1 INTRODUZIONE
2 TRAMA
3 LA COSTRUZIONE DI UNA RELIGIONE
4 I SIMBOLI CAMMINANO NEL TEMPO
5 LA CRITICA
6 SCENA INIZIALE
7 CONOSCI IL TUO NEMICO – SUN TSU
8 DIO C’É
9 LO IONISMO
10 LO SPECCHIO
11 IL BAGNO BATTESIMALE
12 IL MARTIRE FUNZIONALE
13 NON AVRAI ALTRO DIO ALL’INFUORI DI TE
14 LE RELIGIONI SONO RIVELAZIONI OPPURE COSTRUZIONI?
15 CONCLUSIONE
- INTRODUZIONE
“Io c’è” è un film del 2018 del regista Alessandro Aronadio, incolpato di avere molti difetti.
Io lo trovo particolarmente intelligente con il minimo fisiologico d’invadenza della commedia all’italiana.
È un film “asciutto” che non concede spazio a orpelli e ricami dovuti a recitazioni complesse. Giustamente non servivano allo scopo poiché la vera natura di quest’opera cinematografica non è rappresentata dalla commedia o dalla comicità.
Il cuore pulsante di tutto il film è il rapporto dell’uomo col sacro e come nel tempo esso è stato “occupato” da tutta una serie di false soluzioni il cui unico scopo è sempre stato quello di gestire il potere, accaparrandosi e ipotecando la religiosità innata degli esseri umani.
In questa giostra, fin dai primordi della vita sociale organizzata possiamo annoverare maestri, guru, déi, santi, saggi, profeti, sacerdoti, capi spirituali, iniziati. Tutte figure che non sono mai state veramente divorate dal tempo ma che sono sopravvissute riciclandosi in infiniti modi con innumerevoli nomi.
Ecco perché il film non è stato apprezzato dalla critica, anche se a tratti è divertente. Non è assolutamente un film comico. Anzi espone una realtà drammatica alla quale difficile, se non impossibile, porre freno.
Ma l’abilità del regista per me va ben oltre.
Alessandro Aronadio, classe 1975, nel 2001 consegue una laurea in Psicologia all’università di Palermo, discutendo una tesi finale sul “Doppio nel cinema di David Cronenberg” e nello stesso anno gli è assegnata una borsa di studio Fullbright per partecipare nel 2002 a un master in regia cinematografica presso la Los Angeles Film School di Hollywood.
Autori di molti articoli di psicologia con la rivista “Gruppi”, ha scritto alcuni libri ed eseguito diversi cortometraggi.
Durante la presentazione del film distribuito dalla “Vision Distribution”, ha dichiarato: «Volevo fare un film sulla religione. Oggi è un tema quasi tragico legato ad argomenti di cronaca drammatici e qui volevo provare a ridere di qualcosa che sembra così intoccabile.
Da ateo m’incuriosisce il fedele e colui che crede in qualcosa perché penso che sicuramente vive meglio di me. Ho raccontato la storia di questo ciarlatano che si ritrova suo malgrado a vivere come guida di questa religione.
Lo Ionismo è una religione più contemporanea che mette al centro te stesso e che per certi versi è liberatoria: ti dice fai quello che vuoi, non esistono comandamenti, ma solo suggerimenti. Tutte le religioni raccontano una storia e impartiscono un ordine al caos e una delle funzioni principali è quella di poter appartenere a un gruppo per trovare la propria identità.
È un film profondamente rispettoso di chi crede, poi ognuno lo interpreterà come preferisce. Per alcuni è per credenti, per altri è totalmente ateo. Volevo ragionare sul perché dopo anni ancora abbiamo bisogno di riflettere sull’invisibile. Ho curiosità nei confronti di chi crede e non è assolutamente un film contro i fedeli».
Mentre l’attore protagonista, Edoardo Leo, precisa: «”Io c’è” è una metafora interessante sul confine tra fede e creduloneria e tra religione e cialtroneria. Il principio è stato quello di non irridere e di non mettersi sull’altarino, ma anzi di cercare di capire».
2)TRAMA
Massimo Alberti è il titolare di un bed & breakfast con il quale non riesce a sopravvivere a causa delle numerose tasse. Scopre che gli edifici classificati come luoghi di culto sono esentasse, così decide di fondare un nuovo culto.
Con l’aiuto della sorella Adriana commercialista e dello scrittore Marco Cilio, stila lo statuto dello e istituisce le regole, i simboli sacri, i riti. Questa religione suggerisce l’indipendenza, il viver per se stessi, seguire la spinta personale: il simbolo sacro è uno specchio, verso cui i fedeli guardano per osservare loro stessi.
Dovendo avere dei proseliti, attira a sé un primo gruppo di senzatetto della vicina comunità ecclesiastica di suore, indispettite dal gesto.
Incredibilmente costoro seguono anche i suoi precetti e uno di loro smette di assumere alcool. Rimangono affascinati dallo Ionismo anche l’incaricato dello Stato a vigilare che non si tratti di una truffa; un paralitico che chiede il miracolo di tornare a camminare; una donna avanti con l’età che prova ancora pulsioni sessuali (ma le suore l’avevano accusata di peccato mortale) alla quale Massimo consiglia di assecondare i “friccicori” (stimoli sessuali in dialetto romanesco).
A costoro Massimo spiega di dover seguire la voce del proprio essere.
Anche Adriana, la sorella, segue lo Ionismo, lasciando l’altezzoso marito Giulio e mettendosi ufficialmente con l’amante che frequenta da anni, un suonatore di reggae.
Si ritrova ad affrontare il suo primo funerale, ma Massimo non racconta alcuna storia in merito ad un aldilà, esponendo ai fedeli una visione materialistica della morte: la defunta è semplicemente lì, nell’urna. Non ci si dovrebbe interrogare sull’aldilà, perché non avremo mai una risposta: bisogna godersi il viaggio della vita.
Nel B&B alloggia anche Teresa, giovane ragazza che irretisce il cuore di Massimo. La ragazza ha avuto un’operazione e avrebbe dovuto subirne una seconda, molto rischiosa, ma ha deciso di non intraprendere quella via, per godersi il viaggio della vita, come suggerito da Massimo al funerale ionista.
Nel frattempo lo Ionismo è accettato come religione dallo Stato e il B&B è classificato come luogo di culto. Marco Cilio ha stilato il Vangelo ionista ed è pronto a lanciarlo sul mercato. Massimo non ne vuole più sapere, e Marco lo minaccia di uno scisma (come fece Martin Lutero).
L’uomo capisce di essere andato troppo oltre: da un semplice trucco per non pagare le tasse è arrivato a ingannare decine di persone, e Teresa rischia la vita credendo in una bugia. Dopo una funzione, sfoga la sua ira rompendo lo specchio, cacciando tutti e facendo a pezzi gli oggetti della struttura ricettiva.
Poco dopo si vede Massimo in un’aula di tribunale: essendo lo Ionismo riconosciuto dallo Stato, il giudice lo condanna per offesa e vilipendio a persone, oggetti sacri e luogo di culto consacrato e terrorismo religioso.
L’auto che sta per portarlo in carcere è fermata da un gruppo di fedeli ionisti, tra cui Teresa: la donna dice a Massimo di essere guarita e di non necessitare più della seconda operazione, santificando Massimo.
Mentre Massimo è in carcere, Marco continua le funzioni ioniste, leggendo il Vangelo e ispirandosi a un quadro raffigurante Massimo.
- LA COSTRUZIONE DI UNA RELIGIONE
Abbiamo un imprenditore alberghiero che si rende conto che la concorrenza con la struttura religiosa di fronte al suo bed & breakfast è impossibile. Dopo una breve indagine si rende conto di non avere altra possibilità che utilizzare la copertura di una religione.
Chiede a diverse confessioni di poter portare il loro dio all’interno del suo albergo, ma nessuno ci sta. Prova a chiedere a diversi culti di poter officiare le loro funzioni nel suo piccolo albergo ma nessuna acconsente.
E ci credo! Nessuna è disposta a perdere il potere che ha conseguito nel tempo. Immagina se lo vogliono condividere.
L’unica soluzione è costruirne una nuova.
Il pensiero dell’imprenditore non è sbagliato.
Con tutti gli sgravi che beneficiano i vari culti, non è possibile andare avanti così e l’unica soluzione è di acquisire quel magico status di “struttura di culto” che apre le porte a un notevole risparmio fiscale.
Va a prendersi il primo nucleo di fedeli tra i disgraziati che prima mangiavano alla mensa dalle suore. Gli offre cibo migliore, alcol e un pizzico di considerazione in più. Il diverso trattamento che riserva loro, euforizza gli animi e li rende predisposti per le prime lezioni di Ionismo.
Insieme al compagno della sua ex, assembla un “corredo religioso” derivato da molti altri culti. Capisce che ha bisogno di ripercorrere i vari simboli che nella storia hanno funzionato.
4)I SIMBOLI CAMMINANO NEL TEMPO
La mitra (detta anche “mitria” o “Tiara”) è un copricapo di forma allungata e bicuspidata (cioè, con due punte) usato dai vescovi, dai cardinali e dal papa durante le celebrazioni liturgiche.
È una delle insegne che vengono consegnate al vescovo il giorno della sua ordinazione episcopale. Le altre sono il Vangelo, l’anello e il bastone pastorale.
Rappresenta lo splendore della santità cui il vescovo deve aspirare.
Inoltre è il copricapo più solenne della Chiesa.
Quando è stata utilizzata per la prima volta?
La mitra ha fatto la sua comparsa in Occidente intorno al X secolo e, nell’arco di due secoli, è diventata di uso comune da parte dei vescovi.
Le due punte simboleggiano l’Antico e il Nuovo Testamento.
Le due strisce posteriori, i due nastri di tela posteriori si chiamano “infule” o “vitte” e sono l’evoluzione dei nastri che in passato servivano per allacciarla sotto il collo.
Ci sono tre tipi di mitra: quella “bianca” con nastri fregiati d’oro per il Papa (di bianco per i cardinali e di frange rosse per i vescovi); la mitra “aurifregiata”, in tessuto d’oro o seta bianca intessuta d’oro, doppiata in seta rossa; la mitra “preziosa”, in tessuto laminato d’oro o argento, ornata con ricami d’oro, seta e pietre preziose.
La mitra può essere identificato per la sua forma con quello che era portato nell’antichità e appariva sulle tavole degli assiri raffiguranti “dei” o “angeli”. Essa non è, quindi, di origine cristiana, bensì pagana.
Rappresentava la testa di un pesce, il dio Dagon presso i Babilonesi.
Presa in prestito anche dai sacerdoti egizi.
Questo solo per richiamare l’attenzione del lettore sul fatto che i simboli hanno sempre servito il potere di turno. Ogni nuovo potere utilizza sempre i simboli del potere precedente, ai quali le masse sono già abituate, così può continuare la gestione del consenso.
5) LA CRITICA
Una delle principali critiche mosse al film è stata quella di apprezzare i primi quarantacinque minuti di proiezione, poi viene meno la volontà e il coraggio di dare sfogo a quelle premesse intriganti, di lasciare il personaggio, creatore dello Ionismo, affondare nella sua inettitudine.
Su questo punto non sono d’accordo.
Nessuno si è reso davvero conto dell’operazione che Aronadio ha compiuto suo malgrado.
Non è un film sulla religione, o meglio, lo è di riflesso, perché il vero campo indagato da Alessandro Aronadio è il dominio, quel potere istituzionalizzato che da sempre ha impiegato le religioni e in genere la gestione del piano del sacro degli individui, per i propri fini espansionistici, bellici e della fabbrica del consenso.
L’idea è buona e vera. L’unico passaggio che nessuna si aspettava, è stata la reazione dei fedeli, i quali, di fronte a qualunque decisione che il loro capo carismatico potesse prendere, avevano sempre la capacità di convalidarla e di trasformarla come supporto alle loro fallimentari vite.
Cioè la pochezza dei fedeli ha trasformato completamente il messaggio originale, l’ha reso adatto e coerente con la loro natura, devastandolo nella sua essenza e riducendolo a materiale per l’ennesimo recinto, la solita gabbia.
6) SCENA INIZIALE
La camera inquadra alcuni volti di disperati in procinto di iniziarsi, di non sentirsi mai più soli. «Da migliaia di anni le persone credono in storie molto, ma molto più incredibili di questa». Queste parole commentano l’immersione battesimale dei fedeli dello Ionismo nella piscina del B&B “Miracolo Italiano”.
Chiude la scena, una lunga sfilza di persone intente a eseguire le più variegate ritualità imposte dai vari culti nel mondo.
In queste parole c’è l’essenza e la grande contraddizione di tutte le religioni.
Un meccanismo antico che si ripete sempre con rinnovata promessa di successo.
E funziona sempre!
7) CONOSCI IL TUO NEMICO – SUN TSU
Sun Tsu, “L’arte della guerra”, 2003, Mondadori. Nella presentazione di questo testo si legge:
«L’autore del testo è un generale pieno d’esperienza vissuto nel VI-V secolo a. C. nell’antica Cina. La sua opera, un insieme di insegnamenti inizialmente tramandati oralmente e poi trascritti su delicati astucci di bambù legati fra loro, cerca di fornire un esauriente compendio su cosa sia l’arte della guerra.
Per guerra non si intende solamente la guerra vera e propria, fatta di eserciti che si fronteggiano in campagne militari, come doveva essere all’epoca dell’autore. Si intende la nostra guerra quotidiana, la guerra che anche l’uomo più pacifico si ritrova a combattere durante la vita normale, eccellente metafora per rappresentare molte fasi della nostra vita, costellata di vittorie, conquiste, sconfitte e stratagemmi.
L’opera si divide in capitoli, alcuni dei quali in rima nella lingua originale, volti a elencare una serie di accortezze e perle di saggezza che il buon comandante deve usare in guerra. Si tratta di regole di una razionalità ben ponderata, di un machiavellico pragmatismo, il tutto con uno stile ruvido, essenziale e tirato, a volte quasi lapalissiano, ma anche molto profondo.
L’abile generale deve essere rapido, ma anche paziente, deve lanciare attacchi devastanti, ma anche saper restare fermo e trincerarsi in attesa di un nemico. Non esistono strategie valide per ogni luogo e tempo, non esiste una tattica privilegiata: il generale deve attaccare e difendere al momento giusto, analizzando la situazione nell’hic et nunc della battaglia in corso.
Il generale (o uomo) vittorioso nella guerra (o nella vita) è quello che sa cambiare strategia, che si adatta alla situazione senza usare schemi a priori, è colui che segue la forma dell’acqua, senza forma, adattabile, imprendibile, ma estremamente potente quando raggiunge l’apice della sua energia potenziale e viene rilasciata al momento giusto.
Alla base di questa regola aurea vi è la conoscenza, la conoscenza di sé stessi e del nemico, nonché la conoscenza della situazione. Chi si getta nella mischia senza conoscere se stesso o la situazione alla quale va incontro, è perduto.
Ma la conclusione più interessante, che letta su un testo di questo genere può spiazzare, è che non esiste vittoria migliore di quella che lascia intatto il nemico.
Quest’opera, nonostante la sua antichità, è in grado di rivelarsi ancora valida, tanto che i creatori di grandi manuali militari si sono ispirati proprio a essa, da Lawrence d’Arabia ai generali vietcong che hanno fatto il buono e il cattivo tempo nelle giungle del Vietnam».
L’opera citata nel film dal protagonista è importante soprattutto al di fuori del mondo militare.
La scelta del testo all’interno del film è molto oculata e azzeccata.
Infatti, le religioni sono delle vere strategie di occupazione delle menti.
Ti faccio subito un esempio.
Quando Massimo Alberti proprietario del B&B “Miracolo Italiano” parla di questo testo, è perché intende seguire uno dei tanti suggerimenti che Sun Tsu ci dona: conosci il tuo nemico.
Massimo, si finge un cliente e subito è accolto con una determinata strategia.
Ogni stanza non ha un numero ma un nome di un martire.
La camera è la San Bartolomeo, morto scuoiato vivo.
Ora rifletti un attimo, che cosa c’entra il cercare una stanza per la notte e lo scuoiamento di un essere umano?
Assolutamente niente dirai.
E invece ti stai sbagliando.
Sai perché la tua affermazione è errata?
Perché hai osservato il fatto solo dal tuo punto di vista, invece guarda la cosa dal punto di vista delle suore.
Il paesaggio cambia radicalmente.
È sempre la cultura della sofferenza, del sacrificio, della rinuncia che viene condensata attraverso una simbologia ben studiata. Entri nella stanza col nome di un morto, per giunta orrendamente torturato. La stanza è a dir poco sobria per non dire soffocante ma farcita di tutto il catalogo religioso disponibile. Tre bibbie sono davvero tante in una stanza sola!
Qualunque cassetto o mobile ne custodisce una. La possibilità del vuoto da riempire con contenuti propri non è ammessa. Per forza deve sussistere un’imposizione.
Rosari, crocefissi statue della madonna ovunque.
È gentilmente invitato a conformarsi all’orario di preghiera peraltro con orari decisamente inopportuni.
Anche senza volere osservare gli orari, è impossibile non ascoltare quelle litanie poiché troppo rumorose. La televisione propone solo canali religiosi.
È totalmente accerchiato da una simbologia coartante.
E alla fine scopre che lui non è un cliente ma un ospite che non può ricevere la fattura perché lui farà una donazione.
Lui stesso le giudica la trovata fiscale delle suore con queste parole: «Sono di un’altra categoria, imbattibili, hanno capito tutto!»
Chi ti vuole condizionare userà sempre dei simboli perché questi funzionano. I simboli reiterati continuamente nel tempo e nei luoghi, “piegano” la volontà della massa e la “convincono” di quello che non esiste.
I simboli parlano all’inconscio e lavorano dietro le quinte della coscienza.
Bisogna sempre decodificarli per non rimanerci invischiati psichicamente.
8) DIO C’È
“Dio c’è” è la scritta che a volte ci capita di notare sotto qualche cavalcavia o sui muri desolati della periferia metropolitana. Non è la testimonianza che qualcuno ha avuto una visione mistica.
Sembra che una lettura più realistica rimandi a una leggenda metropolitana, nata negli anni ‘80, per la quale “Dio c’è” segnala i punti caldi dello spaccio, dove in altre parole sarebbe possibile trovare con facilità la droga.
Qualche appassionato di enigmi ha addirittura suggerito l’acronimo: “Droga In Offerta: Costi Economici”.
È singolare che l’elemento fondante di tutte le religioni, Dio, sia associato alla droga, che crea uno stato di dipendenza e blocca ogni evoluzione umana.
Nelle considerazioni che Massimo, Marco e Adriana fanno sulla religione, arrivano a individuare lo slogan dello Ionismo: “Io Dio” che poi sarà ulteriormente semplificato in “Io c’è”.
Sparisce il termine “Dio” e rimane “io”, quasi a significare una riparametrazione all’umano di ciò che invece è considerato divino.
L’essere umano può essere Dio?
L’essere umano ha la capacità di creare se stesso, ma non a casaccio, solo rispettando attentamente il principio stabilito dall’Essere che l’ha posto nel fluire dell’esistenza.
Si può divenire solo per come il nostro progetto esistenziale prevede, nulla più.
Non siamo liberi di fare quello che vogliamo, quello che ci pare ma solo liberi di essere noi stessi.
9) LO IONISMO
Lo Ionismo incita a essere protagonista della propria esistenza.
Nessuna religione fa questo.
Tutte richiedono obbedienza e asservimento.
Si è vero che lo Ionismo dà solo dei suggerimenti in positivo ma la contraddizione è evidente.
Da una parte abbiamo un giovane che per vincere la sleale concorrenza della struttura religiosa di fronte al suo B&B e per non vedersi portare via tutto il guadagno dalle tasse, inventa una nuova religione.
Dall’altra abbiamo una serie di concetti che non possono accordarsi con nessuna costrizione, cosa che ogni religione è.
Come puoi pensare che il concetto di avere se stessi come regista e autore della propria esistenza possa concordarsi con riti, testi sacri, regole, doveri, incontri, simboli, guru, maestri, esterni a te?
La bellezza iniziale dello Ionismo si perde in questo modus operandi.
Il termine è volutamente impreciso.
Ad ascoltare le premesse, si parla di agire come uno è veramente e quindi il primo termine del neologismo Ionismo non dovrebbe essere “io” ma qualcosa di più profondo come “il sé”, “l’anima” o similari.
Invece mantenendo la parolina “io” si dà il giusto valore a questo pensiero, assemblato a tavolino, utilizzando spunti di ogni genere.
Ma siamo sempre nell’ordinario e non nell’eccezione.
Lo Ionismo trae forza dall’io. L’Io logico-storico definisce quella componente che ragiona che ama le regole, la razionalità e che ama allo stesso modo i complessi e gli stereotipi.
Anzi vive di questi ultimi.
Ma se gli autori avessero voluto identificare con tale termine la “profondità”, “l’autenticità” che caratterizza ogni essere umano, lo avrebbero dovuto chiamare con altri nomi.
Lo Ionismo ha fallito, ma come religione ha fatto centro!
Credere in se stessi non può essere considerato alla stregua di una religione!
Invece, come ogni religione che si rispetti, ha massacrato il proprio creatore, l’ha eliminato quando ha rischiato di metterla in pericolo, e ne ha fatto un martire per legare a sé ancora più i fedeli.
Nonostante che Massimo rifiuti qualunque abito messianico e profetico, la massa dei fedeli lo costringe in un vicolo che lo porterà all’esclusione sociale, cioè alla galera.
Sarà santificato ma ridotto all’impotenza, proprio perché ha osato andare contro l’inevoluta psiche dei fedeli ionisti.
Capire questo punto è fondamentale per dare al film il taglio interpretativo che merita.
Massimo non è un ciarlatano, semplicemente ha le idee chiare su quello che vuole fare. Il vero parassita è il suo co-teologo e futuro evangelista, lo scrittore di sinistra Marco Cilio, interpretato dall’ottimo Battiston, che scrive libri di 1.200 pagine per non essere letti, che vive alle spalle della moglie, un vero parassita, quindi adattissimo al ruolo.
Ogni parassita, quando intravede la possibilità di dominare, non si fa certo pregare.
Quando il potere si dispiega, impone a tutto una forma e una direzione.
Massimo è andato a toccare delle corde pericolose e non se ne è reso conto.
Anche alla fine non capisce ciò che gli sta accadendo.
Lui era convinto di costruire una religione “plausibile”, aveva aggiunto:«Mica ci devono credere veramente!»
Aveva fatto male i conti.
Non solo ci credono ma il gioco gli è sfuggito completamente di mano.
La ragazza gli comunica attraverso il finestrino della macchina che lo porta in carcere, che è guarita, grazie a lui.
Lo definisce un santo.
E lui continua a non capire.
Va in prigione e basta.
Nessuna persona per quanto saggia ed evoluta potrà mai rappresentare la soluzione per l’intera umanità. Sarà sempre anticipata nelle conseguenze dallo stesso fenomeno che ha caratterizzato l’esclusione di Massimo Alberti.
Chi sono i fedeli ionisti “sottratti” alle suore dirimpettaie?
Disgraziati, poveracci, ubriaconi, malmessi fisicamente, massa informe che nelle mani manipolatorie si trasformano in denaro, prestigio sociale, potere, consenso, ma che non sarà mai libera di Essere.
Saranno mantenuti nell’oscurità proprio perché così sono funzionali al sistema di potere.
Non si possono servire due padroni contemporaneamente.
Questa massa è in grado di rovesciare qualunque bel pensiero e riparametrarlo a sé. Cioè il bello dell’intelligenza, della grazia, dell’amore, si trasforma in pattume.
Questo è il motivo per il quale non è pensabile fornire modelli preconfezionati con credo, regole, gradi, gerarchie, diplomi, strutture, superiori da venerare, uguali per tutti, con l’illusione di evolvere l’umanità.
L’umanità è sempre stata mediocre poiché la vera crescita si ha solamente quando ci si sottrae al dominio coscientemente.
La vita ha esigenza assoluta di libertà e di essere coerente solo con se stessa.
Il dominio ha la necessità diametralmente opposta: mantenere inevoluta la massa, possibilmente farla regredire, e dominarla, cioè togliere tutte le libertà ontologiche necessarie per l’evoluzione e sostituirle con verità farlocche paralizzanti ogni aspetto vitale. Paura e ignavia in primis.
Chiunque intenda creare scuole o gruppi è destinato a fallire. Il potere entra tramite la bassezza umana e contamina tutto, in prima battuta l’ideatore.
È lui il primo a essere eliminato. Spesso questi soggetti, superiori per intelligenza, spiritualità e studi, sono eliminati con le stesse armi che predicano.
L’unica possibilità è la diffusione parlando o scrivendo ma non costruendo strutture o creando dei simboli. I fedeli o i seguaci non devono esistere,
Perché se loro esistono poi, ti definiscono maestro e allora è la fine.
Una volta che accetti questo ruolo, non progredisci più.
Un vero maestro vuole accanto a se solo altri maestri e mai discepoli.
Lo Ionismo non è affatto, come qualcuno ha commentato, una sciocchezza. Esattamente l’opposto ma non in quel modo.
Avere se stessi come unico riferimento lo possiamo estrapolare dalla filosofia presocratica, da Husserl, da Merleau Ponty e da tutta una sfilza di pensatori che nei secoli hanno ripetuto li stessi concetti.
La presenza è una responsabilità esistenziale personale, richiama il famoso “conosci te stesso”, migliorato da “amati e osserva, oggi, domani, sempre”.
10) LO SPECCHIO
Louise L. Hay (1926-2017) propone un esercizio allo specchio proprio come lo Ionismo.
È stata una scrittrice statunitense, autrice di numerosi libri di auto-aiuto, tra i quali il celebre “Puoi guarire la tua vita”, pubblicato per la prima volta nel 1984 e oggi considerato uno dei testi fondamentali del pensiero positivo.
Nel percorso di amore che l’Hay propone, c’è un esercizio allo specchio che serve a imparare a parlare con se stessi, ad amarsi, a confortarsi nei momenti di tristezza e disagio. Gli esercizi allo specchio insegnano anche a comunicare con gli altri, dicendo loro ciò che ancora non abbiamo il coraggio di dire a faccia a faccia.
Il corso della Hay durava 21 giorni. Pretendeva di trasformare la vita delle persone semplicemente guardandosi allo specchio negli occhi dell’immagine riflessa, ripetendo alcune affermazioni. La Hay sosteneva che in un solo mese di pratica si potevano vedere i primi risultati.
«Guardati negli occhi e dì a voce alta: Io ti amo, ti amo veramente!»
«Fallo per prima cosa al mattino e per ultima la sera. Fallo spesso durante la giornata. Se sorgono sensazioni spiacevoli, semplicemente notale e lascia che ti attraversino e poi ripeti ancora: “Io ti amo, ti amo veramente!“»
Sinceramente mi sembra davvero troppo e, come tutta la letteratura New-Age, si tende a vendere l’acqua calda come fosse champagne millesimato.
Un fondo di verità comunque esiste ma certamente non occorrono 21 giorni per farlo capire!
Però attenzione. Lo specchio per lo Ionismo diventa simbolo, quindi non sei più tu quello cui ti rivolgi guardandolo ma è lo Ionismo, una religione.
Questo passaggio è importante.
Poiché ricorri a uno strumento, hai creato un simbolo, tu non ci sei più. Per parlare con noi stessi e dimostrarci amore lo specchio non serve a nulla, anzi distrae, distoglie da sé.
Un corpo estraneo.
11) IL BAGNO BATTESIMALE
Il battesimo collettivo nell’acqua è stato ripreso da tantissime religioni e saperi iniziatici. Simula il lavaggio delle impurità tramite l’elemento generativo femminile dell’acqua.
Rito collettivo per rafforzare la fede di ognuno.
Momento di coesione. Passaggio iniziatico senza il quale non ci si può definire ionisti.
Gli ionisti in fondo sono anche loro iniziati, come lo sono tutti gli appartenenti alle 30.547 religioni che esistono al mondo.
12) IL MARTIRE FUNZIONALE
La suora, che accoglie Massimo nella struttura religiosa, quando va a “conoscere il suo nemico”, mentre gli porge la chiave della stanza gli dice che è La stanza San Bartolomeo. Lui risponde: «Un santo?« e lei replica: «Un martire!»
Qui abbiamo già la premessa di quello che accadrà alla fine, quando Massimo finirà in galera come martire e sarà posto dietro all’altare un suo ritratto, adesso immagine sacra dello Ionismo. Il primo santo ionista.
Questa tattica è conosciuta come “Promoveatur ut amoveatur”.
Una locuzione latina che vuol dire = sia promosso affinché sia rimosso.
È usata spesso nel linguaggio del potere per esprimere la necessità di liberare una posizione chiave dell’organigramma dalla persona che lo occupa, promuovendo la stessa a un qualunque altro ruolo di rango superiore, per lo più meramente onorifico, essendo questo l’unico mezzo per poterlo “legalmente” allontanare dalla posizione occupata.
Massimo Alberti voleva distruggere la sua creazione ma gli è stato impedito proprio con questo strattagemma. Il protagonista ha guadagnato subito una posizione altolocata nello Ionismo in quanto martire e forse futuro santo, il primo santo ionista. Così il teologo Marco Cilio ha potuto occupare il suo posto di fronte ai fedeli e continuare la religione ionista.
Questo fatto non deve destare stupore. Basta pensare al caso di San Francesco di Assisi, deceduto il 3 ottobre del 1226 e canonizzato da Papa Gregorio IX il 16 luglio 1228.
Tempi assolutamente da record.
Perché?
Francesco era molto pericoloso. Uno che parlava di povertà e di rinunce non poteva essere ben visto dal potere del Papa.
A chi gli domandava dove fosse la sua chiesa, lui lo portava in cima alla collina e gli diceva: «Ecco, questa è la mia chiesa».
Gli resero la vita difficilissima.
Al suo ritorno dalla terra delle crociate dove si era recato per far cessare il conflitto, il vescovo fece in modo di far entrare nell’ordine molte persone a lui vicine e Francesco fu spodestato di ogni potere decisionale.
Inoltre quando una persona è dichiarata Santo, tutto quello che lui ha scritto o che è stato scritto su di lui viene requisito, ritirato e occultato dalla chiesa. Alla luce di questa regola tutto si spiega.
Un ottimo modo per eliminare le schegge impazzite.
13) NON AVRAI ALTRO DIO ALL’INFUORI DI TE
Affermazione meravigliosa.
Credere in se stessi non è affatto una religione.
Quest’assunto rappresenta il principio base della vita. Noi possediamo tutto il necessario per essere felici e non lo sappiamo.
Tutta la “cultura della sofferenza, del sacrificio, della rinuncia, della delega in bianco” si è impossessata della sacralità dell’essere umano.
Le religioni hanno fatto proprio questo, hanno scisso il sacro dall’umano avocando a sé la facoltà di mediarlo col divino, cioè ha sottratto la capacità di dialogare con la propria parte spirituale, sostituendola con dogmi, regole, strutture, doveri obblighi, divieti.
Gli è stato detto che non deve credere a se stesso poiché peccatore, impuro, ignorante, profano. Contemporaneamente è stato accolto a braccia aperte dalle trappole del dominio.
La primissima scena del film recita:
«Ed ecco, era giunto il momento di iniziarsi, di consacrarsi, di non sentirsi mai più soli».
Che cosa significa?
Che la scissione operata all’interno dell’animo umano, ha condannato l’uomo alla solitudine in quanto privazione. L’uomo si è sempre sentito solo perché non ha mai potuto avere se stesso, se non con atto di ribellione, mai socialmente accettato. L’essere umano per esistere deve riuscire a dire di no a tutti i modelli preconfezionati da altri che incontra e che pretendono d’imporsi alla sua attenzione come veri, divini e assoluti.
Il potere, per espandersi e mantenere nel tempo, ha sempre avuto bisogno assoluto di alcuni aspetti: guerra, religione e proprietà.
Così l’uomo si è trovato privato della sua fonte energetica più importante e condannato alla solitudine esistenziale.
È venuta meno la sua trascendenza e la sua vera spiritualità.
“Non avrai altro dio all’infuori di te” è assolutamente vero ma nulla ha a che vedere con il potere religioso.
Lo stesso si può dire per “i suggerimenti” al posto dei comandamenti.
Bello anche il titolo del libro di milleduecento pagine scritto da Marco Cilio, il co-fondatore dello Ionismo: “Vivere la mia vita”. Anche questo titolo è molto vero. Se ognuno vivesse la propria vita invece di vivere quella che altri vogliono costringerlo a vivere, avremmo risolto ogni problema.
Però è un libro scritto, per non essere letto.
E anche questo è vero. Questa informazione stenta a passare.
Le persone non la credono possibile e pensano che affidarsi a religioni, credenze e ideologie di tutti i tipi sia l’unica soluzione.
Più facile sicuramente, immediata e senza sforzo.
Ma non è per niente la soluzione.
14) LE RELIGIONI SONO RIVELAZIONI OPPURE COSTRUZIONI?
Storicamente è più che assodato che sono tutte delle costruzioni compiute a tavolino per il dominio.
Come si costruisce una religione?
Lo spiega in maniera chiara Marco Cilio: «Per inventare una religione bisogna prima di tutto capire come funziona una religione. Provate a riflettere: la mitra del Papa era in origine il copricapo dei faraoni egizi, la papalina è una rivisitazione della kippah ebraica, il rosario è di origine musulmana.
Sapete che cosa vuol dire questo?
Che vale tutto».
Giustamente come afferma Marco, non esistono religioni plausibili, credibili, giustificabili al lume della consapevolezza.
Ogni religione si è costruita basandosi sui simboli del potere precedente, rivisitati. Questo perché la massa era già abituata a essi.
Questi simboli si sono caricati nei millenni di energia e non usarli avrebbe voluto dire disperdere un patrimonio energetico immenso.
Il dominio non se lo può permettere.
A un certo punto Massimo dice a Marco: «Noi non siamo mica una setta che manipola la gente?» e Marco Cilio lo guarda come affermare l’esatto contrario. Ogni religione non può fare a meno di essere manipolatoria, è inevitabile.
Ogni precetto religioso e ideologico è incomprensibile da un punto di vista dell’Essere. Cibi diversi, abiti diversi, obblighi diversi. Tutti forzatamente spiegati con i miti, gli archetipi e le presunte rivelazioni che sono i principali responsabili della deviazione psichica dell’umano.
15) CONCLUSIONE
Il viaggio cui Massimo allude durante il primo funerale ionista è quello della vita. L’eterno ritorno a casa che ogni essere umano deve compiere.
Il viaggio va visto nella sua circolarità ove emerge soprattutto la finalità ultima della méta, del raggiungimento di uno scopo, la ricongiunzione, la riconquista definitiva della stabilità attorno ai valori originari dell’Essere.
In questo viaggio è necessario da una parte recuperare la nostra originalità e dall’altro depurarsi di tutti i condizionamenti che, a vari livelli, ci coinvolgono deviandoci dal vero.
Un film coraggioso, insolito e divertente. Complimenti al regista e agli attori.
Può costituire spunto di dibattiti interessanti sulla differenza tra essere se stessi ed essere un fedele di qualsiasi altro culto o idea.
Notevole anche il taglio che offre circa il potere e la manipolazione delle masse.
La frase che racchiude tutta l’essenza del film per me è quello scambio verbale tra le suore e Massimo Alberti. Loro affermano che esiste un solo dio. Lui sostiene che ognuno è dio. La suora risponde: «Eretico!» lui replica prontamente: «Stronza!»
Un’accusa assurda che ha causato centinaia di anni di dolore e sofferenza ingiustificate, e che è messa a tacere con l’unica definizione che merita.
Un film che ha diversi livelli di profondità e i più elevati sono alla portata di pochi.
Alla fine le persone fanno un piccolo passo avanti, la sorella di Massimo, Adriana vince il suo complesso di colpa ed eliminerà il marito/compagno sbagliato Giulio, Teresa guarisce da una brutta malattia senza operarsi, il fedele alcolizzato smette di bere, l’uomo sulla sedia a rotelle vince il suo problema di accettare la sua condizione e parte lo stesso per Ibiza.
Una strada da seguire indubbiamente, dove percepirsi creatori della propria realtà può e deve essere fatto solo a condizione d’impossessarsi del proprio libretto d’istruzioni e a collimare ciò che siamo con le nostre azioni quotidiane.
Maurizio Fani