G.I.Gurdjieff ha affermato: «Le possibilità dell’uomo sono immense. Non puoi neppure farvi un’idea di ciò che un uomo è capace di raggiungere. Ma nel sonno nulla può essere raggiunto. Nella coscienza di un uomo addormentato, le sue illusioni, i suoi ‘sogni’, si mescolano alla realtà. L’uomo vive in un mondo soggettivo al quale gli è impossibile sfuggire. Ecco perché non può mai fare uso di tutti i poteri che possiede e vive sempre soltanto in una piccola parte di se stesso.

Ciò che un uomo semina, raccoglie. Il futuro è determinato dalle azioni del presente, sia esso buono o cattivo, è il risultato del passato. È dovere di uomo preparare il futuro in ogni momento del presente, e di aggiustare quello che è stato fatto di sbagliato».

Pensieri, parole e azioni determineranno il cammino dell’individuo riuscito.

Questo l’hanno sostenuto tutti, e sottolineo tutti, i moltissimi saggi che il mondo ha ospitato.

Un individuo deve costruire la sua vita in accordo con il proprio Punto zero, costituito dalle sue virtù, i suoi talenti e le sue inclinazioni.

Non sto parlando di un qualcosa d’immateriale ed evanescente, bensì di un accadimento pratico e concreto.

Nella prima fase il soggetto costruisce fisicamente il luogo da dove la sua intera vita salperà verso la realizzazio0ne del Punto Zero: il corpo fisico. La prima parte dell’autoctìsi è fisica-biologica, cioè si struttura fisicamente per com’è previsto dal suo progetto di natura.

Una volta costruito il fisico per progredire sarà necessario ampliare la coscienza tramite la conoscenza.

Conoscenza di sé e conoscenza del mondo.

Da qui la persona saprà come agire per il suo migliore vantaggio seguendo ciò che sente vero e che gli piace.

Questa dinamica si chiama autoctìsi.

Autoctìsi deriva dal greco, e vuol dire creazione di se stesso, autoproduzione di sé, l’atto dell’autocoscienza come processo interiore e libero con cui l’io-storico pone se stesso nel mondo.

È un termine coniato dal filosofo e politico Bernardo Spaventa (1817-1883) e ripreso dal filosofo, pedagogista e politico Giovanni Gentile (1875-1944).

Iconicamente è il modo attraverso il quale l’uomo risolve il problema della dualità, delle due opposte esigenze: quella metafisica (spirituale) e quella gnoseologica (conoscenza). 

La sintesi tra universalità e individualità, spirito e materia, però non lasciata candire in un pensiero astratto e lontano dall’uomo, dove le coppie dei termini sono antitetiche, bensì trasportata nel pensiero concreto, che si manifesta con il compimento di atti, che confermano esternamente ciò che esiste nell’intimo. 

Il fuori è speculare al dentro. 

Corrisponde alla fondazione di sé. Ognuno compie ciò che è. 

I talenti diventano realtà manifeste e apprezzate.

L’autoctìsi identifica la necessità di un continuo e perenne mutamento come strumento di autocoscienza di sé, di auto posizione reale nel mondo. 

È un processo dinamico mai statico, altrimenti non è autoctìsi.

Non ha mai fine.

In sostanza, per prima cosa ci si conosce per come siamo fatti interiormente e si correggono tutti gli errori che ospitiamo, coscienti o meno, nel nostro inconscio.

Poi si cerca nel mondo gli strumenti che servono per rendere queste particolari inclinazioni concrete. 

Per esempio, se una persona adora la musica e quando l’ascolta prova forti emozioni, sarà bene che la impari. Vada a scuola, ascolti bravi musicisti, s’intrattenga con più maestri, ognuno dei quali porterà qualcosa di nuovo. Soprattutto dovrà, con assoluta disciplina, dedizione e impegno costante, suonare e diventare proprio brava lì, fino a trasformare quella passione nella sua principale occupazione.

Dovrà diventare musica, la sua musica.

L’arte di essere felici

Se invece questo processo è ignorato e la persona si comporta per come altri vogliono o per come gli è stato detto, senza eliminare gli errori di cui è portatore, ecco che 

sperimenterà l’insoddisfazione, il dolore e l’infelicità.

Principio molto semplice ma altrettanto terribilmente complesso da attuare.

La vita non ha morali ma solo un codice: vita con vita. 

Se non seguiremo il nostro bene purtroppo, tutto sarà mosso per farci comprendere l’errore.

Sofferenza disagio economico, malattia, fino alla totale eliminazione.

L’importante è capirlo e sforzarsi al massimo per farlo diventare uno stile di vita.

Maurizio Fani

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