece sosteneva che sentiva la mano di Dio su di lui. 

MICHAEL non la sentiva MA VOLEVA SENTIRLA.

In ogni modo desiderava soddisfare il desiderio materno.

Tutti i suoi problemi hanno origine da lì.

Perché sono sicuro di questo?

Semplicemente analizzando i suoi sogni.

Alcune parrebbero più allucinazioni, dei flash-back ma le analizzerò ugualmente con i codici del linguaggio onirico poiché per l’Essere sia i sogni sia le intuizioni, vanno interpretate nello stesso modo.

Vediamo i principali.

 

  1. a) PRIMO SOGNO

«Si ode la recitazione di un’Ave Maria attraverso una voce infantile. 

Lui sta pulendo un cadavere sopra il tavolo mortuario. Si vede molto bene una grande mano del cadavere e l’acqua col disinfettante che la ricopre. Il gorgo creato dal buco dello scarico che si svuota è molto evidente.

In fondo alla stanza adiacente al suo laboratorio compare una figura il cui volto non si distingue, un uomo nero, LA FIGURA ASSOMIGLIAS A UN PRETE. Il braccio proteso verso di lui indossa un braccialetto, quel braccialetto che si vede in tutto il film. Una mano con le unghie molto lunghe e orrendamente formate si avvicina al volto di Michael.

Michael bacia quella mano.

La mano gli accarezza il volto (come faceva la madre) e poi lo afferra alla gola strangolandolo».

Si sveglia di soprassalto e alla porta li comunicano che suo padre è molto grave.

 

INTERPRETAZIONE

La preghiera cantata con voce infantile è terrificante. 

I sogni ci dicono sempre perché stiamo male e che cosa stiamo sbagliando.

Michael è nuovamente nella sua casa a fare il lavoro di becchino. 

La preghiera suona come un’ossessione. 

C’è una scena agghiacciante. In rapida successione: la mano a tutto schermo che si vede mentre l’acqua la ricopre per lavarla, il gorgo di scarico e la mano del demone che lui bacia. Il finale è la sua eliminazione, lo strangolamento.

Il significato è chiarissimo. L’origine dei suoi problemi sta nella sua famiglia. Quella mano del cadavere che si vede senza il resto del corpo segnala una situazione monca, incompleta, che comunque è una mano morta, cioè non portatrice più di un fare vitale. Il gorgo dello scarico ricorda sempre la negatività della situazione che sta vivendo, cioè lui sta perdendo energia, è completamente irretito da quella situazione ormai senza scampo. 

La stessa mano con le unghie e le dita rivoltanti che l’apparente demone/uomo nero porge alle labbra dell’attonito Michael per il bacio come suggello di accettazione e sottomissione, vuol significare che quello stato di morte continua ed è autonomo. Come baciava sua madre adesso bacia la diabolica mano e subito dopo parte l’inevitabile reazione: lo uccide.

La mano protesa mette in evidenza la divisa del prete, il polsino bianco sotto la giacca o tonaca nera e al polso il solito braccialetto con rana e occhio che abbiamo descritto nella scena di apertura del film.

La presa alla gola è forte e lo lascia senza fiato nel sogno e anche al risveglio. 

Il trauma sofferto perdura.

Il sogno dice anche che il prete, padre Lucas, è assolutamente una figura negativa e che non è portatore di vita ma di morte.

Michael purtroppo lo crede nel giusto (padre Lucas) e non capisce che se lui si è presentato nella sua esistenza è perché è stato richiamato dal suo complesso familiare che entrambi i genitori gli hanno inculcato tramite ossessioni religiose e necrofile che loro stessi possedevano.

 

  1. b) SECONDO SOGNO

«Vede la sua camera/studio piena delle rane che aveva visto da Padre Lucas».

 

INTERPRETAZIONE

Quasi certamente padre Lucas aveva preso un esemplare da infilare nel cuscino del bambino apparentemente indemoniato.

Il sogno conferma che padre Lucas è molto pericoloso e inquinante per lui. Lo è a livello psichico e mentale (lo studio).

Ancora il sogno ripete lo stesso tipo di messaggio.

 

Per la notte decide di dormire altrove, va in un albergo, da dove parla col padre. Poi gli comunicano che lo stesso è deceduto sei ore prima della sua telefonata.

Michael è sconvolto, dopo tutta questa catena di avvenimenti, crolla psichicamente sotto il peso della confusione.

Non ci capisce più niente.

A quel punto parte un’altra visione lucida.

 

  1. c) TERZO SOGNO

«Lui col padre e altre persone stanno intorno alla bara della madre. 

Sta nevicando, stanno recitando l’eterno riposo. Il padre prende un santino che raffigura un angelo che posa una mano sopra a un bambino e dietro scrive: «Non sei solo, lui sarà sempre con te». 

INTERPRETAZIONE

Questo lui chi è? 

L’angelo o il diavolo? 

Oppure, visto i risultati, si tratta della stessa figura?

Ancora una preghiera di sottofondo. La bara con la madre defunta, la neve simbolo di rigidità di fermo esistenziale, il santino con la sua raffigurazione mostra ancora una volta la mano, mano che dovrebbe proteggere, ma in realtà prende e uccide la novità esistenziale di ognuno. Inoltre quella scritta sancisce che lui non riuscirà mai a liberarsi di quel giogo, di quella condanna, almeno che non se ne renda conto.

 

  1. D) QUARTO SOGNO

«Michael sente sussurrare il termine “scettico”… SEGUE UN PIANTO ACCENNATO DI UN BAMBINO DI (8/10 ANNI, guarda fuori, avverte una presenza. Poi decide di aprire improvvisamente la porta della stanza e sulla maniglia esterna trova appeso il braccialetto, sempre quello.

La voce del padre lo chiama per nome, gli dice che gli fanno male. Gli chiede dove sei e Michael scende velocissimo le scale a chiocciola per andare fuori, in mezzo alla neve, dove il padre cade morendo.

Poco distante c’è un mulo con gli occhi rossi che lo fissa.

Poi, improvvisamente, tutto scompare.

 

INTERPRETAZIONE

Il pianto del bambino gli ricorda ancora il momento dell’inseminazione del complesso avvenuta quando la madre morì e lui era un bambino di 8/10 anni.

Sono tutti elementi del vissuto dei giorni precedenti.

Sono sempre gli stessi elementi che ricorrono, il padre, il braccialetto, la neve, le voci, il mulo dagli occhi rossi sognato dal bambino.

Tutto riconferma la medesima situazione negativa.

Lui teme di impazzire e chiede aiuto alla giornalista.

Ormai è ossessionato di giorno e di notte.

Quando tendiamo a ripetere lo stesso errore, i sogni ci indicano continuamente la causa e più noi ci rifiutiamo di ascoltarli e maggiore è la loro intensità.

 

So bene che è difficile prendere una posizione in questo momento per te ma ogni filosofia, ogni conoscenza, anche ogni pregiudizio si fermano di fronte ai fatti.

Michael non sta vivendo un bel periodo e le menzogne che si sta raccontando sulla sua fede e sulla sua famiglia sono tante.

Non sta facendo nulla per la sua vita ma sta semplicemente subendo volontà a lui estranee. 

Volontà malate, perverse, questa volta sì che posso utilizzare il termine “diaboliche”.

Almeno questo lo vedi? 

E la responsabilità è solamente SUA. 

Troppo facile incolpare il diavolo.

Tutti mentono.

Padre Lucas mente.

Lui mente.

Anche il sacerdote che tiene il corso in Vaticano sull’esorcismo mente.

Non si fanno domande.

Spiegano tutto per come gli hanno insegnato.

In realtà Michael all’inizio si faceva delle domande ma poi ha cessato.

Ma chi sta facendo il prete peraltro esorcista e non ci crede?

Lui!

 

6) CHI AVEVA FEDE?

Questo dialogo tra Michael e Padre Lucas È ILLUMINANTE.

M: «Si chiede mai se le persone che aiuta siano in errore?

PL: Sì»

M: «Però continua a fare quello che fa. È soddisfatto di farle credere qualcosa che potrebbe non essere vero?»

PL: «Sì, Non ho mai visto una preghiera nuocere a qualcuno. E invece, tu che cosa pensi?»

M: «Che le persone mentono a se stesse invece di affrontare la verità»

PL: «Ah la verità, sì, la certezza».

Mentre padre Lucas entra in casa Michael scova nel giardino trasandato molte piccole rane, identiche a quella che Padre Lucas ha fatto finta di rinvenire nel cuscino del bambino, forse posseduto, che avevano visitato insieme poc’anzi.

Anche il braccialetto all’inizio del film aveva due ciondoli: uno era una rana e l’altro un occhio.

Tutto questo fa capire quanto in realtà nell’uno né l’altro credevano realmente al binomio diavolo/Dio ma incapaci di avere altri strumenti, UTILIZZAVANO GLI UNICI CHE AVEVANO A LORO DISPOSIZIONE con la sola differenza che Michael al principio si faceva giustamente delle domande mentre Padre Lucas aveva smesso di porsele.

Michael definisce la borsa ove Padre Lucas tiene la sua attrezzatura per gli esorcismi la “borsa dei trucchi”. Tutto il film gira in torno al concetto che il diavolo, poiché bugiardo e ingannatore, fa credere che lui non esiste, quando invece questo è ritenuta la prova lampante della sua presenza.

Queste osservazioni testimoniano che la realtà se non è come ci si aspetta che sia, si forza, si costringe con l’inganno consapevole.

Per adeguarsi a una realtà fasulla si mente sapendo di mentire.

Questo è orribile!

Potrei anche cambiare la domanda in «Chi credeva in se stesso?»

Nessuno dei due.

Padre Lucas urla a Michael che il terrore che sta provando è reale ma lo sconfiggerà solo quando crederà. Si è dimenticato la parte più importante, cioè crederà in se stesso.

A un certo punto Michael, in uno sprazzo di lucidità, in una pausa dell’esorcismo su padre Lucas, capisce che il vero problema è proprio quello. 

«Io non credo in me» dice Michael ad Angelina, la giornalista che lo sta aiutando.

Il diavolo sotto le sembianze di padre Lucas, nel finale compie una grande opera di verità.

A Michael confida che il padre lo odiava e che la sua non era davvero una bella famiglia come lui invece credeva.

Ad Angelina ricorda che ha sepolto il fratello in manicomio non ascoltandolo più.

Ma siccome è il diavolo, nessuno gli crederà mai.

Invece ha detto delle cose sulla vita delle persone molto vere.

Il commiato tra padre Lucas e Michael nel finale è significativo.

PL: «In realtà quando ti ho visto per la prima volta, ti ho trovato molto pieno di te, ti volevo buttare fuori a calci nel sedere, ma poi non l’ho fatto perché ho visto in te, tanto di me»

 

7) CONCLUSIONE

Tutte le persone possedute dal diavolo hanno mancato verso se stesse.

Questa è la cosa principale da considerare.

Come ho scritto poco sopra mancare con se stessi corrisponde al peccato mortale per eccellenza, ma non è il diavolo a farcelo commettere ma la nostra paura, l’ignavia, la pigrizia e gli stereotipi che siamo disposti a digerire senza neanche capire se stiamo facendo una cosa buona o cattiva per noi stessi.

Chiariamo subito un punto.

La conoscenza dell’inconoscibile (il dollaro americano nella busta, la premonizione della morte del padre di Michael), la formazione di oggetti (i chiodi), parlare lingue sconosciute, o ascoltare la voce di defunti, la telecinesi, non sono affatto prove della possessione demoniaca.

Ho assistito di persona a molti di questi fenomeni. Sono reali.

Inoltre esistono davvero molte entità incorporee, benefiche e non, che hanno molti nomi.

Le stesse eggregore o forme pensiero producono gli stessi effetti, come un contagio psichico.

È sufficiente che alcune persone abbiano pensieri comuni per creare un’eggregora che pian piano acquista un’autonomia esistenziale a scapito delle energie dei suoi partecipanti. In cambio di quest’apporto energetico elargirà dei favori.

Voglio solo affermare che la realtà è molto più complessa del binomio Dio/diavolo e che l’ignoranza faccia valere solo questa dicotomia oltre la quale nessuno o quasi si spinge a verificare.

Questo è un film sulla mano e sull’assoluta esigenza che un essere umano ha di amare e conoscere se stesso per realizzarlo.

Occorre veramente credere in se stessi e nulla di estraneo potrà mai entrare. Per fare questo bisogna lavorare su se stessi in maniera determinata, assidua e con le dovute conoscenze, altrimenti tutto si tradurrà in un gioco come la legge di attrazione.

Il peccato mortale di non vivere la propria vita è sempre pronto a corrompere l’animo umano. 

Cerchiamo di compiere l’unica scelta giusta: NOI STESSI.

 

 

Maurizio Fani

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