Film del 2011 regia di Andrew Niccol. Siamo nel 2169, le persone raggiungono i venticinque anni e poi l’invecchiamento si arresta per sempre, in compenso, un orologio genetico inizia il suo conto alla rovescia.
Hanno a disposizione solo un altro anno dopodiché, se non incrementano il tempo, muoiono.
Tutti nascono con delle modifiche genetiche che impediscono le malattie, l’invecchiamento, la decadenza. Tutti sono come a venticinque anni d’età, anche se hanno vissuto centinaia di anni. Tutti eternamente giovani, nonna, madre, figlia, tutte hanno il fisico di una venticinquenne.

Al braccio sinistro un congegno, un orologio, che incessantemente mostra il tempo residuo. Vivono con l’incubo del tempo che scorre.
Per incrementare la disponibilità dell’orologio e aumentare il tempo residuo di vita, devono lavorare, chiederlo in prestito o rubarlo.
Tutto gira intorno alla disponibilità di vita residua.
Non solo il tempo è denaro, soprattutto è vita.
In realtà, nessuno vive in questo tipo di società.
I ricchi, detentori di secoli, viaggiano con molte guardie del corpo per evitare di essere derubati del tempo che hanno a disposizione.
I poveri lottano giorno dopo giorno, sul filo dei minuti, non hanno tempo per nient’altro che per cercare… altro tempo.
Di questo film è stato detto che parte molto bene ma poi, nello svolgimento, si perde, scadendo nel solito movie d’azione, condotto dall’eroe e dall’eroina che scopre, innamorandosi, nuove sensazioni.
In parte è tutto vero ma concentriamo l’attenzione sul modo in cui il tempo è considerato.
Per prima cosa il suono dello scorrere dell’orologio è uguale a un battito cardiaco. Il battito cardiaco batte ritmicamente, come l’oscillare di un pendolo.
Un muoversi fra due opposti.
Vivere o morire, questo è il movimento.
Chiaramente una simile concezione del tempo è una forma di controllo disumana, nonostante tutto, accettata dalla quasi totalità degli individui.
Vogliamo fare alcune considerazioni.
Immagina se tu sapessi quando morirai, come utilizzeresti il tempo che ti resta da vivere?
Siamo sicuri che non faresti la fila dalle quattro di mattina, fuori dal negozio che vende l’ultimo cellulare.
Siamo altrettanto certi che non saresti più disponibile a stare sei ore in fila sotto il sole per andare il sabato mattina al mare.
Perché queste cose invece le facciamo abitualmente?
Perché non abbiamo la minima concezione di che cosa il tempo voglia significare.
Noi, tutti noi, abbiamo un progetto esistenziale da portare avanti e realizzare. Il tempo che abbiamo è sempre troppo limitato.
In realtà nessuno di noi ha abbastanza tempo.
Pensa che molte persone “ammazzano il tempo” oppure “devono passare il tempo”, e per raggiungere questi obiettivi fanno cose assolutamente inutili.
Il tempo è vita, è possibilità di capire, di fare, di Essere.
Alcune scuole iniziatiche affermano che i loro appartenenti conoscevano la data di morte. Non sappiamo se sia mai accaduto, probabilmente qualche raro caso sarà pur successo, ma è il concetto che è interessante.
La vita è un transito temporaneo, la morte è solo una trasformazione. L’unica cosa che ci possiamo portare dietro è quello che abbiamo compreso. Non abbiamo mai visto nessuno portarsi via case, gioielli, denaro, potere.
Il tempo va utilizzato, reso fertile, produttivo.
Dobbiamo sempre ricavare dei frutti dalle azioni che facciamo, siano essi materiali che spirituali, altrimenti investiamo energia a vuoto.
Nel film vediamo che il tempo biologico è stato fermato.
Quindi, niente malattie, invecchiamento, senescenza.
Eppure i ricchi del film, vivono eternamente, solo per “durare più a lungo dei poveri”, come delle batterie ma non impiegano il tempo.
Si muovo come dei bradipi, lentamente, intenti solo a portare avanti l’aspetto biologico.
Per questo, all’inizio del film, il centenario che regala un secolo al protagonista si è ucciso, perché aveva capito che avere tanto tempo per niente, era inutile.
I ricchi si credono privilegiati, i poveri pensano che i ricchi siano agevolati, in realtà sono tutti ugualmente schiavi. Solo che non se ne rendono conto
Senza la possibilità di “vivere” si esiste come zombie, morti viventi.
La scelta del protagonista di impersonare Robin Hood, rubando il tempo e regalandolo a tutti, è puerile.
I dieci anni che ha regalato al suo amico a cosa sono serviti? L’amico è andato a ubriacarsi e poi è morto. Aveva una moglie e una bambina piccola. Poteva avere dei progetti da portare avanti, e invece che cosa ha fatto?
Per parlare di libertà bisogna prima volerla.
Non è neanche la ribellione che si deve compiere, ma l’unico atto veramente rivoluzionario è la ricerca della propria felicità.
Tutto il bello che accadrà sarà solo la conseguenza.
Maurizio Fani