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- I BAMBINI, L’IMMANENZA, LA TRASCENDENZA
- IL MITO DEL SOLSTIZIO
- MA QUANTI SONO I CULTI SOLARI?
- CHE COSA DOVREBBE RAPPRESENTARE IL PERIODO NATALIZIO?
Le feste natalizie sono spesso rappresentate come la massima espressione del moderno consumismo: corsa all’acquisto di regali sia per bimbi sia per adulti, approvvigionamento d’ingenti quantità di cibo, vacanze presso parenti e amici, sulla neve, nelle città d’arte o luoghi esotici, pubblicità incessanti e martellanti, città illuminate a giorno.
Una situazione irreale e allo stesso tempo allarmante, che non possiede alcuna motivazione oggettiva.
Le persone vivono questa euforia ma non sanno neanche il perché.
Eseguono un ordine, rispondono a uno stimolo, re-agiscono automaticamente.
I veri protagonisti li possiamo sintetizzare in un fegato sofferente per l’enormità di cibo ingerito spesso non salutare e in un bombardamento cerebrale che annulla e instupidisce il pensiero, rendendo le persone sempre più inconsapevoli di esistere.
1) I BAMBINI, L’IMMANENZA E LA TRASCENDENZA
Quando si è piccoli, si vive il Natale con un altro spirito.
I bambini, i fanciulli riescono a cogliere un qualcosa che comunque è nell’aria ma che poi, col passare degli anni, sparisce, si dissolve, EVAPORA.
Il periodo natalizio non è vissuto interiormente con la gioia che invece è declinata in mille modi. Luci, colori, sorrisi, regali, oggetti, lusso, tutto è esteriore, di facciata, rituale. Una vera scocciatura che non si può ammettere poiché farlo attirerebbe l’ira del mondo intero.
Il “prima finisce e meglio è” è un ritornello che molti ripetono a se stessi.
Pranzi luculliani davvero troppo impegnativi per qualunque fegato, presenza di persone che spesso non sopportiamo durante tutti gli altri giorni dell’anno, regali inutili, vuoti, di anima e di senso.
Atmosfere false, schizofreniche: da una parte vorremmo “qualcosa di vero del Natale”, perché sentiamo che è possibile, e dall’altra abbiamo uno stereotipo da rispettare che dentro ci angoscia e logora.
Eppure per i bambini non è così.
Per loro il Natale è davvero Natale, la rinascita, il nuovo, l’attesa che è ricompensata, i desideri che si realizzano, il piacere di vivere ogni attimo con assoluta presenza di sé.
Il bambino che fa il presepe è incantato. I personaggi sono anch’essi incantati, e il piccolo porta dentro di sé questa emozione.
Per lui sono tutti veri.
Ugualmente il fanciullo che addobba l’albero con palline luccicanti, lucine multicolori e tanti altri oggetti, è rapito da quel miracolo della natura, capace di unire uno dei suoi massimi rappresentanti (l’abete) al bello che l’uomo ha saputo creare (le decorazioni).
I bambini hanno la capacità di vivere l’immanente e il trascendente.
Dal latino immanens, participio presente d’immanere = restare dentro.
Il termine identifica “ciò che sta dentro qualcosa” ma non è uno stare dentro che possiede una forma.
Si dice immanente una qualità sostanziale, indissolubilmente legata all’oggetto stesso. I bambini conoscono benissimo la bellezza e la forza che li informa, che li causa, che porge loro la vita (la loro anima, il loro Punto Zero).
LA SENTONO, LA VIVONO, LA CONOSCONO.
Un bambino sa sempre ciò che gli fa bene e ciò che lo nuoce.
Un bambino, se può, cerca di stare solo con le persone che gli risuonano.
Un bambino a sei/sette anni è capace di decidere interiormente.
Trascendente deriva dal latino transcendĕre termine che specifica il carattere di ciò che è di là da un limite, soprattutto di là dalle facoltà conoscitive dell’uomo, o di una realtà data e definita, concetto che si precisa in Kant come ciò che sorpassa ogni possibile esperienza.
Nella fenomenologia di Husserl, è detta trascendente la percezione degli oggetti, contrapposta alla percezione immanente che la coscienza ha di se stessa.
Il bambino sa perfettamente che il suo sentire si fonda su un paradigma immanente: la sua anima, il suo vero, il Punto Zero. Allo stesso tempo è ansioso di conoscere, di andare oltre il conosciuto, poiché sospinto dalla sua immanenza.
Ha bramosia di realizzarsi per come si conosce.
Da una relazione con se stesso, la piacevolezza dell’immanenza, il bambino passa a una relazione a lui esterna, un fine trascendente.
In entrambe le situazioni sperimenta la gioia di se stesso autentico.
È sempre presente con se stesso e nell’azione che compie.
Vero con vero.
E va sempre all’essenza delle cose.
Ho udito bambini di cinque anni esternare delle analisi di situazioni proprie dei grandi che non sarebbe possibile spiegarle se non citando centinaia di libri e fiumi di conoscenza. Ma per questi è stato solo frutto di un’intuizione di pochi millesimi di secondo.
Precisi, chirurgici nell’esternare le loro lapidarie affermazioni.
Questo li rende, almeno per me, delle creature adorabili da proteggere e preservare per lo splendore che ospitano.
Purtroppo tutto in poco tempo si dissolverà.
Diventeranno grandi perdendo la loro “grandezza”.
Diventeranno istruiti perdendo la loro “conoscenza”.
S’innamoreranno perdendo la loro “capacità di amare”.
Ritornando al Natale, perché la percezione di quello che vorremmo è totalmente dissonante rispetto a quello che viviamo?
Perché il Natale si trasforma in una pesante seccatura?
Per rispondere a questo dilemma occorre risalire al Natale nei millenni.
Il Natale non è cristiano.
Sono esistiti prima di Gesù Cristo innumerevoli miti che poi, artatamente, sono stati posti sotto l’egida cristiana, con il nobile intento di consolidare il potere di questa nuova religione. Nulla più.
Nella storia si sono susseguiti moltissimi miti, molti dei quali quasi identici al racconto cristiano che avevano come riferimento il sole.
Si tratta dei riti solari.
L’uomo è in sostanza nato con due potenti forze, da lui venerate come divinità, che l’hanno accompagnato fin dai suoi albori:
– La dea Grande Madre Terra che rappresenta la terra, la natura, la spiritualità, la fonte divina di ogni nascita che dà e sostiene la vita. È il femminile come mediatore tra l’umano e il divino.
– Il dio Sole. È il simbolo del supremo potere cosmico. La divinità onniveggente e il suo potere, l’essere immobile, il cuore del cosmo, il centro dell’essere e della conoscenza intuitiva, illuminazione, l’occhio del mondo e l’occhio del giorno, gloria, splendore, giustizia e regalità-
L’uomo ha sempre percepito queste due forze intimamente.
Entrambe nutrono l’essere umano.
Il sole scalda, illumina, fa germogliare la vita.
Il suo muoversi nel cielo era molto sentito e seguito.
Le stagioni, i solstizi d’estate in giugno e d’inverno a dicembre erano conosciuti e avevano un profondo significato.
In prima battuta, in questo periodo avviene un importante fenomeno astronomico: dal latino solstitium, composto da Sol = Sole e sistere = fermarsi, rappresenta il momento in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, il punto di declinazione massima o minima.
Questo significa che i solstizi di estate e d’inverno rappresentano rispettivamente il giorno più lungo e più corto dell’anno.
Nel corso di un anno il solstizio ricorre due volte: il Sole raggiunge il valore massimo di declinazione positiva nel mese di giugno (segnando l’inizio dell’estate boreale e dell’inverno australe) e il valore massimo di declinazione negativa in dicembre (marcando l’inizio dell’inverno boreale e dell’estate australe).
2) IL MITO DEL SOLSTIZIO
Più precisamente parliamo delle Porte Solstiziali presiedute da Giano (per intenderci quelle di dicembre e di giugno). Le prime, quelle estive, si aprono verso il buio. Indicano una situazione che, una volta raggiunto il suo apice, può solo decrescere.
Le seconde, quelle invernali, si aprono verso la luce, che da ora in avanti guadagna terreno sulle tenebre. Le giornate si allungano.
Le porte solstiziali sono legate al mito della “Caverna Cosmica e dell’Uovo del Mondo”, in cui si entra attraverso la “Porta degli Uomini” (solstizio estivo) per poi uscire oltrepassando la “Porta degli Dei” (solstizio invernale).
Renè Guenon sostiene che la Caverna Cosmica deve essere concepita come luogo dell’iniziazione dell’umano e della sua trasformazione che avrà il suo fine nell’evoluzione del soggetto, nella sua crescita in nome dell’Essere.
Giano, considerato il Dio dell’Iniziazione, è rappresentato da un mostro a due teste, bi-fronte. Presiede entrambe le porte, che apre e chiude perché lui ha le chiavi di accesso. Come noto Giano (Janus) possiede due facce, una per il passato e una per il futuro. Questo significa che gli uomini, una volta entrati nella Caverna attraverso la “Porta degli Uomini”, hanno la possibilità di rivolgersi al passato, e quindi non evolvere, oppure al futuro, cioè crescere, fino alla definitiva uscita dalla “Porta degli Dei”, quella invernale. Esiste una terza faccia di Giano che è dovuta al simultaneo girare delle due facce, quella del passato e quella del futuro, che vuole significare il concetto di eternità. Di per sé questa faccia non esiste ma è data dall’equilibrata conoscenza delle altre due. Solo pochi sono in grado di vederla.
Secondo l’interpretazione esoterica, la “Porta degli Dei” può fungere anche da entrata per tutte quelle realtà che non hanno più la necessità di evolvere, poiché già evolute, ma che tornano per guidare gli esseri umani con i loro insegnamenti. Anche questa porta rappresenta sia un’entrata per pochi sia un’uscita, per tutti quelli che non riescono a esserne degni.
Giano era preposto alle ianuae = porte, agli iani = passaggi e ai ponti.
Custodiva l’entrata e l’uscita e teneva in mano gli ianitores, una chiave e un bastone, mentre le due facce controllavano i due accessi, l’inizio e la fine.
Custode per eccellenza di ogni forma di passaggio, anche i vari nomi con cui era chiamato, Padre Procreatore, Padre Creatore, Padre del Mattino, incarna qualunque forma di passaggio evolutivo che preveda una trasformazione dell’individuo da uno stato a un altro, migliore.
Poi la figura di Giano è stata sostituita dai due San Giovanni, il Battista a giugno, e l’Evangelista a dicembre, conosciuti anche icone “San Giovanni che piange” il Battista che implora la misericordia di Dio e il “San Giovanni che Ride”, l’Evangelista, che lo loda.
3) MA QUANTI SONO I CULTI SOLARI?
Siamo abituati a considerare il 25 dicembre come giorno della nascita di Gesù Cristo. Certamente se mai è nato, non è stato in quella data.
Il 25 dicembre è considerata la data di nascita di tante altre divinità.
Horus in Egitto 3000 a.C.
Nato dalla vergine Isis-meri, la sua nascita è annunciata da una stella proveniente da est, e tre re giunsero a salutare la sua nascita. A 12 anni fu insegnante prodigio A 30 anni viene battezzato da Anup, aveva 12 discepoli che viaggiavano con lui ed eseguiva miracoli come curare i malati, camminare sull’acqua ed era conosciuto come La Luce, Il figlio di Dio, l’agnello di Dio, il buon pastore, tradito da Typhon fu crocifisso e sepolto per tre gioni, poi resuscitò.
Virishna nel Medio Oriente 1200 a.C.
Nato da madre vergine per immacolata concezione: quando nacque, il tiranno di allora fece uccidere tutti i bambini suoi coetanei; angeli e pastori presenziarono alla sua nascita in una grotta; compì miracoli come la trasformazione dell’acqua nel vino e resuscitare i morti; fu crocefisso alla fine in mezzo a due ladroni e resuscitò dopo tre giorni.
Attis di Frigia 1200 a.C.
Nato dalla vergine Nana il 25 dicembre, crocefisso e morto e dopo tre giorni resuscitato.
Krishna, in India 900 a.C.
Nato dalla vergine Devaki, con una stella premonitrice dall’est, compiva miracoli con i suoi discepoli e, dopo la sua morte, fu resuscitato.
Dionysus in Grecia 500 a.C.
Nato il 25 dicembre da una vergine, fu insegnante itinerante, compiva miracoli come tramutare l’acqua in vino. Era chiamato Re dei Re, Figlio Unigenito di Dio, L’alpha e L’omega. Dopo la sua morte fu resuscitato.
Mithra in Persia 1200 a.C.
Nato da una vergine il 25 dicembre, aveva dodici discepoli e compiva miracoli, e alla sua morte fu sepolto e resuscitò dopo tre giorni.
Altri ancora:
Adone in Siria;
Alcide, Apollo, Ercole, Zeus in Grecia,
Baar in Fenicia,
Bacab nello Yucatan;
Bali in Afghanistan,
Beddru in Giappone,
Deva Tat in Siam,
Fohi e Tien in Cina.
Indra in Tibet,
Ischy nel’Isola di Formosa,
Issione e Quirino a Roma,
Jao in Nepal,
Marduk, Adad in Assiria,
Odino, Balder e Frey in Scandinavia,
Prometeo nel Caucaso,
Quetzalcoat e Huitzilopochtli in Messico;
Tammuz in Mesopotamia;
Thammuz in Siria,
Thor in Gallia,
Xamolxis in Tracia,
Zoar tra i Bonzi,
Zulis, Osiride e Iside in Egitto.
La famosa stella cometa che annuncia la nascita del Dio, è Sirio, quella più luminosa in assoluto. Il 24 dicembre da sempre Sirio si allinea con le tre stelle della Cintura di Orione chiamate anche “I Tre Re”.
Quest’allineamento indica esattamente, dove il sole sorgerà il 25 dicembre.
Il 2I o il 22 dicembre (dipende dall’anno) il sole tocca il punto più basso del cielo e visivamente si ferma per tre giorni, rimane immobile, non prosegue più verso sud.
Sembra morire e rimane in prossimità della Costellazione di Crux (Croce).
Allo scadere dei tre giorni riparte verso nord, rinasce, risorge.
Nel mondo romano in quest’ultimo periodo dell’anno si celebravano i “Saturnalia”. Li introdusse l’imperatore Aureliano, nel 274 d.C., quando trasferì a Roma i sacerdoti della divinità del “Sol Invictus”, in un tempio al Quirinale, Così nacque il dies natalis Solis Invicti = giorno di nascita del Sole Invitto, mai vinto, indomito.
In questo modo, il dio-Sole divenne la principale divinità romana del periodo imperiale e lo stesso imperatore indossò una corona a raggi che simbolicamente rappresentava il sole, culto diffuso in tutte le regioni dell’impero.
Anche l’imperatore Costantino, prima di abbracciare la fede cristiana con l’editto del 313 d.C., fu un cultore del Sole Invitto ma con un editto del 330 d.C. fece coincidere la nascita del Sol Invictus, con quella della nascita di Gesù Cristo.
Poi, nel 337, Papa Giulio I ufficializzò la data del Natale da parte della Chiesa Cristiana. La religione del Sol Invictus non cessò di essere seguita fino all’editto di Tessalonica di Teodosio I del 380, in cui l’imperatore stabiliva che l’unica religione di stato era il Cristianesimo di Nicea.
Giustiniano, con la chiusura dell’ultimo tempio in onore di Iside in Egitto nel 536 d.C., sgombrò il campo al Natale cristiano in tutto l’Impero Romano.
In questo periodo saltavano gli schemi sociali, c’era una specie di eguaglianza, i banchetti erano frequenti e abbondanti, si facevano molti regali e il gioco d’azzardo era consentito.
Il tutto rappresentava un momento di entropia giocosa, per rimettere tutto in perfetto ordine alla fine, anno nuovo, vita nuova.
Molte delle nostre usanze vengono da lì, la tombola, i doni, sbarazzarsi degli oggetti vecchi, restare a tavola per ore e ore a mangiare e bere di tutto.
4) CHE COSA DOVREBBE RAPPRESENTARE IL PERIODO NATALIZIO
Attenzione costante a se stessi.
Amore permanente a ciò che siamo e che vogliamo divenire.
Come puoi vedere l’euforia assurda che vive la massa, dimostra che è molto lontana dalla comprensione di quale grande occasione rappresenti il Natale per accedere a delle dimensioni superiori.
Quanti possono capirlo?
L’importante è di non farsi trascinare in questa gigantesca sbornia, rimanere ben saldi con la nostra presenza consapevole cercando il più possibile la coerenza con il nostro Essere, nei pensieri, nelle parole, nelle azioni e soprattutto nella compagnia che deve essere per forza selezionata in base alle caratteristiche spirituali di ognuno e non certo in ossequio alle regole e alle tradizioni.
Se poi vuoi andare a festeggiare, aspetta che passi questa buriana che non può fare a meno di inquinare l’ambiente e l’anima, e prenditi una bella settimana verso metà gennaio.
Starai certamente da Dio.
Il nostro “sentire” il Natale è simile a quello degli uomini di 5000 anni fa, che vedevano nel sole una potente divinità capace di far risorgere la vita.
La vittoria della vita (il sole) sulla morte (le fredde tenebre invernali).
La vittoria della coscienza sull’inconsapevolezza.
Il Natale rappresenta la nascita dello Spirito proveniente dall’unione dell’intelletto e della coscienza, tutto direzionato all’amore prima di sé, di ciò che si è nella nostra essenza e poi verso il mondo che incontriamo.
Il Natale prefigura il percorso umano che porta dal buio alla luce.
(Matteo 18,1-2)
1 In quel momento, i discepoli si avvicinarono a Gesù, dicendo: «Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?» 2 Ed egli, chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: 3 «In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli».
Cambiare e ridiventare bambini vuol dire recuperare quell’immanenza e quella trascendenza che da piccoli abbiamo vissuto e poi dimenticato.
IL NATALE È LA FESTA DELL’AMORE IN RISPOSTA ALLA NOTTE DELL’INCONSAPEVOLEZZA.
Se non lo interpretiamo così, resta un evento consumistico che ci distrugge.
Invece di limitarsi a rivestire tutta una serie di obblighi noiosi, stupidi e antiumani, deve rappresentare un momento in cui ognuno cerca il sole dentro di sé, per portarlo all’esterno verso il mondo, con amore e gratitudine.
Il Natale, la nascita e la ri-nascita non devono essere peculiari solo di un giorno l’anno bensì sempre. Ogni giorno deve essere il nostro Natale, ogni istante dobbiamo rinascere. Per rinascere però dobbiamo accettare di “morire”, quindi di cambiare di trasmutarci in qualcosa di migliore, di più bello, di più vitale.
Questa trasmutazione non è solamente spirituale, ma esige concretezza, operatività materiale. Rientra nel “fare” e non nel “pensare” o “parlare”.
Esige azione riuscita quotidiana con successiva verifica dei risultati.
Lo stato di coscienza di amore sarà la naturale conseguenza.
Maurizio Fani